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papa francesco c ansadi Iacopo Scaramuzzi
Nell’udienza alla Direzione nazionale Antimafia il Papa prega per la conversione degli uomini della criminalità organizzata. La denuncia: la tratta di migranti colpisce i più deboli.

Il Papa ha incoraggiato la Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo a «dedicare ogni sforzo specialmente nel contrasto della tratta di persone e del contrabbando dei migranti: questi sono reati gravissimi che colpiscono i più deboli fra i deboli!», nel corso di un’udienza che ha concesso ai membri dell’organismo guidato dal procuratore nazionale Franco Roberti, esprimendo il proprio apprezzamento per la sua attività «difficile e rischiosa» tanto nel contrasto a mafia, camorra e ‘ndrangheta - il Diavolo entra dalle tasche, ha detto il Papa pregando per la conversione dei mafiosi - quanto al terrorismo, «che sta assumendo sempre più un aspetto cosmopolita e devastante».

«Le funzioni a voi affidate dallo Stato riguardano il perseguimento dei reati delle tre grandi organizzazioni criminali di stampo mafioso: mafia, camorra e ‘ndrangheta», ha esordito il Papa. «Esse, sfruttando carenze economiche, sociali e politiche, trovano un terreno fertile per realizzare i loro deplorevoli progetti. Tra le vostre competenze vi è pure il contrasto al terrorismo, che sta assumendo sempre più un aspetto cosmopolita e devastante. Desidero esprimervi il mio apprezzamento e il mio incoraggiamento per la vostra attività, difficile e rischiosa, ma quanto mai indispensabile per il riscatto e la liberazione dal potere delle associazioni criminali, che si rendono responsabili di violenze e sopraffazioni macchiate da sangue umano. La società ha bisogno di essere risanata dalla corruzione, dalle estorsioni, dal traffico illecito di stupefacenti e di armi, dalla tratta di esseri umani, tra cui tanti bambini, ridotti in schiavitù. Sono autentiche piaghe sociali e, al tempo stesso, sfide globali che la collettività internazionale è chiamata ad affrontare con determinazione. In questa prospettiva, ho appreso che la vostra attività di contrasto del crimine viene opportunamente svolta in collaborazione con i colleghi di altri Stati. Tale lavoro, realizzato in sinergia e con mezzi efficaci, costituisce un argine efficace e un presidio di sicurezza per la collettività».

La società «fa grande affidamento sulla vostra professionalità ed esperienza di magistrati inquirenti impegnati a combattere e sradicare il crimine organizzato», ha sottolineato Francesco. «Vi esorto a dedicare ogni sforzo specialmente nel contrasto della tratta di persone e del contrabbando dei migranti: questi sono reati gravissimi che colpiscono i più deboli fra i deboli! Al riguardo, è necessario incrementare le attività di tutela delle vittime, prevedendo assistenza legale e sociale di questi nostri fratelli e sorelle in cerca di pace e di futuro. Quanti fuggono dai propri Paesi a causa della guerra, delle violenze e delle persecuzioni hanno diritto di trovare adeguata accoglienza e idonea protezione nei Paesi che si definiscono civili».

Più in generale, «a complemento e rafforzamento della vostra preziosa opera di repressione, occorrono interventi educativi di ampio respiro, rivolti in particolare alle nuove generazioni», ha voluto mettere in evidenza Francesco. «A tale scopo, le diverse agenzie educative, tra cui famiglie, scuole, comunità cristiane, realtà sportive e culturali, sono chiamate a favorire una coscienza di moralità e di legalità orientata a modelli di vita onesti, pacifici e solidali che a poco a poco vincano il male e spianino la strada al bene. Si tratta di partire dalle coscienze, per risanare i propositi, le scelte, gli atteggiamenti dei singoli, così che il tessuto sociale si apra alla speranza di un mondo migliore. Il fenomeno mafioso, quale espressione di una cultura di morte, è da osteggiare e da combattere. Esso si oppone radicalmente alla fede e al Vangelo, che sono sempre per la vita. Quanti seguono Cristo hanno pensieri di pace, di fraternità, di giustizia, di accoglienza e di perdono. Quando la linfa del Vangelo scorre nel discepolo di Cristo, maturano frutti buoni ben riconoscibili anche all’esterno, con corrispondenti comportamenti, che l’apostolo Paolo identifica con “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”. Penso alle tante parrocchie e associazioni cattoliche che sono testimoni di questi frutti. Esse svolgono un encomiabile lavoro sul territorio, finalizzato alla promozione della gente, una promozione culturale e sociale volta a estirpare progressivamente dalla radice la mala pianta della criminalità organizzata e della corruzione. In queste iniziative, si manifesta altresì la prossimità della Chiesa a quanti vivono situazioni drammatiche e hanno bisogno di essere aiutati ad uscire dalla spirale della violenza e rigenerarsi nella speranza».

Nel contrasto alla corruzione, alla violenza, alla mafia e al terrorismo «sono consapevole del fatto che il lavoro che voi svolgete comporta anche il rischio della vita, questo lo so, o altri pericoli per voi e per le vostre famiglie. Il modo mafioso di agire fa queste cose», ha concluso il Papa. «Per questo esso richiede un supplemento di passione, di senso del dovere e di forza d’animo, e anche da parte nostra, di tutti gli abitanti che beneficiano del vostro lavoro, il nostro sostegno, la nostra preghiera, la nostra vicinanza. Al tempo stesso, chiedo a Dio, giusto e misericordioso, di toccare il cuore degli uomini e delle donne delle diverse mafie, affinché si fermino, smettano di fare il male, si convertano e cambino vita. Il denaro degli affari sporchi e dei delitti mafiosi è denaro insanguinato e produce un potere iniquo, che tutti sappiamo: il diavolo entra dalle tasche, lì c’è la corruzione. Per voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro invoco il sostegno del Signore; e ripeto vi sono molto vicino, e mentre chiedo anche a voi di pregare per me, di cuore vi benedico».

Tratto da: lastampa.it

Foto © Ansa