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caruana galizia daphne pp bnLettera
di Francesca Caferri

Quando l’auto su cui viaggiava Daphne Caruana Galizia è esplosa a pochi metri dalla sua casa, il 16 ottobre a Malta, il contatore del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) con sede a New York ha fatto uno scatto, portando a 32 i giornalisti uccisi nel 2017: Daphne dopo Ali Nur Siad, ucciso a Mogadiscio, Somalia. Hawker Faisal Mohammed, morto in Siria e Edgar Daniel Esqueda Castro, freddato in Messico e tanti altri in India, Yemen, Russia, solo per citare i Paesi dove negli ultimi mesi sono stati uccisi più giornalisti.
In comune questi colleghi avevano una cosa sola: l’essere voci scomode. Dure, dirette, incapaci di sconti. Come quella di Daphne Caruana Galizia appunto, i cui funerali si svolgeranno oggi a Malta. Due settimane prima di essere uccisa, secondo la tv nazionale maltese TVM, aveva denunciato alla polizia di aver ricevuto minacce di morte. A volere il suo silenzio, in quell’isola diventata negli ultimi anni sempre più simile a un paradiso fiscale dei Caraibi, erano in molti: Running commentary, il suo blog, era un concentrato di inchieste e scoop tutti puntati sulla corruzione locale. E la sua partecipazione al progetto dei Panama Papers, gli oltre dieci milioni di documenti usciti dallo studio legale Mossack Fonseca di Panama che hanno fatto luce su decine di casi di corruzione nel mondo, non aveva fatto che elevarne il profilo.
Ora per chiedere un’inchiesta indipendente sulla morte della giornalista sono intervenuti i direttori di otto grandi testate europee e non solo: «L’assassinio di Daphne Caruana Galizia - scrivono i direttori di Repubblica, Le Monde, Guardian, Bbc, New York Times, Sueddeutsche Zeitung, Financial Times e El País in una lettera aperta inviata alla Commissione europea - dimostra il rischio dinanzi al quale si trovano i giornalisti che cercano di scoprire la verità», recita un passaggio della missiva.
Alla lettera ha già replicato il vice presidente della Commissione Ue, Frans Timmermans: «Lo sguardo dell’Europa è fisso sulle autorità di Malta. Ci dovranno essere delle risposte e questo crimine dovrà essere perseguito. Vogliamo che tutti quelli responsabili in maniera diretta o indiretta per questo terribile delitto vengano portati di fronte alla giustizia. E vogliamo che le indagini facciano tutto il loro corso, in modo che ogni altro abuso legato a quello che è avvenuto possa emergere». Oggi, per i funerali della giornalista, a Bruxelles le bandiere dell’Unione saranno a mezz’asta.


LA LETTERA
“Non facciamo tacere le voci della legalità”
Egregio Vice-Presidente Timmermans, Lo sconvolgente assassinio della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia è un agghiacciante monito al riguardo dei pericoli che i giornalisti e i cittadini che si occupano di giornalismo devono affrontare tutti i giorni allorché cercano di fare luce sui comportamenti corrotti e criminali di ricchi e potenti.
Non si può permettere che gli assassini di Daphne raggiungano il loro palese intento di mettere a tacere la sua inchiesta sulla corruzione ai livelli più alti della società maltese. Accogliamo favorevolmente i commenti da Lei fatti in forma ufficiale, quando ha dichiarato che Malta deve dimostrare all’Europa e al mondo intero di avere leggi e regole sane e rigorose.
Come Lei saprà, lo strumento di monitoraggio della Commissione Europea sul pluralismo dei media nel 2016 ha suscitato vive preoccupazioni al riguardo della mancanza di indipendenza politica dei media maltesi, avendo appurato che «Malta è l’unico Paese dell’Unione europea ad avere partiti politici che posseggono una così cospicua parte dei media». Da quello studio è emerso anche che Malta si colloca molto in basso dal punto di vista dell’autonomia editoriale, «per lo più a causa della mancanza di normative e di misure di auto-regolamentazione che salvaguardino l’indipendenza editoriale nei mezzi di informazione». L’assassinio di Daphne, unitamente alle questioni strutturali individuate dalla Commissione, avvalora la necessità per la Commissione stessa di condurre un’indagine a tutto campo sullo stato dell’indipendenza dei mezzi di informazione maltesi. Noi chiediamo che lei si avvalga del suo mandato per impegnare il governo maltese in colloqui urgenti, così che esso garantisca di essere consapevole degli obblighi che, in qualità di membro dell’Unione europea, deve avere a sostegno della legalità e della garanzia della libertà di stampa e di espressione nel paese.
L’assassinio di Daphne Caruana Galizia evidenzia il pericolo che i giornalisti devono affrontare quando vanno alla ricerca della verità. Esso dimostra anche la paura di corrotti e potenti di essere smascherati.
Noi La esortiamo a ricorrere a tutti i poteri a sua disposizione per garantire che si indaghi a fondo sulla morte di Daphne e che si mandi così un chiaro messaggio di sostegno ai giornalisti che lavorano nell’interesse dell’opinione pubblica, a Malta e in tutto il resto del mondo.

Cordiali saluti,
Katharine Viner, direttore, the Guardian
Wolfgang Krach, direttore, Süddeutsche Zeitung
Dean Baquet, direttore esecutivo, The New York Times
Lionel Barber, direttore, Financial Times
James Harding, direttore dei notiziari e dell’attualità, BBC
Mario Calabresi, direttore, La Repubblica
Antonio Caño, direttore, El Pais
Jérôme Fenoglio, direttore editoriale, Le Monde

(Traduzione di Anna Bissanti)

Tratto da: La Repubblica

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