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riv-civ-ingroiadi Salvatore Borsellino e Giorgio Bongiovanni - 23 gennaio 2013


Salvatore Borsellino: “Ingroia, ancora tanta strada da fare, ma il mio appoggio non mancherà”


Avevo detto che avrei aspettato la pubblicazione ufficiale delle liste.
Le liste sono state pubblicate ma non sono neanche riuscite a leggerle fino in fondo.
Non voglio neanche, per quello che sono riuscito a leggere, fare riferimento a singoli nomi e singole situazioni, ma non mi ha dato certo un senso di rinnovamento vedere schemi già visti, nomi presenti in più e più circoscrizioni, candidati paracadutati da una regione all'altra, regioni dove per trovare una sola persona nata o operante sul territorio bisogna arrivare quasi in fondo alla lista.
Tutto secondo una alchimia dettata da una perversa legge elettorale ma che io speravo potesse essere disattesa una lista che ha nel suo nome la parola Rivoluzione e che dichiara di ispirarsi alla Società Civile.
E poi quel senso di vuoto, di qualcosa che avrebbe dovuto esserci e che non c'è.
Certo, c'è, in quasi tutte le liste, il nome di un rappresentante della Società Civile dietro il nome di Antonio Ingroia e prima dei nomi dei politici, così come era stato da lui stesso assicurato
Ma i nomi di quei politici, alcuni dei quali non avrebbero avuto nessuna possibilità di restare o di ritornare in parlamento senza aggrapparsi a questa zattera di salvataggio, sono ripetuti quasi ossessivamente in più e più circoscrizioni, per assicurargli una elezione sicura indipendentemente dalla volontà degli elettori.
E non c'è un solo nome, uno solo, di quei giovani delle Agende Rosse che avevano con tanto entusiasmo risposto al suo appello di stargli vicino anche in questa nuova e più difficile fase del suo percorso sulla via della Verità e della Giustizia, quello in cui ha dovuto spogliarsi della sua toga. Ed è ingeneroso e falso dire che quei giovani non ci sono perchè hanno rifiutato un posto in lista non ritenuto adeguato, perchè io di nomi ne avevo fatti tanti, perchè erano stati in tanti ad offrirsi, e tanti di loro mi avevano detto che a loro bastava soltanto essere nella lista della stessa persona della quale erano andato tante volte a invocare il nome sotto le finestre della Procura di Palermo. Certo, tanti erano nomi che non portano voti, anche se non è esattamente così per Lidia Undiemi, con un curriculum nel campo economico e di diritto del lavoro di assoluto rispetto, per Benny Calasanzio, giornalista e scrittore ormai noto e il cui zio e nonno, Giuseppe e Paolo Borsellino, sono stati uccisi in Sicilia dalla mafia, per Luigi Furitano, che Agnese, la moglie di Paolo considera come un figlio.
Anche se non è assolutamente così per Pino Masciari, imprenditore calabrese e testimone e di giustizia, che ha sacrificato il suo lavoro, la sua vita, quella di sua moglie e dei suoi figli, per il suo senso dello Stato e per amore della Giustizia.
Pino Masciari, grazie alle cui denunce sono stati arrestati decine di ‘ndranghetisti e di servitori infedeli dello Stato, non può oggi più mettere piede nella sua terra natale, in Calabria, ma sarebbe stato disposto a candidarsi in Calabria, affrontando questa ennesima sfida.
Non è stato però preso neanche in considerazione, anche lui non ha ricevuto neanche una telefonata e, da quello che vedo scorrendo la lista, i calabresi non avranno neanche un rappresentante della loro terra da eleggere al parlamento a rappresentarli.
Io devo tenere conto di tutto questo.
Ma non posso neanche dimenticare con quale entusiasmo avevo letto e con quale entusiasmo avevo aderito all'appello di Antonio Ingroia, non posso dimenticare i 10 punti del suo programma con i quali sono in totale sintonia.
Non posso dimenticare che Antonio Ingroia ha rischiato la vita e continua a rischiarla per avere pervicacemente cercato la Verità sulle stragi del '92 e del '93.
Non posso dimenticare che contro di lui si sono alleati quei poteri forti che da quelle stragi hanno tratto profitto e che la Verità vogliono continuare a tenere occultata.
Non posso dimenticare che una mia pretesa dissociazione da Antonio Ingroia, senza neppure esserci realmente mai stata, è stata utilizzata per attaccare me, attaccare lui e attaccare i giovani del mio movimento.
Non posso accettarlo e sono disposto per questo anche a dimenticare il brutto episodio di una mia pretesa candidatura, mai avanzata e sempre rigettata con forza e per la quale ho invece, e a lungo, dovuto reclamare una smentita.
E' vero, questa prima fase del progetto di Antonio Ingroia ritengo sia sta condotta nel peggiore dei modi, la scelta dei compagni di viaggio non è stata quella che avrei voluto, è assolutamente mancato, nella gestione delle candidature, il contatto umano.
Tutto è stato portato avanti spinti dalla necessità di raccogliere delle firme per le quali ci si sarebbe potuto invece fidare di quella società civile che in piena estate, sulla mobilitazione scaturita dell'appello di una ingolla cittadina ha raccolto quelle 150000 firme della quali non si è saputo fare buon uso.
Ma il progetto di Antonio Ingroia ha ancora tanta strada da fare e io non voglio e non posso fargli mancare il mio appoggio.
Ascolterò quello che al mio cuore ha dettato la lettera di Alessandra e le sue parole:

