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riv-ci-insieme0di Antonio Ingroia - 12 marzo 2013
I fatti hanno la testa dura. Sono passate poche settimane dalle elezioni del 24 e 25 febbraio, e diverse cose sono già molto chiare. La più chiara è che i temi che Rivoluzione Civile aveva posto al centro della sua proposta politica, nel più completo isolamento e silenzio, si sono ormai imposti al centro del dibattito politico.

A cominciare dall’assoluta necessità di mettere uno stop immediato alle politiche di austerity e di rinegoziare gli ultimi trattati europei (a cominciare dal cosiddetto Fiscal Compact, che imporrebbe la prosecuzione di quelle politiche di austerity economicamente distruttive). Il PD di Bersani, dopo essersi impiccato elettoralmente alla difesa insensata di politiche indifendibili, adesso afferma che “bisogna uscire dalla gabbia dell’austerità”, e dice che il Governo italiano deve farsi “protagonista attivo di una correzione delle politiche europee di stabilità”. In campagna elettorale, purtroppo, diceva il contrario. Mentre Grillo, dall’altra parte, straparlava di referendum sull’euro. L’unica strada sensata e percorribile è quella indicata da noi.

Il grande tema della lotta all’illegalità e alla criminalità economica, alla corruzione e alla grande evasione, bollato in campagna elettorale come giustizialismo (secondo i più fantasiosi anche “totalitario”), oggi fa capolino dalle proposte del PD per il governo: sotto forma di legge sulla corruzione, lotta sul falso in bilancio, misure per la fedeltà fiscale e blocco dei condoni. Proposte ancora troppo generiche per essere convincenti, ma comunque un passo avanti. Mentre il giovane Matteo Orfini del PD, che forse i vertici del suo partito non hanno avvisato della loro svolta “giustizialista” postelettorale, ancora ieri sera a “Porta a Porta” ripeteva come un disco rotto quella sciocca definizione contro di noi.

La nostra proposta per la creazione di una banca pubblica per il credito a medio-lungo termine alle imprese è stata riproposta pochi giorni fa con grande evidenza, con qualche variante, in un’intervista sul Sole 24 Ore, da Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel e vicepresidente di Confindustria. In questa intervista Conti, tra l’altro, giudica negativamente la centralizzazione del sistema bancario italiano dal punto di vista del rapporto con il territorio, e ritiene che l’attuale struttura delle banche universali sia inadeguata a far fluire il credito alle imprese. Quando in campagna elettorale abbiamo presentato queste idee in un’affollata assemblea con i cittadini di Siena, abbiamo raccolto un consenso unanime sulle nostre proposte. Nessuna attenzione, invece, da parte della grande stampa.

Gli esempi potrebbero continuare: dalle proposte concrete per la messa in sicurezza del territorio, al reddito minimo per i disoccupati, alla cancellazione dellacquisto dei cacciabombardieri F-35. Chi ieri ci criticava per queste proposte “estremistiche”, oggi le riprende, magari per corteggiare i parlamentari di Grillo. Altre nostre proposte, come l’intervento attivo dello Stato per risolvere le crisi industriali in corso, non sono ancora nell’agenda dei partiti rappresentati in parlamento (tutti, dal Pdl a Grillo, fedeli all’assurdo dogma liberista secondo cui questi problemi li deve risolvere “il mercato”), ma i drammi sociali che stanno esplodendo un po’ ovunque – e la crescente pressione da parte dei lavoratori, ai quali va tutto il nostro sostegno – li imporranno ben presto come un’assoluta necessità.

Tutto questo dimostra diverse cose. La prima è che il nostro programma andava nella direzione giusta. Le idee giuste, infatti, hanno in sé la forza per emergere contro il conformismo moderato e contro la faciloneria parolaia.

Gli 800 mila cittadine e cittadini che hanno dato il loro voto a Rivoluzione Civile questo lo sanno.

Questa consapevolezza è molto più importante del fatto di essere stati privati (per ora) di rappresentanza parlamentare da una legge elettorale anticostituzionale (la nostra Costituzione, infatti, parla di voto “eguale”: il mio voto vale quanto quello di chiunque altro). Perché dà a tutti noi la forza di continuare a combattere, con maggiore tenacia e con migliore efficacia, per gli obiettivi di equità e di giustizia per cui Rivoluzione Civile è nata. Per restituire la parola e il potere di decidere sul proprio destino ai milioni di persone che pagano questa crisi e le politiche sbagliate che l’hanno aggravata. Per questo Rivoluzione Civile va avanti.

Tratto da: rivoluzionecivile.it

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