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ingroia-antonio-web33di Antonio Ingroia - 9 febbraio 2013
Credo che oggi tutti i partiti dovrebbero parlare solo di Giuseppe Burgarella, l’operaio e sindacalista di Trapani che si è tolto la vita perché non ce la faceva più a sopportare l’umiliazione di una vita senza lavoro e non trovava altro mezzo per protestare contro uno Stato che ogni giorno tradisce l‘art. 1 della Costituzione. Burgarella ha lasciato il suo messaggio disperato fra le pagine di quella Costituzione tradita, offesa, umiliata e vilipesa proprio come lui, un lavoratore onesto lasciato senza occupazione per anni, dimenticato, che si e’ sentito privato prima della vita, della quotidianità, poi anche della dignità. Il suo gesto racchiude il senso della tragedia contro cui noi lottiamo. Insieme ad un ultimo grido di ribellione, Burgarella ha lasciato la lista di tutti gli operai che sono morti in questi anni di disoccupazione.

Non suicidi, ma vittime di omicidi di Stato travestiti. A questi si aggiungono i nomi dei piccoli imprenditori che hanno fatto la stessa tragica scelta. Non possiamo assistere inermi alla disperazione degli italiani, sempre più numerosi, che pagano con la propria vita le drammatiche conseguenze della crisi e dei provvedimenti iniqui. In questa campagna elettorale si sente parlare di tutto, tranne che di loro. Sono stati cancellati da morti come lo erano da vivi. Invece solo di loro dovremmo parlare, perché questa è la realtà fatta di carne e sangue e dolore e disperazione di questo Paese. A questa realtà bisogna dare una risposta in modo che più nessuno debba togliersi la vita per reclamare ciò che gli spetta di diritto.

Antonio Ingroia

Tratto da: rivoluzionecivile.it

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