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di Nando dalla Chiesa
In 24 ore, le autorità hanno stimato la fine del lockdown in tre giorni diversi. Liti tra Governo, Regioni e Comuni

Strategia strategia, per piccina che tu sia… D’accordo, qui la strategia non è cosa piccola, lo capiamo benissimo anche noi incolti dalla nostra reclusione, Milano, vigilia della settimana n.7. Essendoci di mezzo la salute di un popolo e un’economia nazionale, non può che essere inevitabilmente grande strategia. Epperò… però come si fa a dire alla nazione nello stesso giorno, con tre voci diverse, che finirà il 15 aprile, anzi il 3 maggio, anzi il 18 maggio? Non si può fissare una regola per cui notizie così importanti per decine di milioni di persone le dà uno solo e gli altri non rispondono alle interviste nemmeno sotto tortura? Le mascherine sono obbligatorie o no? E se ne arrivano da tutto il mondo come è possibile che i medici, e gli infermieri e gli agenti di polizia (a partire dalla polizia penitenziaria) ne siano privi? Se il tampone è così importante perché non se ne fa uso uguale in tutta Italia, e un medico che si mette in quarantena e ovviamente lo comunica non riesce a farselo fare (successo a Milano)? Che cos’è questa lite continua tra comuni e regioni e tra regioni e Stato?

Ma se è una guerra, si è mai vista in guerra una roba del genere? Comandi che litigano, assenza di ordini chiari, assalti finali al nemico annunciati per giorni sempre diversi? E insisto, insisto: si sono mai visti quelli al fronte che se la danno a gambe (sì, penso sempre ai battaglioni di medici che si danno malati mentre ottanta di loro muoiono) senza subire una sanzione, e che anzi continuano a prendersi indisturbati lo stipendio?

Guardo le strade deserte, ascolto l’inquietante silenzio della notte illuminata da una splendida luna, e penso che della guerra ci sono alcune cose, senza dubbio: i morti senza mani care da stringere e senza funerali, il coprifuoco permanente, famiglie divise, a volte con strazio, l’impossibilità di curarsi perché ci sono cose più urgenti, gli affari e i negozi quotidiani finiti di colpo e povertà improvvise. Ma della guerra mancano alcune cose: lo spirito di disciplina, la univocità dei comandi, la punizione dei disertori. E appunto la strategia; che non sia solo quella medica di stare a casa.

Mentre gli uomini lasciano il campo e se ne stanno nelle loro case, magari crogiolandosi al sole sul balcone come i miei dirimpettai in questo momento, sta accadendo qualcosa di incredibile. Non solo crolla l’inquinamento, come sappiamo. Non solo crollano i reati, perché nessuno si sogna di andare a rapinare nelle case, presidiate h.24, come dicono gli aspiranti manager; e tanto meno nessuno si sogna di mettere le mani addosso a qualcuno per un rolex, fosse mai che è infetto. Ma l’istinto che sempre li guida porta gli animali a riprendersi il mondo.

La primavera è tutta loro. Concerti mai sentiti di uccellini al tramonto, suoni di sogno vicino a parco Ravizza. In via Boccaccio, in pieno centro, proprio sulla strada, cammina al suo passo un gruppetto di papere, ripreso da telecamerina pirata. Al parco Sempione spuntano conigli, e arrivano immagini di una gazzella sulla spiaggia a Pesaro, di delfini a Otranto e perfino di pesci visibili in trasparenza a Venezia. Sei recluso per tutto ma mai come ora ti arrivano immagini. Solo quelle importanti non ti arrivano, se non di sguincio. È morta dopo 288 giorni di sciopero della fame Helin Bolek, cantante dei Grup Yorum, gruppo turco del dissenso, perseguitato da Erdogan. Si era fatta due anni di carcere, è morta chiedendo la scarcerazione dei suoi compagni e la fine del divieto imposto ai loro concerti. Aveva 28 anni. Che la loro musica diventi nel mondo simbolo di libertà.

E a proposito di animali che riescono fuori, sono tornati alla carica i mafiosi dei clan foggiani. In pieno giorno, alla faccia dei divieti, hanno realizzato un attentato dinamitardo contro la struttura di assistenza per anziani “Il Sorriso di Stefano”, dei fratelli Luca e Cristian Vigilante, testimoni a carico di un clan di estorsori che ha provato a passare anche da loro. I due imprenditori andranno avanti, anche se da un balcone l’ennesimo traditore ha urlato “Vigilante chiudila questa struttura, non ne possiamo più”. Libera di Foggia, che già a gennaio è scesa in piazza per protesta, giura che starà al loro fianco. E una presa ancora più dura su questa criminalità sgallettante promettono le forze dell’ordine. Non passeranno. Purtroppo sono passati nell’incuria generale tanto tempo fa. Ora però possono essere ricacciati indietro, come il contagio. Perché anche questa è una guerra. Ma torneranno i prati.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 6 aprile 2020

Foto © Imagoeconomica