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tranfaglia-c-s-f-2di Nicola Tranfaglia - 25 marzo 2015
C'è un settore della vita sociale nel nostro Paese in cui le novità non mancano mai. Ma non si tratta questa volta di novità positive. Al contrario, si tratta di quella che una volta era definita come la storia della delinquenza organizzata e che oggi si divide in più parti e compartimenti anche se - come è naturale - ci sono rapporti e a volte anche significativi tra i vari settori, pur con la prevalenza ormai riconosciuta delle associazioni mafiose, spesso collegate tra loro non soltanto nell'Italia meridionale e in Puglia dove la Sacra Corona Unita sorse - potremmo dire - per una join venture tra camorra campana e 'ndrangheta calabrese o per le mafie della provincia ex contadina tra Foggia e Cerignola (quest'ultima nota da molti decenni a livello nazionale perché  fu la patria di un grande leader come Giuseppe Di Vittorio) sulle quali, nei giorni scorsi, c'è stata a Roma una lunga audizione davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia presieduta dall'onorevole Rosy Bindi.
Quello che è emerso dall'audizione va raccontato ai nostri lettori perché mette in luce una situazione che dovremmo definire abbastanza come fuori controllo.

Il questore di Foggia, Piernicola Sirvis ha parlato ad esempio della sfilata nelle vie centrali della città, a mezzanotte del 25 giugno scorso, di diciannove mezzi con un caterpillar e due Tir e uomini armati di tutto punto con armi pesanti e ricetrasmittenti che si avviano verso i loro obbiettivi. "Presidente - ha detto il questore - nessuno ha parlato di questa vicenda.
Nessuno lo sa, si è trattato di un vero e proprio atto di guerra: un atto militare. Se un'autobomba esplode, qui non lo viene a sapere nessuno. Non possiamo aspettare  che ammazzino il procuratore della repubblica o che facciano una strage perché a Foggia operano organizzazioni criminale di stampo mafioso. Questa città è economicamente in ginocchio, strozzata dalle estorsioni e dal silenzio che domina tutto intorno. Quella notte il corteo ha attraversato la città per impadronirsi dei 23 milioni di euro della NP service protetti da una cassaforte blindata che viene assaltata da due auto che hanno esploso 30 colpi di calibro 7,62 Nato. I due poliziotti della ditta hanno risposto con 38 colpi e gli assalitori sono stati costretti ad andarsene lasciando intatto il caveau con i milioni di euro.
In realtà la situazione della provincia è grave perché nella provincia di Foggia operano tre gruppi criminali, organizzati nella cosiddetta "Società" caratterizzata dal fatto di non avere avuto finora al suo interno nessun "pentito", sono i "Moretti-Pellegrino-Lanza" i "Sinesi-Francavilla" e i "Trisciugliolo-Prencipe-Tolonese" mentre nel Gargano opera la mafia dei "montanari" con i Li Bergolis contrapposti ai Romito.
L'altro episodio di rilievo raccontato alla Commissione Antimafia riguarda un nuovo locale, lo Street Cafè inaugurato l'anno scorso. A sette mesi dall'apertura, due esponenti dei Francavilla si presentano al proprietario e lo convocano in un bar per un appuntamento. Gli chiedono 50mila euro e gli dicono che, se non paga, si impadroniscono del bar. Alla fine al proprietario non resta che denunciarli e vengono arrestati ma le cose di solito finiscono assai peggio. Le querele per estorsione nel 2013 sono state dieci e due finora quest'anno.
C'è nella città la prova che singole persone detengono veri e propri arsenali di armi. "Armi lunghe e corte-racconta il questore alla presidente Bindi - e decine di pistole, fucili mitragliatori, fucili a canne mozze, kalashnikov, abbiamo trovato persino una mitragliatrice con il treppiedi da terra e diciottomila proiettili di tutti i calibri."
Un altro particolare importante: nei primi sei mesi del 2014 gli attentati incendiari sono stati 67. La Commissione Antimafia e Rosy Bindi hanno parlato addirittura di insediare una sezione distaccata della Commissione in quella zona. Ma se dal punto di vista della conoscenza questa sarebbe una misura utile, c'è da chiedersi che cosa pensa di fare il governo Renzi di fronte a quello che sta succedendo in Puglia. Ci si può limitare a prenderne atto o bisogna al contrario adottare misure adeguate alla forte crisi in atto? A chi crede ancora che le mafie richiedano una risposta articolata e costante e su vari e diversi piani giriamo la domanda.

Foto © S. F.