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ingroia-antonio-web47L’intervista
di Salvo Palazzolo - 13 giugno 2013 
“Ora Mancino sarà contento si è fatto ciò che chiedeva”
Palermo. «Così adesso si è realizzato quello che voleva un imputato eccellente dell’inchiesta trattativa, Nicola Mancino: fermare i magistrati di Palermo». È pesante il giudizio di Antonio Ingroia sull’ultimo atto del Csm: «Quando il procuratore era critico sulla nostra inchiesta, non gli è successo niente», dice l’ex coordinatore del pool. «Adesso che è venuto alla prima udienza del processo, per stare al fianco dei pubblici ministeri, è stato messo sotto accusa. E con lui anche il pm di punta del caso, Nino Di Matteo, accusato ingiustamente di avere rivelato l’esistenza delle telefonate di Mancino con il Colle. Naturalmente, i guai sono soprattutto per me».

Sta dicendo che c’è una regia dietro i procedimenti avviati nei confronti dei pm di Palermo?
«Non lo so se c’è una regia, ma ci sono coincidenze singolari ed eloquenti con quanto avevamo verificato durante l’indagine, quando un imputato si diede molto da fare per cercare interventi delle istituzioni sui magistrati. E in effetti, poi, iniziative istituzionali di vario genere ci furono».

Ma avete sempre detto che all’epoca non si verificarono pressioni sui pm. Conferma quelle dichiarazioni?
«Certo che le confermo. Però, la Procura generale della Cassazione si mosse comunque».

Ma l’intervento della Procura generale non ebbe alcun seguito dopo l’audizione del procuratore Grasso. Sulla base di quali elementi vede un collegamento con le vicende attuali?
«Ne è passato di tempo. Ma adesso che è iniziato il processo arrivano delle iniziative apparentemente scollegate, che però vanno tutte in un’unica direzione.
Quella che voleva l’imputato. La verità è amara: chi tocca l’indagine trattativa passa i guai. Vedo montare nel paese un’insofferenza di alcuni ambienti delle istituzioni, della politica e della cultura nei confronti dell’inchiesta».

Ma a Messineo vengono mossi dei rilievi che nulla hanno a che fare con la trattativa.
«La storia del cognato è vecchia. Sui rapporti fra il procuratore e il direttore di Banca Nuova i pm di Caltanissetta hanno archiviato. Il caso è stato aperto solo dopo che il procuratore si è schierato con i pm».

Accusano Messineo di essere stato appiattito sulle sue posizioni.
«Altro che appiattimento. Quando si trattò di decidere, il procuratore non vistò l’avviso di conclusione delle indagini. Quella del Csm è un’iniziativa bizzarra e stravagante, senza precedenti».

Però, adesso, non parla da pm, ma da politico. Si dimetterà per dedicarsi al suo movimento?
«Oggi non voglio rispondere a questa domanda».

Tratto da: La Repubblica

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