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strage-italicus-webdi Nicola Tranfaglia - 4 agosto 2014
Sono trascorsi quarant’anni esatti da uno dei più miste riosi attentati che hanno percorso il nostro Paese nell’ultimo cinquantennio,quello avvenuto la notte del 3 agosto 1974 sul treno da Roma al Brennero in cui persero la vita 12 persone (tra le quali l’intera famiglia Russo) e ci furono 48 feriti di cui furono,secondo una sentenza arrivata alla corte suprema di Cassazione, i terroristi di Ordine Nero, altrimenti noto come Fronte Nazionale Rivoluzionario,i terroristi neofascisti Mario Tuti, L.Franci e Paolo Malentaccia.

C’ è un particolare importante, di cui nell’ampia letteratura sugli italici terrorismi dell’una e dell’altra sponda (“nera” o “rossa, per intenderci)si è parlato finora troppo poco ed è quello che prevedeva tra i passeggeri Aldo Moro che avrebbe dovuto trovarcisi per andare nella stagione montana di Bellamonte  con la sua famiglia. Così gliautori del grave attentato pensavano di aver vendicato il loro camerata  Giancarlo Esposti. Subito dopo l’attentato,peraltro,voci anonime, registrate da “Il resto del Carlino”, dicevano:”Possiamo mettere la bomba dove vogliamo!”. Autore del volantino della strage era stato un estremista di destra noto come una persona di scarso equilibrio mentale e che disponeva tuttavia, alla fine, di un alibi personale. C’era stata anche l’interferenza di una funzionaria del SID e dei servizi segreti italiani,una certa Rosa Marotta (rivelazione emersa il nove agosto) che ascolta la telefonata di Claudia Aureliana che parla del treno Bologna-Mestre. Il Sid in effetti si è infiltrato in quel periodo tra gli studenti greci e quelli del PCI. Qualche mese dopo, il 15 dicembre 1975,evadono da Arezzo tre detenuti Aurelio Franchini, Felice d’Alessandro e Franci. Per portare il terzo evaso Franci,estremista di destra,per fargli confessare a lui la strage di Valle di Sambro. In cambio Franci avrebbe avuto l’appoggio per espatriare costringendo il compa gno di avventura Cauchi all’espatrio per non farsi arrestare. Tuti, a sua volta, per non farsi arrestare, ucciderà i due agenti empolesi Falco e Cerasolo.Si accerta successivamente che Piero Centacchi piazzò l’ordigno sul treno nella stazione di S.Maria Novella e il Franci fece da palo. L’ordigno a sua volta venne  prepa rato dal Malentacchi. L’attentato fu eseguito per creare il caos. Oggi mi sono costituito ed è venuto meno il motivo per cui ero evaso.”(sentenza del giudice istruttore dell’attentato sull’Italicus,1980). I colpevoli alla fine non sono stati individuati dai giudici ma la commissione presieduta da Tina Anselmi alla fine ha emesso un severo giudizio sulla strage del 4 agosto 1974: ”La strage dell’Italicus è  ascrivibile a un’organizzazione terroristica di ispirazione neofascistica o neonazista operante in Toscana;la loggia P2 svolse opera di istigazione agli attentati e di finanziamento verso i gruppi della destra extraparlamentare toscana;che la loggia P2 è quindi sicuramente coinvolta e può ritenersi responsabile in termini non solo giudiziari ma storico-politici ,quasi essenziale retroterra economico,organiz zativa e morale”. (Relazione della maggioranza della P2).Era difficile essere più chiari di così sul ruolo centrale della loggia di Gelli nell’attentato dell’I talicus. Sull’esito giudiziario hanno contato negativamente la mancanza di un gruppo di familiari (come è avvenuto invece che in quegli anni per altri attentati). E ancora l’iscrizione alla loggia massonica coperta di alti ufficiali delle armi italiane coinvolte: il generale dei Carabinieri Bittoni, l’ammiraglio Birindelli, il capitano  C. Terranova, il colonnello dei Carabinieri di Arezzo D. Tuminelli, il pubblico ministero di Arezzo M. Marsili. E i capi dei Servizi Segreti italiani Miceli e Maletti legati a Gelli e alla P2. La sentenza della corte di Appello che è del 1986 condanna Tuti e Franci all’ergastolo come esecutori della strage e conclude nel senso di ipotizzare alla preparazione di un colpo di Stato nella primavera-estate del 1974. C’è in tutta questa storia almeno una buona notizia ma riguarda, almeno in prima istanza, soltanto chi può utilizzarla come i miei colleghi e anche chi scrive che sta pensando da tempo a scrivere un nuovo saggio sulle vicende dei terrorismi italiani.