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ingroia-de-magistrisdi Beatrice Borromeo - 5 marzo 2013
De Magistris dice che Rivoluzione Civile è morta? Gli rispondo che le nostre strade da oggi si separano”. Assorbita la batosta elettorale, ora che è tempo di decisioni, Antonio Ingroia parte da quella più drastica: il divorzio dal sindaco di Napoli, tra i principali artefici della sua discesa in campo. Con ben poche prospettive di riconciliazione.

Dottor Ingroia, non doveva incontrare de Magistris a cena per discutere del vostro futuro politico?
La cena è saltata.

Perché?
Il sindaco aveva altri impegni: è crollata la palazzina a Napoli, ha da fare.

Quando avete annullato l’incontro?
Qualche ora fa…

Dica la verità.
(ride) Che importa? È saltato e basta.

Colpa dell’intervista che ci ha rilasciato sabato de Magistris, in cui prendeva le distanze dagli errori che avrebbero causato il flop del suo partito?
Mah, ho capito che in politica funziona così: lealtà e amicizia non sempre reggono. Io mi comporto diversamente. Certo, de Magistris ha molti problemi come sindaco: è criticato dai cittadini napoletani e mi rendo conto che voglia proteggersi dall’effetto della sconfitta, anche se ne è corresponsabile.

Colpo basso. Nello specifico, de Magistris le rimprovera di aver incluso i vecchi partiti contro la sua opinione.
È semplicemente falso. Luigi era d’accordo su tutte le principali decisioni prese, e ci sono testimoni che possono confermarlo. Se ammettiamo la sua buona fede, allora significa che ha un ricordo non proprio preciso di come sono andate le cose.

Altra accusa: i candidati sono stati calati dall’alto a scapito di volti nuovi della società civile.
Ha perfettamente ragione: è stato un errore. Peccato che un bel po’ di quei nomi “calati” li abbia voluti lui: in Campania, in Sicilia e addirittura in Veneto. Non è simpatico condividere delle scelte e poi attribuirle agli altri.

I vecchi partiti sono percepiti come Casta, oggi più che mai. Quanto ha pesato la “tendenza Grillo”?
Ha inciso parecchio. Vedremo come andranno le prossime elezioni: siamo sicuri che la novità grillina in sé sia sufficiente? Comunque concordo con de Magistris sul fatto che dobbiamo ripartire dalle idee originarie: il partito deve ricostruirsi dal basso.

Quindi Rivoluzione Civile è viva?
Eccome. Pronunciare il decreto di morte non spetta a me né tantomeno al sindaco: abbiamo ricevuto migliaia di email e lettere dai nostri elettori che ci chiedono di andare avanti. Ci fermano per strada pregandoci di non disperdere il loro voto: 800 mila cittadini ci hanno dato fiducia e non la butterà al vento. E poi, se sono morti Rc, Idv, Verdi e Comunisti, è sepolto pure il movimento Arancione di de Magistris.

A proposito, anche secondo lei Di Pietro è politicamente finito?
Non credo. Sta attraversando un momento di difficoltà, che penso abbia portato anche lui a prendere le distanze da noi. Per ora ognuno va per conto suo, ma nulla esclude un ricongiungimento in futuro.

Lei continua a cercare alleanze con il Pd, in occasione per esempio delle prossime elezioni comunali. Utopia?
Dipende. Se il Pd di domani sarà lo stesso che ci ha ignorati in campagna elettorale c’è poco da fare. Pur di non legarsi a noi hanno sprecato una vittoria quasi sicura: spero abbiano imparato la lezione.

Più che altro sta per scadere il mandato del presidente Napolitano: assieme a lui se ne andrà anche il veto su Ingroia?
Mi rifiuto di credere che un partito scelga in base a liste di proscrizione. Sarò un ingenuo, un neofita della politica, ma credo che il mio passato di pm sia una risorsa, non il contrario.

A proposito, si dimette dalla magistratura oppure no?
È finita l’intervista?

Prima o poi dovrà decidersi…
Non oggi. Ho ancora qualche giorno per pensarci prima che scada l’aspettativa. Di certo non farò più il pm.

Che dubbi ha allora?
Ci sono altre opzioni che mi permetterebbero di accompagnare dall’esterno la crescita del partito. Se invece deciderò di dimettermi il mio impegno politico sarà totale: sarò il presidente di Rivoluzione Civile.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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