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di Paolo Borrometi
Sono passati anni da quelle minacce. E a quelle, purtroppo, negli anni se ne sono aggiunte tante altre. Ho continuato a fare il mio dovere: scrivere articoli. Con nomi e cognomi. L’ho fatto da giornalista e da uomo libero. L’ho fatto con la paura che inevitabilmente mi accompagna ogni giorno. L’ho fatto denunciando alle Autorità competenti qualsiasi minaccia.

Oggi quello che viene considerato il boss di Vittoria, Titta Ventura, viene condannato (anche) in secondo grado per le minacce, la tentata violenza aggravate dal metodo mafioso.

A me aveva riservato parole come:

“Ti scippu a testa, d’ora in avanti sarò il tuo peggiore incubo e poi ci incontreremo nell’aldilà. Se vuoi ci incontriamo anche negli uffici della Polizia, ti puoi portare anche l’esercito, tanto la testa te la scippu u stissu”. E queste sono solo alcune. Altre, riferite dai collaboratori di Giustizia, facevano male solo a sentirle, figuratevi a pensare che fosse a me che venivano rivolte.

Ma oggi viene riconosciuto l’impegno giornalistico ed il risarcimento alla Federazione della Stampa, all’Ordine dei Giornalisti ed al Comune di Vittoria. Spero che con i soldi del risarcimento danni si possano sostenere colleghe e colleghi nel loro lavoro quotidiano.

Non nascondo, non sono abituato a farlo, la stanchezza che ho accumulato in questi anni. Ho in corso (come parte offesa!) ben 32 processi nei confronti di 45 imputati e, ogni volta, testimoniare ripercorrendo tutti i fatti, dettaglio dopo dettaglio, è un’impresa titanica. Quella di oggi è la sesta sentenza di condanna (la terza con l’aggravante mafiosa).

In questi mesi, alle minacce, si sono aggiunti i tentativi di delegittimare il mio impegno e ciò che ho scritto in questi anni. Ma per questo ci sarà tempo.

Oggi vorrei ringraziare la mia famiglia, i miei amici, i colleghi della Fnsi e dell’UsigRai, su tutti Beppe Giulietti, Raffaele Lorusso, Vittorio Di Trapani, il mio avvocato Vincenzo Ragazzi (per il suo impegno quotidiano), l’avvocato della Fnsi, Roberto Sisto. Ed ultima, non ultima, la “mia” famiglia di Articolo21, con (per tutti) Stefano, Elisa, Antonella, Graziella.

Tratto da: articolo21.org

Foto © Imagoeconomica

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