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di Antonella Zuccolo e Andrea Orlando
La lettera dei suoi genitori nel giorno del 2° anniversario del suo omicidio

C’è una giovane donna che non conoscerete mai, è una ragazza con cui le amiche del cuore amano confidarsi perché è leale e sincera; è una ragazza che gli amici vogliono frequentare perché è limpida e trasparente; è una ragazza che le colleghe di lavoro apprezzano perché sanno che su di lei si può contare, sempre; è una ragazza che i bambini cercano perché con lei si sentono al sicuro e protetti come sicura e protetta era stata lei da bambina.
Non la vedrete più accanto a suo padre e a suo fratello alla sagra del paese, non la incontrerete più insieme a sua madre per le vie del centro. Non la vedrete più. Non ci saranno più il suo sorriso e la sua risata cristallina ad illuminare le cene nel patio di casa. I suoi cani e la sua gatta non sentiranno più il calore delle sue carezze.
Nulla è più come prima anche se tutto intorno è rimasto immutato. Una frattura lacerante tra un prima e un dopo. Allo stesso modo dei sopravvissuti di una guerra siamo assaliti da un senso di colpa per essere ancora qui, a vivere una quotidianità che ci è diventata estranea.
Ci sono dei momenti in cui sembra di sentire in casa i suoi passi, il suono della sua chitarra o l’eco della sua voce: finalmente è tornata?
Ma lei non tornerà perché sulla sua strada ha incontrato qualcuno che ha cancellato per sempre i sogni, la giovinezza e il futuro. La sete di possesso del suo assassino l’ha strappata alla vita. Quello non era amore, non lo è mai stato. L’amore non manipola, l’amore non circuisce, l’amore non inganna.
Poteva sbocciare in tanti modi, poteva realizzare mille progetti, invece la vita le è stata negata: qualcuno ha soffocato la sua gioia di vivere e in un istante sono stati lacerati tutti i sogni.
Voglio pensare, ho bisogno di pensare che hai sentito che in quel momento ero lì con te e che ho respirato il tuo ultimo respiro. Un presentimento di morte mi ha pervaso ma non potevo fare più nulla per te, così vicina eppure così lontana. Quel fiume che ti ha conosciuto da bambina è stato l’ultimo testimone della tua agonia.
Ora lo so che sei con noi: sei la farfalla leggera che si posa sulla mia spalla, sei il sasso a forma di cuore che tuo padre incontra e che l’onda porta via, sei negli occhi di tutte le ragazze a cui parliamo di te, Nadia.

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