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di Francesco Erspamer
In America si chiamano libertari (“Libertarians”) e sono la nuova estrema destra, purificata da qualsiasi sospetto di statalismo o vero populismo: una destra totalmente liberista, direi anarchica però di un anarchismo privo di obiettivi sociali e collettivi: pura esaltazione dell’individuo e della sua capacità di prevalere nella lotta per la sopravvivenza. Non a caso fra i loro punti di riferimento ci sono Ayn Rand, con il suo esplicito elogio delle virtù dell’egoismo, e il miliardario Donald Trump, con la sua simpatia per il suprematismo bianco.
Come le squadracce fasciste servirono al capitalismo per impedire la diffusione degli ideali socialisti e comunisti dopo la Rivoluzione russa, così il neocapitalismo sta scatenando i libertari per impedire che i propri fallimenti portino al ritorno di forme di solidarietà e previdenza sociale, di limitazioni dell’ingordigia dei ricchi o controlli degli abusi delle loro corporation, di qualsiasi nazionalizzazione o intervento dello Stato nei lucrosi settori della sanità, dell’educazione, dei trasporti, dell’informazione. Dietro ci sono i soldi delle multinazionali, in particolare di quelle che hanno paura di essere chiamate a rispondere degli irreversibili danni provocati all’ambiente (Big Oil, per esempio, o la grande chimica) e di quelle che stanno facendo colossali profitti spacciando illusioni, asocialità e paranoie (le nuove tecnologie, i nuovi media).
In Italia i libertari sono ancora pochi ma stanno crescendo e hanno il sostegno dei giornali e delle televisioni in funzione antigovernativa. Oggi sono scesi in piazza indossando gilet arancioni e fregandosene dei divieti, come i nazitrumpisti del Michigan; sanno solo copiare quello che vedono in tv ma ciò non li rende meno pericolosi: i fanatici sono sempre senza fantasia. Accanto a loro i fascisti immaginari di Meloni e parte dei leghisti e dei sovranisti: che in teoria dovrebbero trovarsi in contrasto, gli uni contro gli altri armati, e invece sono accomunati (accanto persino ai renziani) dall’odio per lo Stato e dal culto dell’io. Niente a che vedere con il nazionalismo, che comporta doveri, obblighi, un senso di appartenenza a una entità che trascenda il singolo; questi sono dei forzati dell’edonismo e del consumismo, figli del mito (di destra ma anche radicale e liberal) della libertà privata come unico valore, del diritto di essere come gli pare.
Vanno fermati. La stragrande maggioranza degli italiani è capace di disciplina, di rispetto per gli altri, di responsabilità sociale: ma non sono qualità sufficienti se non accompagnate dalla fermezza, ossia dalla capacità di punire duramente chi attenti al bene comune e alla salute pubblica.

Tratto da: themisemetis.com

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