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tranfaglia-nicola-web2di Nicola Tranfaglia - 11 agosto 2014
La guerra tra Israele e Hamas è giunta a una svolta decisiva. Le potenze occidentali, dagli Stati Uniti alla Francia, Germania, Gran Bretagna (ma anche l’Italia è con loro) premono per una tregua immediata, dopo che nella notte scorsa sono stati colpiti oltre otto obbiettivi nella Striscia (sono in pericolo trenta obbiettivi come reazione al lancio di 60 obbiettivi contro lo Stato di Israele). Al Cairo proseguono i negoziati ma non sappiamo quali saranno i  risultati nei prossimi giorni. Nella capitale del bel Paese intanto a fine luglio sono comparse scritte “Israele boia” e “Anna Frank cantastorie” con svastiche e croci celtiche comparse in quartieri borghesi come Prati e via Appia. E in pieno centro, dietro via del Corso, ancora un’offesa come “fuoco alle Sinagoghe” con decine e decine di manifesti attaccati nelle zone di piazza Bologna, viale Libia, via Ojetti, con l’invito a “non comprare dagli ebrei”. Secondo il volantino, ”ogni attività, fabbrica, azienda di proprietà ebraica destina una percentuale del suo fatturato a Israele, per rifornirla di armamenti e continuare ad uccidere chi ha il diritto di vivere nella propria Patria.”

Ci si riferisce a quel che accade da alcune settimane in Medio Oriente. ”Contribuisci a fermare il massacro del popolo palestinese.” Scritte e volantini sono stati rimossi dal Campidoglio che ha condannato l’ennesimo episodio di antisemitismo che coinvolge la capitale. Il sindaco Ignazio Marino ha chiesto arresti e pene severissime per gli autori dei manifesti e delle scritte e il presidente della regione Lazio Zingaretti ha dichiarato che si tratta “di un’iniziativa scellerata dal sapore antisemita che rammenta le pagine più cupe della nostra storia nazionale”. Tanti tra i commercianti preferiscono non commentare e si scopre che negli anni scorsi tutti si sono ritrovati, con una scritta o una svastica disegnata sulla saracinesca: ”Di solito capita ogni volta che celebriamo qualche festività religiosa.” E chi ha qualche anno in più non dimentica quel giorno di novembre del 1992, quando sulle vetrine di una trentina di negozi apparvero grandi stelle di David colorate di giallo, il simbolo che durante la tragica avventura nazionalsocialista identificava gli ebrei. “Ma il problema non si esaurisce a questo punto perché, per far soltanto un esempio, per Armando Calò, titolare di un negozio di abbigliamento in viale Libia, quartiere Trieste, quello di ieri “è un ennesimo schiaffo a Roma, una città che è una città medaglia d’oro della Resistenza italiana.”    Il commerciante romano afferma che, tra i negozi boicottati, c’è un pout-pourri che va dai ristoranti agli alberghi, dai caffè alle macellerie. E il fatto che ora attacchino scritte anche sui negozi di abbigliamento indica un allargamento pericoloso degli obbiettivi da parte di questa estrema destra (già denunciata dalle forze dell’ordine per le scritte diffuse tra il 27 e il 28 luglio nella capitale).”La comunità ebraica romana - dicono alcuni commercianti ebrei interpellati - vive oggi, a quanto pare, un altro momento difficile. Viviamo questa guerra tra Israele e Hamas in un modo particolare. Il nostro legame con la terra di Israele è evidente ma la nostra nazione è l’Italia. Purtroppo, talvolta anche i nostri amici, spesso male informati, si sono fatti un’idea sbagliata di quanto sta accadendo… Ha visto che cosa è successo in Francia, con gli assalti alle sinagoghe? Lì, la situazione è peggiore ma in generale l’aria in Europa, in queste settimane, non è buona. Parlerei più che di antisemitismo di xenofobia e di grande ignoranza che non fa capire la differenza che c’è tra lo Stato di Israele e gli ebrei nel mondo”. Insomma, la paura si sta diffondendo ancora una volta in una comunità che nel ventennio fascista è stata duramente perseguitata. Non mi pare il caso di dimenticarlo.