Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di Alessandra Ruffini
«ATTILIO È STATO UCCISO». Parla la signora Angela Manca: «Attilio era un urologo eccellente definito da colleghi e superiori un luminare nel suo campo. Fu scelto per effettuare l'intervento alla prostata e curare il boss di mafia, poi catturato nel 2006 nella sua Corleone. Attilio è stato ammazzato per aver operato Provenzano allora latitante».

Ci sono avvenimenti e circostanze che  condizionano per sempre l'esistenza di alcune persone. Nel caso  della famiglia Manca il loro vivere è stato segnato da ciò che non è avvenuto, cioè la cattura del boss di mafia Bernardo Provenzano che per lunghi anni è stato latitante.
Inchieste e testimonianze stanno svelando verità spaventose riguardo la mancata cattura di uno dei più sanguinosi boss di mafia, come Bernardo Provenzano il cui nome torna predominante nella vicenda di Attilio Manca.

Abbiamo parlato con Angela Manca, madre del medico trovato morto a Viterbo nel 2004. Una morte archiviata dalla Procura di Viterbo come suicido. L'autopsia effettuata sul cadavere di Attilio parla di overdose e certifica la presenza di eroina ed alcool nel corpo del medico siciliano. Ma chi vuole negare la verità?
«Il depistaggio è iniziato da subito, già da quella autopsia effettuata velocemente e senza tenere conto di molti fattori: lividi diffusi, ecchimosi, sangue e quei fori di siringa sul braccio sinistro, mentre Attilio era notoriamente un mancino. Mio figlio era un medico molto apprezzato, non avrebbe mai fatto uso di droghe. Passano gli anni ma nessuno vuole scoprire la verità nonostante contraddizioni e depistaggi che sono sotto gli occhi di tutti

Depistaggi, insabbiamenti, ricostruzioni falsate e, soprattutto, le dichiarazioni di vari pentiti di mafia portano ad un'altra verità almeno per voi della famiglia, per gli avvocati, per chi conosceva Attilio e per chi presta un po' di attenzione a questa assurda e dolorosa vicenda. 
«Certo. Attilio è stato ucciso, era un urologo eccellente definito da colleghi e superiori un luminare nel suo campo e fu scelto per effettuare l'intervento alla prostata e curare il boss di mafia Bernardo Provenzano, poi catturato nel 2006 nella sua Corleone, dopo anni di latitanza. Attilio è stato ammazzato per aver operato Provenzano allora latitante». 

In questi anni non avete mai smesso di cercare la verità sulla morte di Attilio e, affiancati dagli avvocati Fabio Repici e Antonio Ingroia, chiedete da tempo la riesumazione del cadavere, finora sempre negata.
«È un morto che potrebbe "raccontare" tanto: Attilio ritrovato riverso sul letto, semi nudo e con il viso sfregiato. Eppure la riesumazione viene ripetutamente negata».

Le Istituzioni vi sono state accanto per arrivare a scoprire ciò che realmente è successo ad Attilio?
«No, non siamo mai stati ascoltati da nessuno. Siamo stati ricevuti solo dal ministro della Giustizia Bonafede che ci ha dimostrato la sua vicinanza umana e promesso un comunicato sulla vicenda di mio figlio, ma per ora non abbiamo letto nulla».

Parlare con la signora Angela è importante anche per conoscere particolari e circostanze che sono in netta contraddizione con la ricostruzione fatta al momento del ritrovamento del cadavere di Attilio.

Cosa c'era di strano nella camera di Attilio?
«Un corpo martoriato, il setto nasale rotto (per la caduta sul letto, si è detto), seminudo, con evidenti ecchimosi. Fra le tante cose occorre dire che Attilio era solito togliere il portafogli e le chiavi appena rientrava in casa per riporli in un cassetto. Non lasciava nulla nelle tasche dei pantaloni che sfilava e lasciava in maniera disordinata da qualche parte nella stanza. Quando lo hanno ritrovato indossava soltanto una maglia arrotolata sulla schiena, mentre i pantaloni con le chiavi e il portafogli ancora nelle tasche, sono stati trovati ripiegati e riposti ordinatamente sopra una sedia.

Nnessuno indumento intimo, invece, è stato mai ritrovato nella camera. Poi quei fori di siringa sul braccio sinistro, mentre Attilio era notoriamente mancino e quella siringa senza impronte digitali. Tanti elementi che non sono stati considerati».

Ci racconta dettagli non trascurabili Angela Manca. Anche se la ricostruzione ufficiale, sino ad oggi, ha archiviato la storia del medico siciliano come un tossicodipendente. Nulla di più lontano dalla realtà. 

Un incontro, quello di Attilio Manca, con la mafia violenta e sanguinaria di Bernardo Provenzano, che si sarebbe potuto evitare se non ci fosse stata quella parte di Stato deviato che ha portato ad una Trattativa (infinita) con i vertici dell'organizzazione mafiosa e che, ancora oggi, dopo decenni, non permette di far luce sulle stragi e sui troppi morti che gravano pesantemente sulla coscienza di tutti noi.

La parte malata delle istituzioni ha proibito, ad alcuni dei suoi uomini, di catturare Riina prima e Provenzano poi, e Matteo Messina Denaro ancora oggi,  lasciandoli vivere tranquillamente nei propri paesi di origine. In quelle terre dove scorre il sangue dei morti ammazzati, nella assoluta certezza di restare intoccabili, come testimoniano molte persone. 

Una rete di protezione fatta di boss e picciotti, di uomini in divisa e politici corrotti che ha garantito latitanze eccellenti e coperture anche oltre frontiera come nel caso di Attilio, massacrato per aver riconosciuto a Marsiglia il paziente scomodo. Si arriverà alla verità secondo lei?
«Stanno trascorrendo troppi anni - dice la signora Angela con la voce rotta dal dolore -. Temo di non vivere abbastanza per vedere finalmente riaffermata la verità per mio figlio e nessuno della politica si sta muovendo in tal senso. Riesumare il cadavere di Attilio potrebbe finalmente chiarire molte cose». 

Oltre a rendere giustizia alla famiglia di Attilio Manca, la verità - sino ad ora negata - potrebbe dare fiducia a chi, ogni giorno, si adopera nella ricerca della verità e nel combattere non solo la mafia con la  lupara ma, soprattutto, per debellare quel malaffare che si mostra con la faccia pulita di funzionari e appartenenti alle istituzioni che, invece, con il proprio operato tradiscono il ruolo ricoperto, la Costituzione, ed un Paese intero.

Tratto da: wordnews.it

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos