Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

ingroia-c-matteo-gozzi-2di Lorenzo Baldo - 10 febbraio 2013
Palermo. “Ogni popolo ha il governo che si merita”. E’ Vittorio Greco ad aprire l’incontro organizzato da Addiopizzo con questo incipit. Alcuni rappresentanti dei partiti che si sfideranno alle prossime elezioni politiche del 24 e 25 febbraio (Pd, Pdl, Rc, Sel, M5S, Fli, Fd, Lm) salgono sul palco dell’aula magna della facoltà di Ingegneria per intervenire al dibattito “Beni comuni contro Cosa Nostra”. “Ad una cattiva raccolta di voti corrisponde una cattiva democrazia”, le parole di Libero Grassi citate da Daniele Marannano, moderatore dell’incontro, aprono i lavori.

Il primo appello rivolto ai candidati è quello di potenziare l’articolo 416ter sul voto di scambio. Per Piero Grasso, candidato con il Pd, la politica “ha perso i suoi contenuti” e quindi serve che “cominci ad affrontare i reali problemi della gente”. L’ex procuratore nazionale antimafia confida in quei “440/430 parlamentari (del Pd, ndr) senza i quali non si potrà fare alcuna riforma”. “Io credo che il vero problema del nostro Paese – esordisce Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione Civile – sia quello di una classe dirigente che è stata incapace di rinnovarsi e incapace di riformarsi. E’ stata incapace di cambiare il modo di essere classe dirigente ed è come asserragliata in un fortino assediato attorno al quale si trovano i cittadini, prima indignati, poi arrabbiati e oggi inferociti. Bisogna consegnare questi cittadini inferociti a quella che si chiama ‘antipolitica’, cioè alla semplice protesta, alla rabbia e alla contestazione o c’è qualche chance per costruire una politica nuova, diversa, che restituisca dignità a questo nome? Io credo di si, e la si trova mettendo davanti i cittadini”. Per l’ex pm è lo stesso Bersani ad essere “il frutto di un partito vecchio che non sa rinnovarsi, che porta con sé le medesime responsabilità politiche di tutti i partiti che hanno sostenuto il governo Monti”. “La modifica del 416ter, un testo unico antiriciclaggio e via dicendo – specifica Ingroia – sono tutte proposte che noi magistrati (sia io che Piero Grasso ed altri ancora) tante volte abbiamo avanzato a questi stessi partiti che invece non ci hanno ascoltato. Il Partito democratico che oggi mette nel suo programma l’autoriciclaggio e il 416ter perché non lo ha fatto prima? ingroia-addiopizzo-acfbQuesta è la triste verità: in campagna elettorale sono tutti pronti a promettere, ma chi è stato artefice e responsabile politico del disastro in cui gli italiani si ritrovano non dovrebbe avere la faccia di presentarsi agli elettori promettendo le stesse cose che non ha saputo mantenere per tanti anni”. Con riferimento al “porcellum” l’ex pm è ancora più esplicito: “i due partiti più forti, Pdl e Pd, sono andati avanti per tutta la legislatura promettendo che avrebbero cambiato la riforma elettorale e che avrebbero raggiunto una convergenza su questo punto. Lo hanno fatto? No. Non lo hanno fatto perché non avevano interesse a farlo, perché avevano interesse ad arrivare alle elezioni con quel sistema elettorale!”. Dal palco un altro esponente di Addiopizzo, Valerio D’Antoni, chiede ai candidati di affrontare “quelle precondizioni che hanno consentito alla mafia e al malaffare di esistere”. Nel suo intervento D’Antoni introduce la questione delle aziende confiscate alla mafia che finiscono per fallire nel 90% dei casi dopo essere finite in mano agli amministratori giudiziari e il tema nodoso del sistema carcerario privo di alcuna possibilità di “riscatto” per il detenuto. “E’ chiaro che la mafia non può essere contrastata soltanto con la repressione – evidenzia Ingroia – e il limite della politica antimafia italiana è stato sempre non aver avuto mai come obiettivo quello di eliminare la mafia. Una politica che voglia essere con la P maiuscola deve porsi obiettivi ambiziosi. Nel nostro programma noi abbiamo messo come obiettivo l’eliminazione della mafia (certamente non realizzabile in una sola legislatura). L’eliminazione della mafia deve essere un obiettivo al quale dovrebbe guardare ogni forza politica che si dichiari antimafia. Ovviamente ci sono misure di corto-medio raggio e strategie di lungo termine, ma dentro la strategia di lungo termine bisogna avere l’obiettivo finale e rispetto a quell’obiettivo muoversi. Ma le politiche dello Stato italiano sono sempre state invece politiche di ingroia-giovani-c-rcconvivenza con la mafia che non hanno mai avuto come obiettivo quello di sradicare il fenomeno mafioso. E questo perché noi abbiamo una classe dirigente ampiamente compromessa con la mafia!”