Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

armistizio corriere setdi Nicola Tranfaglia
L'armistizio, che si concluse con la massima segretezza il 3 settembre 1943 nella contrada Santa Teresa Longarini, distante 3 chilometri dalla località di Cassibile dalla quale l'armistizio prese il nome, costituì l'atto con il quale il regno d’Italia (re in quel momento Vittorio Emanuele III di Savoia) cessò le ostilità contro le Forze Angloamericane Alleate nella seconda guerra mondiale. L'armistizio entrò in vigore con un proclama del capo del governo maresciallo Pietro Badoglio e venne reso noto dal comandante alleato generale Dwight Einsenhower alle 18.30 dell'8 settembre,confermato un'ora dopo dai microfoni dell'EIAR dal proclama di Badoglio.
Nella prima metà del 1943 Benito Mussolini, capo del fascismo, operò una serie di cambiamenti di personale del regime rimuovendo alcuni personaggi più fedeli al re che non al regime come Giuseppe Volpi, presidente della Confindustria e membro del Gran Consiglio, Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri e genero del Duce, spostato all'ambasciata del Vaticano, e il ministro della Cultura popolare Alessandro Pavolini, diventato direttore del quotidiano Il Messaggero. Fu, secondo alcune interpretazioni, in seguito a tali sostituzioni che il re decise di muoversi per la destituzione di Mussolini. Già nel settembre 1942 Maria Josè di Savoia, moglie del principe ereditario Umberto, aveva avviato tramite Guido Gonella contatti con il Vaticano, nella persona di Monsignor Giovanbattista Montini chiedendo di avvalersi della diplomazia vaticana per aprire un canale di comunicazione con gli Alleati e in particolare con l'ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede Myron C. Taylor al fine di far uscire l'Italia dalla seconda guerra mondiale.
Per questo fu avvicinato l'emiliano Dino Grandi, in gioventù percepito come il vero, potenziale antagonista di Mussolini all'interno del partito fascista. A Grandi attraverso mediatori come il Conte D'Acquarone, ministro della Real Casa, e lo stesso Pietro Badoglio si prospettò l'opportunità di accantonare il dittatore e porre fine al regime così come era nel tempo diventato. Grandi era riuscito a coinvolgere sia Giuseppe Bottai che Galeazzo Ciano e con essi diede vita nel luglio 1943 all'ordine del giorno che avrebbe presentato alla riunione del 25 luglio e che conteneva l'invito rivolto al re di riprendere le redini della crisi politica. Mussolini fu arrestato e sostituito da Badoglio anzichè, come era sempre stato detto a Grandi, dal maresciallo Enrico Caviglia.
La nomina di Badoglio non significava la fine della guerra ma in quelle settimane di agosto ripresero le trattative già intessute da Maria Josè di Savoia. Il 12 agosto fu inviato a Lisbona il generale Giuseppe Castellano che con un viaggio in treno raggiunse prima Madrid e poi Lisbona e - avendo come inteprete il console Franco Montanari - conferì il 19 agosto con i rappresentanti del Comando Alleato. E giunse a Roma di nuovo il 27 agosto. Castellano consegnò agli alleati la proposta di resa italiana. Gli alleati decisero di accettare la resa. Che Vittorio Emanuele III a sua volta si dispose ad accettare pur essendoci dissensi tra i vari generali italiani presenti sulla scena delle trattavie.
Nel pomeriggio del 3 settembre a Cassibile l'armistizio venne firmato.
La mattina del 4 settembre, di fronte alle prime notizie di un'avanzata delle truppe tedesche dalla costa tirrenica verso Roma, il re, la regina, il principe ereditario, Badoglio, due ministri del Governo e alcuni generali dello Stato maggiore fuggirono da Roma verso il Sud Italia per mettersi in salvo dal pericolo di una cattura da parte tedesca. La fuga si arrestò a Brindisi in Puglia, che divenne per alcuni mesi la sede degli enti istituzionali. Mentre avveniva lo sbandamento delle forze armate italiane le armate tedesche della Wrmacht e delle SS, già presenti in tutta la penisola, fecero scattare l'operazione Achse occupando tutti i territori nevralgici del territorio italiano.
Il 70 per cento del naviglio della marina italiana venne perduto nei giorni dell'armistizio.
L'armistizio dell'8 settembre pose agli italiani la scelta fondamentale da che parte stare e segnò una data fondamentale nella recente storia nazionale da cui derivano direttamente, da una parte, la nascita della resistenza armata al fianco degli alleati angloamericani e quindi in prospettiva con le potenze democratiche del dopoguerra e, dall’altra, l'ultima eresia fascista che diede luogo alla nascita della Repubblica Sociale Italiana che combatté con i nazionalsocialisti tedeschi fino alla fine del conflitto mondiale.