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ingroia-antonio-c-agfIl pm dell’inchiesta
da Il Fatto Quotidiano - 8 marzo 2013
Dottor Ingroia, per quest’inchiesta le hanno dato del pazzo, il suo collega Teresi sostiene che in molti oggi dovrebbero vergognarsi...
È una bella soddisfazione: non tanto nei confronti degli imputati, ma dei tanti Soloni che hanno pontificato contro questa indagine, senza conoscere nulla delle prove che c’erano, sostenendo che era fondata sul nulla.

Qualcuno ha scritto che Morosini ha attaccato il vostro lavoro...
Ma quando mai… Si è solo lamentato per la mancanza di un indice che gli rendesse più agevole la ricerca delle fonti di prova.

Che messaggio lancia oggi questa decisione giudiziaria alla politica?
Che il pezzo di Stato che tiene alto il principio di giustizia, verità e responsabilità rimane soltanto la magistratura, mentre le altre componenti istituzionali, soprattutto la politica, hanno già ammainato bandiera da un pezzo: in campagna elettorale il tema della verità sulla stagione più buia della nostra storia (che non è questione giudiziaria, ma questione democratica) è stato del tutto assente.

Trova analogie tra la situazione politica odierna e lo snodo del ‘92 che sfociò nello stragismo?
Sì, perché siamo in un’analoga fase di transizione, viviamo in una situazione di confusione politico-istituzionale e, come allora, siamo anche alla vigilia della designazione del nuovo Capo dello Stato. Anche oggi, infatti, il sistema criminale fa sentire la sua voce: il rogo di Bagnoli non è frutto di un piromane, ma è un episodio criminale all’interno di una strategia. È un messaggio forte che riguarda tutta l’Italia.

Questo esito giudiziario indebolisce o rafforza l’azione di Napolitano nella gestione della crisi?
Dico solo che dovrebbe far ricredere chi ha visto nell’azione della procura di Palermo un’azione indirizzata a fini politici, e non invece quello che era: la ricerca della verità senza fare sconti a nessuno.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © AGF

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