. “Ecco perché occorre un intervento di sistema, che purtroppo non è soltanto un intervento legislativo, ma anche politico, economico e sociale. Che passa attraverso un radicale rinnovamento della classe dirigente. Bisogna recidere radicalmente questi legami tra classe dirigente e ‘sistemi criminali’ perché oggi purtroppo oggi non soltanto la mafia, ma anche altre forme di criminalità sistemica come la corruzione sistemica, costituiscono uno dei principali freni all’economia nazionale. La criminalità si è fatta sistema perché c’è una classe dirigente che lo ha consentito!”. Riferendosi all’articolo 27 della Costituzione relativo alle pene che non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato lo stesso leader di Rivoluzione Civile sottolinea come invece proprio questo articolo sia andato incontro “al peggior fallimento”. “E questo non per colpa della magistratura, ma per colpa della politica che ha usato il carcere come luogo dove scaricare le fasce di emarginazione sociale. Oggi le carceri non sono certamente piene di ‘colletti bianchi’, ma sono piene di immigrati clandestini e di tossicodipendenti!”. A mo’ di “diritto di replica” nei confronti di Ingroia Piero Grasso risponde rivendicando l’esclusione dal suo partito dei candidati falciati da quel “codice etico” tanto invocato (e quasi sempre ignorato dai partiti) da parte della società civile. Per quanto concerne il nodo della gestione delle aziende confiscate Grasso auspica a misure alternative che prevedano una sorta di autofinanziamento finalizzato al sostegno dell’azienda, nello specifico del lavoro giovanile. Per Grasso il nostro sistema carcerario “è la vergogna d’Italia”, servono quindi “pene alternative” e soprattutto serve “l’abrogazione delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi”. La storia di “Mario”, imprenditore che “rischia di essere messo in ginocchio bersani-montidallo Stato”, viene citata da Daniele Marananno quale paradigma di quelle “balorde speculazioni finanziarie” a danno di chi denuncia le estorsioni e poi si ritrova chiusi i conti correnti mentre lo Stato fa orecchie da mercante. “Negli scandali come quello del Monte dei Paschi di Siena - che è anche frutto da un lato della subordinazione della politica alla finanza come il prestito che il governo Monti ha dato al Mps – vi è la responsabilità politica del Partito Democratico per essere rimasto sempre dentro questo circuito perverso tra politica, partiti ed affari”. “La partecipazione a lungo del Pd dentro la fondazione bancaria Mps – ribadisce Ingroia – dimostra che il Pd non ha fatto tesoro delle note vicende di Unipol.”. “Il nostro sistema creditizio è tutto nelle mani del sistema bancario privato che sta strangolando l’economia. Mario Monti è il rappresentante degli interessi di quella finanza che governa la politica. C’è un fiume di denaro che ogni anno la Banca Centrale Europea indirizza verso tutti gli stati europei che è ‘intercettato’ dal sistema bancario privato italiano”. Il riferimento è ai  soldi che le banche prendono in prestito dalla Bce all’1%, denaro che lo stesso partito Rivoluzione Civile chiede sia destinato all’economia reale a tassi agevolati, con prestiti a famiglie e imprese, per fare in modo che queste banche “non continuino ad incassare gli interessi in investimenti finanziari, con il solo obiettivo di risolvere i propri problemi”. “La nostra proposta – continua il leader di Rivoluzione Civile – è quella di costituire un istituto pubblico di credito di medio e lungo termine che ‘intercetti’ questo fiume di denaro (non dico che non debba arrivare nulla al sistema bancario privato, ma che una quota consistente sia intercettata dall’istituto pubblico di credito di medio e lungo termine), che rimetta immediatamente nel circuito finanziario, questa volta al tasso del 2%, a disposizione delle imprese ‘virtuose’. Imprese che dovranno dimostrare di essere in regola dal punto di vista della legalità, del diritto dei lavoratori, del piano occupazionale, con l’impegno a non delocalizzare fuori dal territorio nazionale l’attività produttiva. A maggior ragione gli imprenditori in difficoltà perché hanno combattuto la criminalità organizzata dovranno avere priorità per poter accedere a questo credito agevolato”. “Noi dobbiamo riuscire a governare l’economia – conclude Ingroia –, proprio perchè fino ad oggi abbiamo avuto una politica governata dall’economia, ed è per questo che serve una rivoluzione civile”.

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos