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riina-salvatore-web3L’ex pm di Palermo Antonio Ingroia
di Giuseppe Lo Bianco - 3 settembre 2014
Le parole di Riina? “Sono un audio papello aggiornato, parla sapendo di essere intercettato e dal carcere il capo di Cosa Nostra continua a mandare messaggi ambigui a pezzi della politica, di altri apparati, ma soprattutto ai protagonisti della trattativa. È evidente che parla da capo di Cosa Nostra che ha una strategia, un disegno per ricucire alleanze, ricostruire equilibri e tentare di rifondare l’organizzazione. Noi l’abbiamo sempre detto, e non cambiamo opinione oggi che le dichiarazioni sono state rese note integralmente”.
Da qualche giorno gli hanno ridotto la scorta, e oggi Antonio Ingroia non è stupito dal contenuto delle rivelazioni né dalla improvvisa loquacità del boss corleonese. “Ha tutta l’aria di essere una cosa tutt’altro che casuale e innocente – esordisce l’ex procuratore aggiunto –. Riina ha parlato con l’intenzione di essere ascoltato e la sua voce, il suo linguaggio, si muovono su due registri: da un lato parla come un pensionato al bar, ma, guarda caso, i suoi argomenti non sono il clima il calcio, il clima o la televisione, ma la politica e la giustizia. Dall’altro invia messaggi ambigui, criptici, che chi deve percepire ha sicuramente compreso’’.

A suo modo il boss divide gli esponenti politici compilando una lista di buoni e cattivi. Berlusconi, nonostante le offese rivoltegli dal boss, appare in cima a quella dei primi.
Le cose dette su Berlusconi sono in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto, lo considera un interlocutore a distanza che alla lunga ha deluso le aspettative di Cosa Nostra e lo dice in modo soft e allusivo, con il tono di un pensionato che parla al bar. Ma nella lista ci sono anche la Santanchè, D’Alema e tanti altri con i quali, secondo lui, è possibile riaprire un’interlocuzione.

Il presidente Napolitano è definito un ‘’berrettone’’, come legge questo atteggiamento oggettivamente dileggiante nei confronti del capo dello Stato?
Beh, anche questo riferimento canzonatorio non esprime certo la durezza che manifesta nei confronti dei magistrati o di esponenti religiosi come il Papa o don Ciotti, suoi acerrimi nemici, c’è una sorta di strizzatina d’occhio nella sua condivisione della non necessità della sua testimonianza al processo della trattativa.

E gli ordini di morte? Che valore e che conseguenze possono avere?

Riina parla da capo di Cosa Nostra, si sente il capo di Cosa Nostra. Di Provenzano sa che è malato, di Messina Denaro dice che è all’estero e lo considera tagliato fuori. Riina è un uomo di morte, continua a ordinare omicidi e le sue minacce sono assolutamente serie. Ma non bisogna commettere l’errore di pensare che il boss parli al popolo di Cosa Nostra: le sue parole non sono il frutto di una furia vendicativa ma di una strategia sottile, camuffata da chiacchiere da pensionato al bar, finalizzata a ricucire alleanze, sia pure dal cortile di un carcere dov’e’ detenuto al 41 bis.

Secondo il procuratore Lari le trascrizioni delle registrazioni delle conversazioni di Riina con Lorusso sono incomplete, e il 23 maggio scorso all’udienza del processo di Capaci ha annunciato che ne avrebbe disposto una nuova trascrizione, completa, alla Dia di Caltanissetta. Non si fida di ciò che la procura di Palermo gli ha inviato?

Ma no, mi sembra normale che il procuratore di Caltanissetta, chiamato ad approfondire gli spunti investigativi legati alla strage di Capaci o alla sparizione dell’agenda rossa, entri in possesso di tutte le registrazioni e disponga una consulenza che vada oltre l’ampia sintesi compiuta dalla Dia di Palermo. Tutto ciò, visto dall’esterno, mi sembra legittimo. L’importante è che non si determinino contrasti o interferenze reciproche’’.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 3 settembre 2014