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documentato economia finanzadi Nicola Tranfaglia
L'aggiornamento del Documento di economia e finanza nel quale il governo ha alzato la stima di crescita dell'Italia al +1,5% nell'intero 2017 inizia la sua prova in parlamento con un ciclo di audizioni da parte delle massime autorità sui conti pubblici. E incassa un primo supporto dall'ISTAT che proprio oggi ha aggiornato i suoi conti economici semestrali. “In Italia le aspettative di crescita nei prossimi sei mesi appaiono favorevoli” ha detto il presidente dell'Istituto Giorgio Alleva nel corso dell'audizione in senato. Mentre la Banca d'Italia insiste sulla riduzione del debito. "E' alla nostra portata" assicura il vice direttore generale Luigi Signorini che però ammonisce: "Non si torni indietro sulle pensioni".
Dall'Ufficio Parlamentare di Bilancio arriva il via libera ma anche una nota negativa: per il PIL c'è un rischio di revisione rispetto alla previsione dell'1,5% per il 2018. Estremamente ottimista è l'intervento del ministro Pier Carlo Padoan: l'insieme degli interventi produce un impatto nettamente positivo di crescita:si stima incremento del tasso di crescita del Pil di 0,3% punti percentuali nel 2018-2019.
Alleva ha fatto riferimento all'indice sulla fiducia dei consumatori e al clima delle imprese e ha affermato che "segnali di miglioramento sono confermati dall'indicatore anticipatore" a settembre che testimonia il rafforzamento della crescita a breve. La domanda di investimenti "uno degli elementi chiave della ripresa" ha aggiunto,è particolarmente vivace ed "è attesa crescere a un ritmo superiore" con un significativo aumento della produzione nei prossimi mesi.
Un chiaro riferimento alla tematica degli sgravi per le imprese, attesi una parziale riconferma anche nella prossima legge di bilancio.
Il presidente non ha mancato di far riferimento al peso dell'economia sommersa che rappresenta "un freno strutturale allo sviluppo del Paese". In questo contesto, le politiche di contrasto all'evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo.
Ha ricordato quindi i dati del Mef sul triennio 2012-2014 che segnalano un gap di 107,7 miliardi di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive.
"La politica di bilancio si deve muovere lungo un sentiero stretto tra l'esigenza di no soffocare la ripresa congiunturale e l'imperativo di ridurre il debito" premette Signorini.
Aggiungendo subito dopo che "la significativa riduzione del rapporto tra il debito pubblico è un imperativo e nel medio termine alla nostra portata: lo mostrano tanto le nostre analisi quanto quelle del governo".
A sostegno della riduzione c'è innanzitutto la crescita, dice il vicedirettore della banca d'Italia: “le proiezioni che abbiamo pubblicato nel bollettino economico in luglio prefigurano una crescita del Pil dell' 1,4 % nel 2017 e di poco meno nei due anni successivi”.
Anche la Corte dei Conti chiede che non si torni indietro sulle pensioni. La nota del Mef indica 3,5 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica e 5,1 miliardi da lotta all'evasione fiscale.

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