"Antonio Ingroia potrà sbagliare e sbaglierà ancora, perché non è, per nostra fortuna, un politico, ma della sua buona fede non possiamo dubitare. Solo rimanendo uniti possiamo aiutarci a vicenda a correggere i nostri errori"

Ascolterò Vauro e il suo sms che mi è arrivato, inatteso, giorni fa e che diceva semplicemente:

"Caro Salvatore, per favore non ci lasciare soli. Un abbraccio. Vauro".

Anche questo semplice messaggio mi è arrivato dritto al cuore ed anche per questo Antonio, non ti lascerò solo.
Ti chiedo soltanto di imparare, se puoi, da persone come Alessandra e come Vauro a gestire meglio i contatti umani. E' solo di quello e non di posizioni in testa alla lista, che abbiamo bisogno io e i miei ragazzi (ho settanta anni e per me sono tutti ragazzi, anche quelli che di anni ne hanno 50)

Ho soltanto un rimpianto, che di voti se ne possa esprimere uno solo.
Se potessi esprimerne un altro, lo darei ad un'altra lista, una lista in cui di quei giovani che venivano sotto le tue finestre a gridare il tuo nome il 19 luglio o quando ti attaccavano, di quei giovani che gridavano con noi
"Di Matteo, Ingroia, Scarpinato, siete voi il vero Stato"
ce ne sono tanti, quanti io avrei voluto ce ne fossero nella tua.
La lista del Movimento a 5 Stelle.
Salvatore Borsellino



