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vinci-anna-web1di Anna Vinci - 4 dicembre 2014
Quel linguaggio sconcio di uomini impuniti e rozzi, in una esposizione di parti basse, come in una gara tra bambini per “chi ce l’ha più lungo”. Quel linguaggio ci offende.
Roma avvilita, tramortita, per quello che si intuiva, e troppi sapevano, ma come si dice: non ci sono prove. E allora osservare e ascoltare le parole e il volto di Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, che guardando le telecamere dice: “a me non potevano arrivare”. Non potevano attraversare quella strada stretta, di pochi metri, certo, tra sommerso ed emerso, tra potere occulto, il basso, e l’alto, e in mezzo la terra di mezzo, terreno tanto breve per chi fa politica e non solo, che non deve essere attraversato. Era tutto lì il potere vero, di chi mette in comunicazione ciò che non si vede con ciò che si vede. Violenza che porta anche all’omicidio – se una volta entrati non si sta al gioco – in basso, e sopra cravatte e vestiti grigi, scuri. Tutto si mischia. Questo è il punto: Perché tutto si mischia? Perché, forse, si sta tutti intorno a quel tavolo... certo il ministro Poletti non sarà Buzzi, ma ugualmente si mangia insieme. Non ci si differenzia, perché ciò che accomuna è essere seduti là, a quel tavolo, a quel desco, mentre per gli altri ci sono gli avanzi. Da dare in pasto, senza neanche guardare, come si fa con i poveri quando si getta loro una moneta abbassando lo sguardo, per non vedere la loro disperazione.

Da qualche settimana, non ero la sola, mi dicevo: si ricomincia come al tempo di RutelIi/Alemanno, allora tutti rom, tutti stupri, ora case abusive, lotta tra poveri. La Panda rossa – rossa, una aggravante – di Marino, le multe, mi facevano pensare alla casa del cognato di Fini. Macchina del fango. Basta poco. A volte invece tanto. A volte bisogna spostare, eliminare, in qualche modo.
Paesaggio di maschi impuniti e impotenti, il loro potere è sopruso, il loro potere ha bisogno di ricatti, di denari, sporchi, rubati, a chi? Già a chi? A noi cittadini, o mi sbaglio? Il loro potere ha bisogno di violenza, basta che non siano loro a sporcarsi le mani. Non isoliamo, però, quello che emerge dalla inchiesta di Roma dal resto del paese. E allora apriamo la telecamera, allarghiamo, allarghiamo ed ecco che avanza... Chi? Salvini desnudo, il cui sogno è Johnny Deep, e infatti cominciò la sua carriera partecipando al “pranzo è servito”, e i capelli, ve li ricordate quei capelli ben pettinati, quel faccino furbo, di uno che cerca scorciatoie e infatti eccolo in politica. Ecco avanzare donne spigliate e belle, e intelligenti. Che nostalgia, ma velata di  allegria, ripensando ai nostri venti anni di ragazze degli anni settanta, che non si volevano signore, sempre un po’ arruffate, direbbe Lauzi: “noi con quella faccia un po’ così”, loro erano di Genova. Noi – potrei farvi tanti nomi di donne oggi mature all’epoca ragazze belle e ribelli – noi con le nostre borse troppo grandi, come diceva una mia amica, con dentro quando eravamo anche mamme, pannolini, ricambi, ciucciotti, cipria, calze, biscottini, tutto insieme. E guardo le giovani donne, coetanee dei mie figli, e mi dico che c’è qualche cosa che non torna, i conti sono falsati. Siete, come dire, troppo sedute sulla vostra immagine. Posso dirlo? Sono ben pettinata, non come la Bindi. Ancora mi curo, sapeste quanto sono disperata, in questi giorni, non ho tempo per andare dal parrucchiere, ho una ricrescita bianca da far paura. Non tornano i conti perché la vostra età è quella della inquietudine, incalzate da domande eterne, siete troppo levigate, da settimanale alla Chi. Poi, dopo un figlio, io ne ho avuti tre, i volti sono diversi, più intensi, ma stanchi, si è un po’ sempre altrove, accanto a quel neonato che ancora ci sembra di portare in grembo. Ricordo, come fosse adesso, quando smisi di allattare mia figlia, dopo tre mesi e mezzo, la prima volta in ufficio, la seconda e la terza... ero sindacalista, a volte mi prendeva una nostalgia furibonda di quel piccolo essere. Mi mancava, mi mancava un pezzo di me stessa. Volevo tornare a casa e restavo. Fiera rispetto agli uomini che non vivevano questa emozione. Quante discussioni, all’epoca il mio “capo” era Pierre Carniti, in Cisl, e litigate, perché lui pretendeva che la parità passasse da un azzeramento della diversità. Siamo diventate donne discutendo, con rispetto, certo, ma alla pari, anche con persone di carisma come Carniti, leader, non da foto ritocco. Non c’erano sudditanze, non erano i nostri sponsor, gli uomini di potere.
Se saprete conservarle, l’inquietudine, la curiosità, saranno vostre alleate, le porterete dentro, sempre, attutite da una certa lievità, con il passare degli anni, come capita quando la vita è stata vissuta con gratitudine per ciò che ci dà, e continua a stupirci. Vedo  pochissimo stupore in giro. Diceva Pasolini  –  ah, già sta tornando di moda!  – lo stupore è la mia fede. Forse sono tutti così i poeti. Vedo poca poesia, poca grazia. Ridateci il volto di Anna Magnani. Ci rappresenta, a noi romane come Alberto Sordi, nella sua maschera cinematografica, rappresenta i romani. Anche altri maschi d’Italia, almeno sembrerebbe da vite di politici e varia umanità.

