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di AMDuemila
Il magistrato sull’evasione: “Conseguenze serie, come periodi significativi di carcerazione. Così cambiano le cose”

“Le movimentazioni in contanti consentono dei vantaggi agli appartenenti alla criminalità organizzata, quindi la loro azione viene ostacolata dal controllo del contante, che non lascia traccia”. E’ così che il procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli, si è pronunciato, in un’intervista al quotidiano “Il Fatto Quotidiano”, riguardo un ipotetico intervento politico sulla riduzione ulteriore del contante. “Più si riduce la soglia, maggiore è l’ostacolo che si crea. - ha proseguito - Anche questo può avere un suo significato dal punto di vista investigativo. Certo questo può creare difficoltà anche negli scambi, bisogna trovare una soglia che non comprometta gli affari leciti”.
Il magistrato ha spiegato che la “situazione è variegata” in quando “le organizzazioni mafiose tendono ad affinare gli strumenti e si affidano a professionisti che curano le attività di investimento anche con le tecniche avanzate offerte dalla rete. Ma ci sono attività criminali che passano per la movimentazione in contanti e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti: anche sul versante della corruzione è il modo per giustificare i trasferimenti. - ha continuato - I contanti non vengono abbandonati, anzi si creano strumenti per generare contante ed è fondamentale consentire la tracciabilità. Sono utilizzati anche strumenti diversi, per esempio gli approvvigionamenti di armi e stupefacenti attraverso monete virtuali tipo bitcoin, acquistati con monete legali. Anche qui il problema è monitorare i flussi che nascondono significative attività di riciclaggio”.
Il pm si è anche espresso riguardo la riduzione del contante come arma contro l’evasione fiscale: “Purtroppo abbiamo un sistema repressivo non particolarmente efficace contro l’evasione fiscale. Negli Stati Uniti è uno dei crimini più gravi e si va in carcere. In Italia non ci sono prospettive carcerarie effettive nemmeno quando è rilevante. Se la contribuzione secondo le capacità di ciascuno è un valore di rango costituzionale si dovrebbero creare meccanismi per distogliere i consociati da quel tipo di delitto”. Riguardo alla possibilità di inasprire la pena per chi evade, Tescaroli ha detto: “Il colletto bianco pensa: cosa rischio? Oggi il rischio del carcere è molto contenuto. Il frequente ricorso ai condoni fiscali affievolisce ulteriormente la deterrenza. Se invece la violazione implica conseguenze serie, come periodi significativi di carcerazione, le cose cambiano. D’altra parte, se confrontiamo lo Stato e il sistema mafioso la differenza è proprio la certezza della punizione: nel sistema mafioso c’è, mentre lo Stato è caratterizzato dall’assenza di certezza della punizione. - ha concluso - Oggi noi abbiamo redditi da lavoro dipendente, spesso bassi, tassati alla fonte, mentre gli appartenenti agli strati più elevati della società beneficiano di una totale assenza di punizione. Le carceri sono prive di colletti bianchi condannati in via definitiva”.

Foto © Paolo Bassani

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