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berlusconi pupazzodi Nicola Tranfaglia - 3 settembre 2014
Peggio di così è difficile. Da una parte, due maestri della satira televisiva come sono stati sicuramente il regista Franco Maresco e l'autore televisivo con il produttore settantenne Ciccio Mira-Daniele Ciprì hanno messo in piedi un film (proiettato alla sezione Orizzonti del Festival del cinema di Venezia) che avrebbe dovuto essere un apologo critico sugli idoli del nostro tempo.
Un film che rappresenta, a modo suo, un ritratto dell'Italia populista di cui l'uomo di Arcore è, senza alcun dubbio, il fondatore e il protagonista assoluta con altri personaggi che sono, a modo loro, antagonisti o comprimari ma in nessun modo paragonabili all'uomo di Arcore. Sulle speranze liquide che, alla fine, non danno luogo a vittorie degne di questo nome.

Nel film proiettato sulla laguna, si vede Silvio Berlusconi su un trono in lontananza e c'è un inedito e rilassatissimo Marcello Dell'Utri che parla liberamente delle fortune del vecchio amico lombardo Marcello Dell'Utri sull'isola natia. "Lo chiamai: sono Maresco,
forse lei ricorderà di Cinico Tv e magari quell'esperimento le faceva anche schifo." Lui fu gentile: "Lo trovavo anche un po’ greve ma mi piaceva. Vediamoci."  
Dall'altra parte, nelle carceri di Arcore, dopo un ventennio di carcere già espiato, per così dire, l'ex capo dei capi, Salvatore Riina, non trova di meglio nelle sue esternazioni regolarmente intercettate che prendersela anche con la Chiesa e con i pontefici che si sono ultimamente succeduti sul trono di Pietro.
Così, nel novembre scorso, l'ex capo dei capi ha rovesciato una serie di offese e di oltraggi su personalità importanti degli ultimi trent'anni. In una conversazione si riferisce a papa Francesco e di lui dice:" Questo papa è buono... troppo buono. Quello polacco invece era cattivo… proprio era un carabiniere... Ha esortato a pentirsi…"
Del resto lo stesso Riina si era lasciato andare a giudizi molto duri su don Pino Puglisi, il parroco del quartiere palermitano di Brancaccio, ucciso da Cosa Nostra e beatificato dalla Chiesa. Di don Pino aveva detto che "questi non faceva il prete come tutti gli altri ma voleva fare il "mafioso" interessandosi di vicende che andavano oltre il suo compito. " Secondo i magistrati di Palermo che dovranno esaminare le "rivelazioni" del mafioso all'interno del processo sulla trattativa tra mafia e Stato le affermazioni di Riina sono genuine perché, fino al novembre 2013 quando ci furono le prime rivelazioni  sulle minacce al pubblico ministero Di Matteo, il boss corleonese non sapeva di essere intercettato. Riina ha parlato dei grandi investimenti in denaro rivelati di recente dal sito internet LiveSicilia e dall'assassinio nel 1971 del procuratore di Palermo Scaglione: "Gli ha sparato Binnu" il  31 agosto 2013, ha detto, cioè Bernardo Provenzano ". E ha tirato in ballo di nuovo Provenzano a proposito del giornalista Beppe Alfano: "Arrivò o' scimunito di Binnu Provenzano questo è veramente scimunito ad apparenza mia... Non ora che è malato, ma era scimunito quando era buono .."
Insomma, se mi mettono insieme rivelazioni di questo genere condite con le varie minacce contro chi continua la sua battaglia contro le mafie, abbiamo un quadro preciso di un'Italia che forse non ha ancora deciso se è il caso oppure no di mobilitare tutte le proprie forze vitali contro un pericolo che nessuno è riuscito, almeno per ora, a sconfiggere veramente. 

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