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zanotelli padre alex c imagoeconomicadi Roberto Bertoni
Auguroni a padre Alex Zanotelli che oggi compie ottant’anni.
Ho avuto l’onore di incontrarlo quattro anni fa, ad Assisi, in occasione di un’assemblea di Articolo 21 e, soprattutto, di una delle tante edizioni della Marcia per la pace Perugia-Assisi.
Ricordo ancora la sua fermezza, il suo coraggio, le sue denunce sempre dettagliate e puntuali, il suo garbo e la straordinaria umiltà con la quale si poneva nei confronti del prossimo.
E, soprattutto, ricordo ancora il giorno in cui lo intervistai, il 1° dicembre 2014, una data particolare, in quanto è la Giornata mondiale contro l’AIDS. Ne parlammo, in occasione di un colloquio in cui ripercorsi la sua devastante esperienza in quel di Korogocho, la bidonville alle porte di Nairobi, in Kenya, in cui la peste del Ventunesimo secolo fa stragi.
Ricordo ancora le sue parole colme di passione civile e di impegno, il suo spirito missionario, la storia straziante di una bambina morta a quindici anni devastante dalle pustole e quella di un bambino di undici anni dal carattere impossibile poiché aveva scoperto di essere affetto da un morbo che gli concedeva pochi anni di vita.
Ricordo ancora i racconti della discarica e quelli dell’inferno, fra criminalità e miseria nera, disperazione ed esistenze stroncate prima ancora di iniziare.
Ricordo che stetti male tre mesi perché quell’intervista mi segnò nel profondo, che feci fatica persino a parlarne, che ancora adesso non riesco a rileggerla con tranquillità, trattandosi di una testimonianza da incubo.
Ricordo che la inserii nella mia tesi di laurea dedicata alla società multietnica nel contesto di un’Europa globale e che le dedicai lo spazio che meritava.
Ricordo l’affetto con cui padre Alex ha sempre risposto alle mie mail e ai miei messaggi di auguri.
Per questo, ora che ha raggiunto questo significativo traguardo, gli invio un nuovo messaggio colmo di stima e gratitudine: per ciò che ha fatto e per la meritoria azione che continua a svolgere nel difficile quartiere napoletano della Sanità.
Avevo dieci anni quando, nel penultimo speciale natalizio del Fatto, prima che lo chiedessero nel 2002, Enzo Biagi, all’epoca ottantenne come Zanotelli oggi, si recò a Korogocho ad incontrarlo, realizzando un gioiello intitolato “Tutti i figli di Dio hanno le ali” che rappresenta una delle pagine migliori della storia del servizio pubblico.
È anche merito di quel reportage se ho scelto di fare il giornalista e se ho coltivato a lungo il sogno di intervistare a mia volta padre Alex, certo che mi avrebbe risposto con la stessa disponibilità con cui si confrontò con uno dei maestri di questa professione.
Di quel viaggio di Biagi nell’abisso dell umanità ricordo le atmosfere e l’incredulità del grande giornalista che ne aveva viste tante, il racconto sobrio e misurato e la gentilezza con cui presentava argomenti tremendi e tutt’altro che natalizi.
Padre Alex, la semplicità del bene. Ogni volta che penso a lui, mi viene in mente un’altra frase celebre di Biagi: “Ho girato il mondo e dovunque abbia incontrato il dolore dell’umanità, là ho trovato un prete”. Zanotelli è fra questi e la scuola dei poveri che ha frequentato per lunghi anni a Korogocho costituisce un atto d’amore che è difficile descrivere a parole, così come è difficile, per chi non ha vissuto determinate esperienze, comprendere la distinzione che egli traccia fra leggere le pagine del Vangelo comodamente seduto su una poltrona in Italia e dar loro un senso dove Dio sembra mancare.
È in quell’ammissione di essersi a lungo interrogato sulla propria fede e sul suo significato che ho trovato l’uomo prima ancora che il sacerdote e il missionario comboniano. Ed è lì che ho visto materializzarsi la Chiesa di Francesco e il dono che questo grande papa costituisce per il mondo.
Spero di rivedere e riabbracciare padre Alex quanto prima, avvolti in una bandiera della pace.

Tratto da: articolo21.org

Foto © Imagoeconomica

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