Il sostegno a un uomo giusto

di Giorgio Bongiovanni - 23 gennaio 2013
Tra i punti che condividiamo nel  programma di “Rivoluzione Civile” è quello che riguarda la lotta alla mafia ad averci immediatamente convinti a sostenere Antonio Ingroia e il suo movimento politico. Anche noi vogliamo una “rivoluzione civile per la legalità” e una “nuova politica antimafia” che abbia come obiettivo definitivo “non solo il contenimento ma l’eliminazione della mafia, che va colpita nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a partire da quello politico”. E’ proprio per la fiducia che riponiamo nell’ex magistrato che riteniamo possibile il raggiungimento di questo obiettivo. L’Italia è a tutti gli effetti un Paese in guerra. E lo è con uno dei nemici più insidiosi e temibili: Cosa Nostra. Che spesso si annida all’interno dei palazzi della politica, dell’imprenditoria, dell’alta finanza e finanche del Vaticano. Di tutto ciò Antonio Ingroia si è occupato in delicatissime inchieste su mafia e politica, da quella denominata “Sistemi criminali” (istruita da Roberto Scarpinato insieme a Guido Lo Forte, Nico Gozzo e lo stesso ex pm), fino ad arrivare a quella sulla trattativa Stato-mafia (con il pool formato da Nino Di Matteo, Lia Sava, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia). Per un momento di fronte alla decisione di Ingroia di entrare nell’arena politica abbiamo temuto di perdere la “punta di diamante” di un pool di magistrati costantemente sotto assedio politico-mediatico. Ma subito dopo ci siamo resi conto che magistrati integerrimi come Nino Di Matteo e i suoi colleghi avrebbero comunque proseguito quel delicatissimo lavoro con ancora più determinazione. Abbiamo quindi preso coscienza dell’altissimo valore della scelta di Antonio Ingroia mirata a portare la battaglia di giustizia e verità nelle stanze più impenetrabili dei palazzi del potere. Ecco allora che si sono materializzati attacchi vergognosi nei suoi confronti a livello trasversale, con una vera e propria strumentalizzazione da parte dei media (e non solo) delle contestazioni rivolte da Salvatore Borsellino all’ex magistrato. Nel corso del programma di Lucia Annunziata abbiamo assistito all’indegno spettacolo di uno pseudo giornalista asservito al potere come Alessandro Sallusti che si è fatto tramite di un primo assaggio di quel “trattamento” nei confronti di Ingroia che il sistema di potere gli sta riservando per fermarlo. L’obiettivo criminale è esattamente questo: ostacolarlo, indebolirlo e bloccarlo. Con ogni mezzo. Le critiche relative alla composizione delle liste di “Rivoluzione Civile” fanno parte del principio sacrosanto della democrazia. Al di là della presenza in lista di grandi nomi legati all’impegno civile diversi rappresentanti della “base” sono stati collocati in posizioni a rischio elezione, se non addirittura esclusi dalle liste. Tutto ciò ha provocato l’inevitabile malcontento di una parte di società civile che in questi anni ha sostenuto tante battaglie in difesa di Antonio Ingroia e dei suoi colleghi impegnati in una lotta impari contro uno Stato-mafia. Alcuni esponenti dell’associazionismo antimafia che avevano dato disponibilità a continuare quell’impegno nelle file di “Rivoluzione Civile” si sono visti sorpassare da logiche di partito subordinate ad un sistema elettorale degno di un Stato-canaglia. Un vero peccato. Ma di fronte agli errori che in buona fede può aver compiuto lo stesso Ingroia – all’interno di un meccanismo politico devastante che lo ha visto dibattersi in tempi record sotto una fortissima pressione – bisogna solamente prenderne atto per scongiurare che si possano ripetere, evitando sterili divisioni. Occorre fare fronte unito attorno a lui per sostenere un progetto che ha tutte le potenzialità per estirpare quel cancro che ha sfregiato per secoli il corpo delle nostre istituzioni. Probabilmente non mancherà qualche  “Giuda” che dopo essere entrato in Parlamento attraverso la sua lista potrà cercare di metterlo in difficoltà con il fine di “scaricarlo”. Il rischio è reale. La storia di questa umanità è tristemente costellata dal sacrificio di tanti uomini giusti che mantenendo fede al proprio obiettivo hanno compiuto azioni “rivoluzionarie” molto spesso incomprese, osteggiate o addirittura  bloccate definitivamente. Ed è proprio per questo motivo che occorre avere ben chiaro cosa anima l’impegno di Antonio Ingroia: un valore altissimo che appartiene a tutti coloro che vivono la propria vita e il proprio lavoro con spirito di servizio incondizionato, e che continuano a lottare per realizzare quel “sogno” di una società più giusta che ha accomunato tutti i grandi uomini.

Giorgio Bongiovanni
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