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2di Salvatore Borsellino - 27 novembre 2014
Apprendo con vero sconcerto dell’avviso di garanzia indirizzato ad Antonio Ingroia, accusato di calunnia nei confronti dei magistrati della procura viterbese per averli accusati di “depistaggi, inerzie e coperture” a seguito delle conclusione delle indagini per la morte di Attilio Manca.
Non posso non pensare alla famiglia di Attilio che, piuttosto che avere Giustizia e vedere conclamata la Verità sulla morte del proprio congiunto, lo ha visto uccidere per la seconda volta attraverso l’accusa di essere un tossicodipendente e di essersi dato la morte da solo con una overdose di eroina, alcol e barbiturici.
Questo nonostante l’assoluta evidenza di indizi contrari a tale ipotesi, le tracce ematiche sugli arti, il setto nasale rotto, il sangue fuoriuscito abbondantemente dalla bocca e dal naso, la siringa usata con la mano destra da parte di Attilio che era invece un mancino puro.

Indizi, questi, fondamentali per ipotizzare un assassinio mascherato da suicidio e non presi invece assolutamente in considerazione dalle indagini della procura viterbese.
A chiunque, a fronte della superficialità delle indagini e delle anomale conclusioni dei queste ultime, verrebbe da pensare ad “inerzie e coperture” e potrebbe ipotizzare un "depistaggio" e in tal senso vanno le dichiarazioni di Antonio Ingroia, avvocato di parte civile della famiglia Manca insieme a Fabio Repici, ma piuttosto che la riapertura delle indagini, dopo che la sola accusa aveva riguardato la presunta spacciatrice della droga, accusa peraltro caduta in prescrizione, arriva l’iscrizione di Antonio Ingroia nel registro degli indagati per calunnia. Anche se da profano, giudico che questo non sia ammissibile e non abbia precedenti nei confronti di un avvocato per affermazioni fatte relativamente ad un processo.
Pensare ad un depistaggio peraltro non risulta difficile dato che dietro tutta questa vicenda aleggia l’ombra di Provenzano, quello stesso Provenzano di cui per anni, soprattutto dopo l’avvio della seconda fase della trattativa che era costata la vita a Paolo Borsellino, fu protetta la latitanza.
Quello stesso Provenzano che Attilio Manca, urologo che nonostante la giovane età era internazionalmente noto per le tecniche applicate, era stato probabilmente chiamato ad operare alla prostata a Marsiglia.
Non posso non manifestare tutta la mia solidarietà ad Antonio Ingroia e, in particolare, a tutta la famiglia Manca, cui sono legato da un sincero e profondo affetto
Come loro per la morte del loro congiunto da anni cerco Verità e Giustizia per la morte di mio fratello.
Per Attilio cercano di far passare per suicidio quello che è chiaramente un assassinio, per Paolo cercano di far passare per strage di mafia quella che è sicuramente una strage di Stato.

Tratto da: 19luglio1992.com

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