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Nicola Tranfaglia
Il segreto di Stato è nella storia recente italiana (ma anche in quella che ha preceduto e accompagnato l'unificazione nazionale del Paese, nell'età liberale e in quella dominata dal regime fascista e poi nel lungo periodo repubblicano che ha superato ormai più di un settantennio) un insulto che si ripete ogni giorno ai principi che reggono la Carta costituzionale della repubblica democratica in vigore -se non sbaglio- dal 1 gennaio del 1948.

L'ultima vicenda che si ricorda in questi giorni ricorda l'uccisione a Beirut, capitale del Libano dalle antiche mura, di due giornalisti Graziella De Paolo e Italo Toni scomparsi nella capitale libanese, tormentata da una guerra civile, per aver realizzato una serie di inchieste. Il fatto è avvenuto di fatto un mese dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Anni dopo quel rapimento il giudice istruttore che conduceva le indagini si era dovuto fermare di fronte al segreto di Stato invocato dall’allora capo centro Sismi a Beirut, colonnello Stefano Giovannone, sulla reale natura del rapporto tra l’Italia e i gruppi palestinesi.
Il segreto di Stato sollevato dal Sismi davanti alla magistratura romana venne confermato per quattro anni dal presidente del Consiglio di allora, il socialista Bettino Craxi, ed allo stesso modo, qualche anno fa, dal successivo presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Ora da quegli avvenimenti sono scaduti trent'anni e, per legge vigente, non è più possibile apporre il segreto. Tuttavia a nessun ricercatore, così come ai parenti dei giornalisti uccisi - per quali motivi è ancora ignoto- è consentito di leggere l'intero dossier. Negli ultimi tempi ci sono stati incontri con il presidente del Copasir Giacomo Stucchi e l'ambasciatore Giacomo Massolo, direttore dell'organismo che regola i rapporti tra i vari servizi segreti italiani. Non solo. Pochi giorni dopo l'elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica, i parenti dei due giornalisti scrissero una lettera chiedendo "fattivo impegno affinché la verità storica sulla sorte di Graziella ed Italo possa essere finalmente conosciuta da tutti". Inoltre, vi era anche la richiesta per "almeno riavere i poveri resti" dei propri cari, in quanto ogni commissione d'inchiesta o indagine si è sempre "arenata di fronte al segreto di Stato".
Vale la pena ricordare ai lettori che non è neppure questa l'unica vicenda su cui vige ancora il segreto di Stato.
Basta ricordare la collaborazione dei servizi segreti italiani al rapimento compiuto in Italia dalla CIA di Abu Omar, con l'agente italiano Marco Mancini che è stato prosciolto per improcedibilità.
Altro caso riguarda Niccolò Pollari che dal 2001 al 2006 ha spiato quattro procure italiane della repubblica (Milano, Torino, Roma e Palermo), 2013 giudici di 12 paesi europei (di cui 47 italiani), giornalisti e politici dell'opposizione di centro-sinistra intimidendoli e screditandoli (da un ufficio riservato di via Nazionale). Il "Segreto di Stato" è stato apposto anche per lo scandalo Telecom-Sismi.
O ancora nel 1994, durante la guerra dei Balcani, quando una nave carica di armi partita dall'ex Unione Sovietica con destinazione i Balcani fu intercettata dagli italiani nel canale di Otranto e venne sequestrato il suo carico.
L'arsenale sequestrato includeva 400 missili Fagot con 20 postazioni di tiro, 30.000 fucili di assalto AK-47, 5000 razzi Katiuscia, 11.000 razzi anticarro, 32 milioni di cartucce per i fucili. Nel mese di maggio 2011 i missili, i razzi e i Kalaschinov sono stati portati via e consegnati dalla Marina all'Esercito, sbarcati nel Lazio e non se ne ha più notizia.
L'indirizzo, molto esteso del segreto di Stato, che dà al potere esecutivo un potere sicuramente arbitrario e ultra-legem (anche se la normativa andrebbe ritoccata in maniera significativa e conforme al dettato costituzionale dal parlamento ma finora non c'è stata nessuna notizia al riguardo) è stato criticato a ragione dall'on. Felice Casson, ex magistrato, che si riferiva nel 2011 al quarto governo Berlusconi ancora in carica ma le cose oggi non sono in nessun modo cambiate, che ha notato che "è invalso un uso esagerato e non corretto dell'apposizione del segreto di Stato" e si dimenticano così "gli interessi costituzionalmente protetti in gioco: l'accertamento della verità su fatti gravissimi e l'esercizio della giurisdizione".