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di Gianni Barbacetto
Giuseppe Borello e Andrea Sceresini erano stati denunciati per il loro documentario

Due giornalisti a caccia dei segreti di Scientology. Uno dei due riesce a entrare nell’organizzazione e a farsi assumere nello staff. Registra e filma la vita interna del gruppo. Quando viene scoperto, è denunciato insieme al suo collega. È accusato di violazione di domicilio, di violazione della privacy “per aver ripreso con registratori e telecamere nascoste i fedeli della Chiesa” fondata da Ron Hubbard, di aver “violato il patto di non divulgazione” firmato nel momento della sua assunzione e di aver diffuso, insieme al collega, “immagini e registrazioni che si era procurato illecitamente”. La Chiesa di Scientology di Milano, patrocinata da un avvocato importante come Daria Pesce, chiede che i due giornalisti siano condannati a risarcire un danno di 80 mila euro. Il giudice del Tribunale civile di Milano Nicola Di Plotti il 20 marzo respinge tutte le richieste e condanna la Chiesa a rifondere 13,4 mila euro di spese processuali.
I due giornalisti sono Giuseppe Borello e Andrea Sceresini (entrambi hanno scritto per Il Fatto). Il loro documentario, L’Organizzazione (The Organization), è andato in onda nel programma Report, su Rai3, nel novembre 2017 ed è stato premiato al Dig Festival del videogiornalismo investigativo di Riccione.
Borello si presenta alla Chiesa di Scientology di Milano, che ha sede in un edificio imponente appena inaugurato alla periferia della città. Si sottopone ai primi test, supera l’interrogatorio a cui viene sottoposto con la macchina della verità, riesce a entrare nell’organizzazione, “la più grande chiesa del pianeta”. Con un nome falso, Alberto Colaci, riesce a essere “assunto”. Lavora fino a 13 ore al giorno, per un potenziale stipendio mensile di 200 euro. Documenta i metodi dell’organizzazione, spietata ed efficiente nel raccogliere soldi con il reclutamento e con i corsi. Ma anche con affari immobiliari. Società domiciliate nel Delaware, paradiso fiscale e societario nel cuore degli Stati Uniti. Un capannone industriale di Roncadelle, in provincia di Brescia, viene comprato per 2,6 milioni di euro raccolti con le donazioni dei fedeli, per farne una nuova grande chiesa di Scientology. Ma è invece poi messo in vendita dall’immobiliarista di riferimento della Chiesa, Maurizio Botti, per 4 milioni di euro. Tutto documentato con le voci e le immagini raccolte da Borello e Sceresini.
Non dovranno pagare gli 80 mila euro chiesti dalla Chiesa famosa per avere tra i fedeli Tom Cruise e John Travolta. Il giudice ha sentenziato che i due giornalisti non hanno violato il domicilio della Chiesa, perché “la sede di Scientology non può essere qualificata come un luogo di privata dimora”. “La qualificazione della Chiesa come luogo di culto esclude in radice la possibilità di considerare siffatto luogo una privata dimora”. Borello non si è introdotto illegalmente negli spazi della Chiesa, scrive il giudice, perché “una volta divenuto socio, ha acquisito il diritto di partecipare a tutte le attività della Chiesa ai sensi dell’articolo 8 dello Statuto, diritto che egli ha conservato per tutto il periodo in cui ha frequentato la sede”, “non essendo mai stato avviato alcun procedimento di esclusione dall’associazione”.
Infine, Borello e Sceresini con il loro documentario non hanno violato la privacy, perché questa si deve riferire alle persone fisiche, non agli enti o alle associazioni. “La lesione della privacy (peraltro allegata solo genericamente e non provata), si sarebbe verificata in capo ai singoli fedeli (peraltro non individuati) e non in capo” alla Chiesa, che “non dispone di alcun potere di rappresentanza dei soggetti asseritamente lesi”. Avrebbero forse procurato un danno “alla reputazione dell’associazione”? Ma questo non era “oggetto del presente giudizio”, conclude il giudice, quindi il problema non si pone.
Insomma: Borello e Sceresini hanno fatto bene il loro lavoro di giornalisti e Scientology paghi le spese.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 30 Marzo 2019