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riina salvo totoo portaportadi Anna Vinci
E’ un senso di disgusto quello che si è provato nel vedere ospite del servizio pubblico Rai, il figlio di Totò Riina. Ora, per Par Condicio, dovrebbero invitare a “Porta a Porta” anche i figli del maialino. Cosa voglio dire? Ve lo spiego riproponendo alcuni passaggi del racconto di Gaspare Mutolo, collaboratore di giustizia che con Riina ha avuto a che fare. Quale messaggio passa nel permettere al figlio, che non solo non ha ripudiato il genitore ma ne difende la dignità, di sproloquiare e promuovere il proprio libro nella tv di Stato?

Io [Gaspare Mutolo] sono stato autista e killer per Riina, […] Con Riina, a capo dei corleonesi, gli affari vengono dopo, in primo piano c'è la sua sete di potere e, quindi, si ammazza per fare terra bruciata. Lui era un sanguinario. Ogni regola salta, si è sottoposti alle sue decisioni, irrazionali, serpeggia la paura di essere colpiti senza un motivo logico, ugualmente in lui, negli anni, aumenta la paura di essere tradito […] “Quando Riina fa delle mangiate, ché spesso fa delle mangiate, alza il gomito e ne ammazza due o tre.” [Parole di Luciano Liggio]. Era il periodo delle mangiate perché Riina si stava organizzando, diciamo, stava cercando di vedere chi gli era fedele e chi no. E quelli che non gli erano fedeli, o li faceva fuori o in qualche modo li allontanava. […] Con Riina c’era il terrore: questo è diventato troppo importante e io lo ammazzo, era diventato il suo pensiero fisso. […] C’erano già tante persone che andavano dal famoso Salvatore Liga, tatuneddu, che aveva il terreno e la griglia con il maialino dove i corpi si bruciavano e visto che alcune parti non si bruciano, se le mangiava il maialino. […]
Legato alla mafia vincente, ero il braccio destro di Riina, non ho parlato per paura di essere ammazzato, ma per affossare un sistema sanguinario instaurato da Riina: i libri di storia sono pieni di esempi di morte dei tiranni, per opera dei più fedeli. Sono venti anni che Riina è stato catturato. Lui sapeva che il cerchio si stava chiudendo. Per questo tentò tra il 1992 e il 1993 il tutto per tutto […] Come diceva Badalamenti: “Non bisogna fare guerra allo Stato, perché lo Stato vince sempre nella guerra aperta.” Continuo a chiedermi:‘Perché davanti a un attacco scervellato di Riina, che ci avrebbe consegnato allo Stato perdenti, lo Stato chiede la trattativa?’*.
* Anna Vinci, Gaspare Mutolo La mafia non lascia tempo (Rizzoli 2013).

Sempre per non dimenticare:
PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PALERMO
VERBALE DI INTERROGATORIO DI PERSONA SOTTOPOSTA AD INDAGINI
L’anno millenovecento92 il giorno 16 del mese di luglio, ore 15,15, nei locali della Direzione Investigativa Antimafia in Roma, dinanzi al Proc. Agg. Rep. P. Borsellino,  ai Sost. Proc. Rep. Dr.  G. Lo Forte e Dr. G. Natoli, assistiti dall’Isp. P. della PolStato Danilo Amore, presente Mutolo Gaspare […]
È altresì presente l’avv. Luigi Li Gotti, difensore di fiducia del Mutolo.

Riprendendo la narrazione delle vicende di Cosa Nostra a conoscenza, voglio ritornare al periodo precedente alla strage di Viale Lazio e ricordare che io fui espressamente incaricato da TOTO’ RIINA di sorvegliare le mosse di MICHELE CAVATAIO […]  In quel periodo fui nuovamente arrestato e mi trovato addosso un appunto con un numero che io asserii essere di una donna con la quale avevo relazione […] In realtà quel numero era quello corrispondente alla targa della autovettura di CESARE TERRANOVA, che TOTO’ RIINA aveva incaricato di sorvegliare per spiare i movimenti, accertare i percorsi  e le modalità  di protezione.

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