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Sembra che tutto si leghi, l’oscenità di chi loda e si sbrodola, di chi sogna di essere  bello e sexy e pensa che il potere lo renda tale agli occhi delle donne. Già noi donne. Ancora altri venti anni dopo avere esaltato la bellezza di B. inchiodate a esaltare quella di Salvini. Forse è troppo. Ma è questa ancora  l’idea che gli uomini hanno di noi? Il potere ci rende schiave?
Basta, direbbe Snoopy [O Mafalda? sono pensieri giusti per entrambi] e io con lui: vogliamo scendere. Invece restiamo, noi che spesso inascoltati, ai bordi, né sopra, né sotto, né nel mondo di mezzo, cerchiamo di raccontare ciò che tutti potrebbero vedere, solo mandando a gambe all’aria quel tavolo intorno al quale troppi siedono. Al quadro aggiungerei il triste risultato delle elezioni emiliane: non è troppo grave, diceva qualcuno. Oh, se solo, gentile Renzi, volesse mettere insieme i tasselli del puzzle. Certo lei viene da Firenze e come la leggiadra Maria Elena Boschi, non conosce la situazione di  Roma (Sic!). Ma è un ministra: che fa, è di Firenze! Ricorda quello che diceva Fanfani, toscano come lei: anche  a venti anni si può essere bischeri.
Noi restiamo per stare dalla parte di quei bambini Rom che gli uomini di CasaPound non volevano fare entrare a scuola. Dicevano i galantuomini intercettati: non sai quanto ce fanno guadagna’ i Rom. E non vi ricordano queste parole che speculano sulla disperazione, la risata dell’imprenditore che aspettava il terremoto de L’Aquila quale manna dal cielo.
Se si svela l’esistenza di una doppia realtà, tenuta accuratamente nascosta, una volta che viene scoperta, che fine fa la prima realtà? Eravamo in un teatro, e non lo sapevamo. La bellezza di Roma! Noi guardavamo il cielo, certi tramonti incomparabili, e ora ci sembra di aver guardato fondali di teatro. Tutto finto. Credo che la bellezza delle città, dei paesaggi, delle facce, dell’arte, per secoli, ci abbia difeso dalla corruzione, dalla violenza, dal sopruso. Come ce l’avremmo fatta altrimenti!
Ma cosa ci ha portato a tutto ciò? I nostri rappresentanti politici se lo vorranno chiedere? Seriamente. Forse Denis Verdini sarebbe meglio metterlo da parte? O no? Siamo i soliti reduci giustizialisti.
Ancora burattini, burattinai. Mi fermo, con fatica, altrimenti mi rimprovereranno di tornare sempre alla P2. Tuttavia diceva Tina Anselmi:
“Dall’esplorazione di questo mondo, da questa ricognizione, invero poco edificante, dell’altra faccia della luna, possiamo trarre una conclusione principale di significato politico rilevante: che la politica sommersa vive e prospera contro la politica ufficiale; che una democrazia manipolata è in realtà una non democrazia;  che ogni tentativo di correggere surrettiziamente e per vie traverse il sistema democratico significa in realtà negarlo alla radice dei suoi valori costitutivi” [Tratto dagli Atti Parlamentari – IX legislatura – Discussioni – Seduta del 9 gennaio 1986]

P.S.
Democrazia. Diceva Tina Anselmi. Ma questa vicenda, al di là della corruzione di alcuni anche del Pd e di altri truffatori senza camicia – non va certo dimenticato – è Nera