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ingroia c matteo gozzi 6di Antonio Ingroia
“Si sono dette e scritte molte cose su di me in questi giorni, da quando si è diffusa la notizia dell’indagine della procura di Palermo a mio carico a proposito dei rimborsi spese e delle indennità ricevuti come amministratore unico di Sicilia e-Servizi”. Inizia così il lungo post di Antonio Ingroia pubblicato ieri sera sulla sua pagina facebook. L’ex pm parla di “tante inesattezze e omissioni”, così come di “vere e proprie falsità diffamatorie, per le quali agirò per vie legali”. L’intento dell’ex magistrato è quello di “fare chiarezza”, per sgomberare il campo da “falsità e sciocchezze”.
“Per quanto riguarda i rimborsi spese - scrive Ingroia - ribadisco che le cifre pubblicate da alcuni organi di informazione non corrispondono al vero. In particolare, ognuna delle fatture riportate si riferisce al pagamento di soggiorni protrattisi per più giorni, nonché di più pasti consumati durante questi soggiorni, in occasione di pranzi o cene aziendali e/o di rappresentanza. Si tratta, dunque, sempre di spese legate esclusivamente ad esigenze di servizio”.
L’ex pm specifica quindi di essere stato lui stesso, per questioni di trasparenza, ad aver introdotto “un regolamento aziendale ad hoc, con limiti precisi circa i rimborsi spese per trasferte e missioni e con l'espresso obbligo di restituire le somme eccedenti tali limiti. Obbligo al quale mi sono attenuto anche io, con le pertinenti restituzioni che ho fatto quando dovute, ed ecco perché le cifre indicate nell'articolo non corrispondono”. In risposta ad un articolo di Repubblica Ingroia affronta la questione indennità: “è falso e diffamatorio sostenere - continua - che io mi sarei ‘regalato’ per due volte ‘una maxi-indennità di risultato’ da 117mila euro. Non mi sono regalato alcunché: quelle indennità (tutt'altro che maxi, perché lorde, e quindi detratte IVA e tasse, vanno considerate in misura ben inferiore alla metà del totale) mi spettavano per legge e mi sono state riconosciute dall’assemblea dei soci, in applicazione della legge, per i risultati da me conseguiti rispetto agli obiettivi di risanare la società per portarla in attivo e tagliarne i costi. Quindi, nello specifico, per i risparmi che la mia gestione ha fatto conseguire alla Regione Siciliana, pari a 16 milioni di euro nel 2014 e a 18 milioni di euro nel 2015”. L’amministratore unico di Sicilia e-Servizi si domanda provocatoriamente perchè ad un manager non dovrebbero essere garantite “qualche decina di migliaia di euro in un anno a fronte di più di trenta milioni di euro risparmiati in quello stesso anno riportando in attivo una società sull'orlo del fallimento. Il tutto, tra l’altro, assicurando servizi assai più efficienti rispetto al periodo antecedente la mia nomina”.
Per quanto riguarda la normativa che disciplina l’indennità di risultato, per l’avvocato Ingroia “è falso che i pm mi abbiano contestato la violazione di una nuova disciplina introdotta nel 2008. E’ vero invece che hanno articolato l’accusa sulla base di una legge risalente al 2006, abrogata e sostituita nel 2008 da una nuova normativa che legittima a pieno titolo il riconoscimento dell'indennità attribuitemi. Di questa circostanza sono stato io stesso a mettere a conoscenza, per la prima volta, i magistrati”. L’ex pm denuncia con forza quella che definisce una vera e propria “campagna diffamatoria” avviata contro di lui dai principali media nazionali. “Io vorrei essere giudicato se ho fatto bene o meno il mio lavoro da amministratore di Sicilia e-Servizi - prosegue - ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: svariate decine di milioni di euro risparmiate ogni anno, i servizi informatici salvati dal default, affaristi e speculatori messi alla porta”. In risposta alle contestazioni di Repubblica, lo stesso Ingroia riprende in mano quello che definisce “un ridicolo conto della serva”. “Tolte le spese per pranzi e cene istituzionali e di rappresentanza, e spese personali da me a suo tempo restituite, restano circa 20.000 (e non 30.000) euro per due anni di vitto e alloggio, non tutti nell’‘hotel vista mare’ ma in diversi hotel cittadini della stessa categoria (non di lusso, ma di quattro o cinque stelle), categoria che mi spetta oggi da manager come mi spettava ieri da pm, quando andavo spesso in trasferta a Milano o a Roma, così come tutti gli altri pm, spendendo allora ovviamente di più perché a Palermo gli hotel costano meno. Un buon appartamento ammobiliato a Palermo costa circa mille euro al mese, e quindi avrei speso, solo per l'alloggio, ben più di quanto spendo oggi mettendo insieme hotel e spese per il vitto”. “Perché nessuno vuole occuparsi di cose veramente gravi e serie come le ruberie impunite, e mai denunciate, a Sicilia e-Servizi prima del mio avvento, ruberie che io, per primo ed unico, ho denunciato, senza che nessuno mi ascoltasse nella stampa e nella magistratura?”, si chiede amaramente Ingroia. “La verità - conclude l’ex pm - è che c'è una gran voglia di sporcare, ‘mascariare’ si dice in Sicilia, tutto e tutti per autoassolversi. Tutti colpevoli, nessun colpevole. Ed invece no! La differenza c'è. Ci sono gli onesti e ci sono i mascalzoni. Io con orgoglio faccio parte degli onesti e nessuno potrà intimidirmi e perciò continuerò a denunciare i mascalzoni e i disonesti, anche dalla mia postazione di Sicilia e-Servizi, anche da avvocato, come ho fatto sempre. Loro non passeranno. E i siciliani ed italiani onesti, per fortuna, sanno distinguere le mistificazioni dalla verità, le campagne mediatiche del fango dalle vere responsabilità. Gli onesti dai disonesti. E di quei cittadini onesti, la maggior parte dei quali oggi sono fuori dalle istituzioni, io mi fido e in loro io credo, e credo che potranno cambiare questo nostro tormentato Paese”.

Foto © Matteo Gozzi

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