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di Furio Colombo
Ecco due frasi che ci servono per capire dove siamo. Salvini, ministro o ex ministro dell’Interno italiano, nell’ anniversario (8 agosto) della strage dei minatori italiani di Marcinelle ha detto: “Nessuno paragoni i nostri emigranti italiani del passato, i nostri nonni e bisnonni andati a lavorare in tutto il mondo, ai troppi clandestini fatti arrivare in Italia negli ultimi anni e mantenuti a spese degli italiani”. Toni Morrison, premio Nobel, nel romanzo Beloved (Amatissima,1987) ha scritto: “Nel mondo la sfortuna non esiste. Esiste solo l’uomo bianco”.

Salvini, senza saperlo e senza meritarlo, fa da documento e da certificazione per la tragica frase di Toni Morrison. Pensate alla nave che in queste ore è costretta a restare al largo, affollata di gente salvata dal mare, alcuni feriti, molti bambini, perché “i porti sono chiusi” e nessuno si oppone (nessun bianco, nessuna “autorità”) alla crudeltà di un ministro o ex ministro che vuole uniformarsi al manifesto dell’uomo bianco. Torniamo alla frase di Toni Morrison. La grande scrittrice ha capito, nel 1987,che, dopo John Kennedy, dopo Martin Luther King, dopo Robert Kennedy, stava iniziando la grande vendetta - l’uomo bianco contro i neri -, una vendetta che sarebbe diventata una guerra. Ora la guerra è cominciata e l’Italia, comandata da Salvini, ministro o ex ministro, sembra collegata moralmente (ma forse anche in modo organizzato, vedi la tabella dei viaggi di Savoini in Russia in tempi recenti; vedi la somiglianza del linguaggio leghista con il linguaggio ormai esplicito degli stragisti di Usa, Norvegia, Nuova Zelanda) e fa la sua parte, anche se ancora dalle retrovie.

Un punto molto forte lega la “nuova Italia” razzista, in cui la gente nera viene abitualmente insultata sui treni e i rom vengono scacciati direttamente dalla folla senza bisogno di sgombero municipale: è il senso di nazione. La scrittrice americana Kathleen Belew (Università di Chicago) fa notare il senso della parola “nazione” nel linguaggio suprematista. I nuovi bianchi intendono difendere i confini della patria in quanto barriera della razza ariana. “I suprematisti bianchi - cito da un lungo editoriale del New York Times del 7 agosto - sono un vasto schieramento interconnesso che pratica una ideologia transnazionale. I suoi aderenti si raccordano per diffondere idee e iniziative (dove, come colpire). Lo sterminatore di Christchurch (Nuova Zelanda) sostiene di essersi ispirato agli Stati Uniti, all’Inghilterra, all’Italia. I nazionalisti bianchi sono i protagonisti di attacchi locali, ma l’ideologia è globale. L’autore della strage di El Paso ha detto di temere “una invasione in Texas di ‘hispanic’ (America Latina) che vengono mandati a prendere il posto dei bianchi”.

Chiedo al lettore di ritornare alla frase iniziale del ministro o ex ministro Salvini riportata all’inizio di questa pagina. Dice esattamente (usando la parola “clandestini” come modo diffamatorio per definire i migranti) che “troppi clandestini vengono fatti arrivare in Italia negli ultimi anni e mantenuti a spese degli italiani”. La prima frase appartiene ai “manifesti” degli sparatori di Christchurch e di El Paso, corrisponde alle dichiarazioni di Breivik e di Tarrant. E include la leggenda metropolitana dell’emigrazione come business organizzato, usando tutti la frase-codice “vengono fatti arrivare”, come se Medio Oriente e Africa non esplodessero di guerre, stragi, persecuzioni religiose e razziali, fame e siccità estrema. La seconda frase (“tutto ciò a spese degli italiani”) è fatta per suscitare rabbia, risentimento, odio, ragioni di vendetta. Pochi finora hanno sparato, ma nessuno più accoglie, il respingimento diventa regola di condotta e i parroci non tentano più di ripetere in chiesa le parole solidali e umane del Papa per timore di essere insultati dai parrocchiani. E poi se il governo fa il lavoro sporco del razzismo violento - lasciando in mare le barche cariche di profughi e facendosi approvare leggi che puntano alla eliminazione dei naufraghi (multe da un milione di euro a chi salva e trasporta un migrante) - bastano ai bravi cittadini buone occasioni di disprezzo, aggressione, insulti (magari al bambino nero italiano) e la ripetizione della penosa e umiliante frase “prima gli italiani” per dare un valore a se stessi e alla propria giornata.

Persone rimaste normali nel mondo ti domandano: ma perché tanta enfasi religiosa, con dediche al “Cuore Immacolato di Maria” per celebrare una legge di morte che chiude ogni passaggio alla salvezza dei naufraghi? Purtroppo il trucco funziona. Io ho la mia identità, la mia superiorità (vengo prima, per ragioni di cui non mi vergogno) e ho dalla mia la religione. Se ce l’ho, vuol dire che sono dalla parte giusta. Il Manifesto della razza è sempre uguale, da Lecco a El Paso. È la guerra dell’uomo bianco, annunciata per tempo da Toni Morrison.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

Foto © Alfred A. Knopf

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