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di AMDuemila
Il premier Giuseppe Conte: “Migliorato l’intervento a nostro favore”

Il Consiglio europeo ha raggiunto l'intesa sul bilancio Ue e sul Recovery Fund - Next Generation Eu, dopo più di quattro (estenuanti) giorni di riunioni, che in origine dovevano essere solo due. La maratona negoziale si è conclusa solo oggi, praticamente all'alba, e alla fine la dotazione complessiva del Fondo sarà quella proposta dalla Commissione Ue, quindi 750 miliardi, ma i trasferimenti scendono da 500 a 390 miliardi, mentre i prestiti salgono da 250 a 360. I Paesi "frugali" (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria e Finlandia), contrari alle sovvenzioni, alla fine sono riusciti a scalfire i 500 miliardi di aiuti diretti fortemente voluti da Italia, Germania, Francia, Spagna e Commissione, ritagliandosi un ruolo inedito e mettendo decisamente in difficoltà l'asse franco-tedesco, in passato considerato capace di decidere quasi da solo le sorti dell'Ue. Le risorse saranno raccolte sui mercati finanziari a nome dell'Ue: in pratica, i 27 Paesi Ue danno mandato alla Commissione di indebitarsi a loro nome, e per una cifra molto grande. Si tratta di debito pubblico comune, ed è una decisione storica.
All'Italia andrebbero circa 81,4 miliardi di aiuti diretti (3,8 in meno rispetto alla proposta iniziale), e 127 miliardi in prestiti (con un cospicuo aumento di 38 miliardi). In totale sono 209 miliardi e il nostro Paese si conferma il primo beneficiario a livello comunitario. Le risorse saranno concretamente disponibili solo nel primo trimestre del 2021, ma il Consiglio ha deciso che potranno essere utilizzate in maniera retroattiva anche per coprire spese da febbraio 2020, a patto però che siano compatibili con gli obiettivi del Recovery Fund.
Ci sono delle ulteriori novità anche sulla governance, altro punto dove c'è stato un forte attrito proprio tra Olanda e Italia. La valutazione dei Piani nazionali per avere accesso alle risorse spetta alla Commissione, ma il premier dei Paesi Bassi, Mark Rutte, pretendeva un diritto di veto da parte dei singoli Stati membri. Il compromesso raggiunto prevede che quando - in autunno - i Paesi presenteranno i Piani nazionali di riforme per ottenere le risorse del Recovery, toccherà alla Commissione decidere entro due mesi se promuovere o bocciare il documento in base a quanto sarà corrispondente agli obiettivi Ue (la transizione verde e digitale) e alle raccomandazioni per i singoli Stati. Oltre a questo, proprio su richiesta dell'Olanda, ci sarà anche un voto dei ministri in sede Ecofin a maggioranza qualificata (Rutte però voleva l'unanimità), e un "no" da parte del 35% dei Paesi Ue potrebbe bloccare l'operazione. L'Olanda è riuscita a strappare anche una sorta di "Super freno d'emergenza": gli esborsi - successivi alle prime tranche - saranno analizzati in base ad una verifica dei target indicati nei Piani di riforme, e le decisioni sui pagamenti dovranno ricevere il via libera "per consenso" da parte degli sherpa dei ministeri delle Finanze.
Se uno o più Paesi membri dovessero riscontrare deviazioni dagli obiettivi considerati "serie" da parte di uno Stato Ue, potranno chiedere che la situazione specifica venga vagliata dal Consiglio europeo, che potrebbe anche bloccare l'erogazione. Tuttavia il Consiglio - su richiesta di Giuseppe Conte - potrà discutere della questione in modo esaustivo ma non decisivo, come invece voleva l'Olanda. I frugali ottengono poi non solo il mantenimento dei "rebates", gli sconti di cui godono per la contribuzione al bilancio Ue, ma addirittura il loro incremento: alla Danimarca vanno 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 previsti sabato), all'Olanda 1,921 miliardi (da 1,576), all'Austria 565 milioni (erano 287) e alla Svezia 1,069 (da 823 milioni).
Per quanto riguarda, invece, la condizionalità sullo Stato di diritto - altra battaglia che ha visto contrapposti sia i frugali che la Francia contro Polonia e Ungheria - il principio è passato ma in versione più light rispetto a quanto inizialmente previsto. L'accordo complessivo sul bilancio comune miete anche "vittime": è azzerata la dotazione di Eu4Health - il nuovo programma europeo per la sanità, e proprio nell'anno della pandemia di Covid - per cui erano previsti 7,7 miliardi, e vengono molto ridimensionati sia il Fondo per lo sviluppo rurale che il Just Transition Fund (che passa da 30 a 10 miliardi). Tagliate anche le risorse per Horizon Europe (da 13,5 a 5 miliardi) e InvestEu (da 30,3 a 5,6).
In conclusione, il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) sarà comunque di 1.074,3 miliardi, sostanzialmente la cifra con cui era iniziato il Consiglio europeo, ma si dovrà vedere se il Parlamento Ue - autorità di bilancio - darà il suo via libera. Per il momento, si terrà una plenaria - proprio per discutere su bilancio e Recovery Fund - dopodomani, il 23 luglio.
“Ringrazio tutti i ministri. Devo ringraziare anche le forze di maggioranza che, unite e compatte, hanno sostenuto l'azione del governo. Devo ringraziare anche le forze di opposizione, soprattutto alcuni esponenti che, pur tra le legittime critiche, hanno ben compreso l'importanza storica della posta in gioco" ha commentato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che dopo cinque giorni di negoziazione è tornato in Italia da Bruxelles. "Ora abbiamo la possibilità di cambiare volto all'Italia. Dobbiamo correre, usare i soldi per investimenti, per riforme strutturali. - ha aggiunto - Dobbiamo intraprendere il percorso di crescita economica e sviluppo sostenibile che stiamo perseguendo da anni senza raggiungerlo con efficacia. Abbiamo la concreta possibilità di raggiungere un'Italia più verde, più digitale, più innovativa, più sostenibile, più inclusiva. - ha concluso Conte - di investire nella scuola, nell’università, nella ricerca, nelle infrastrutture".

Foto © Imagoeconomica

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