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femminicidio0di Nicola Tranfaglia - 9 marzo 2014
I risultati delle statistiche, come è noto, devono essere letti come un solo testo. Se le percentuali che ne derivano si leggono come se facessero parte di testi diversi, si corre il rischio di non capire quello che è veramente successo. E lo dico avendo appena letto i risultati italiani e quelli europei sulle violenze contro le donne.
In Italia i dati sono davvero impressionanti: 134 uccisioni di donne nel 2013 e l'anno in cui viviamo ha registrato proprio ieri tre assassinii nelle tre Italie, cioè al Nord, al Centro e al Sud. E aumenta il numero dei bambini che restano soli perchè, otto volte su dieci è proprio il padre che ha ucciso la madre sicchè viene arrestato e recluso a lungo per il delitto compiuto. Peraltro il governo Renzi non ha attribuito la delega, che c'era nel precedente esecutivo, alle Pari Opportunità sicchè non è chiaro di chi sia la competenza per intervenire.

C'è un altro dato che ci fa rabbrividire e riguarda l'Europa e il mondo intero. I dati europei, se non mi inganno, sono a loro volta inaspettati, giacchè il diciotto per cento ha dichiarato di essere vittima di molestie (o stalking che dir si voglia) dall'età di 15 anni, il 55 per cento, cioè più della maggioranza, di essere stata molestata spesso nei luoghi di lavoro, l'11 per cento di aver ricevuto avance inappropriate sulla rete. E una donna su dieci, nel vecchio continente, ha subito qualche forma di violenza da un adulto prima dei 15 anni e il 5 per cento è stata addirittura vittima di uno stupro. Nel 22 per cento dei casi è stato il partner della donna l'autore della violenza, spesso per il troppo alcol ingerito.
Ma ci sono ancora due dati della ricerca fatta a livello dell'Europa che appaiono particolarmente clamorosi giacchè sono eloquenti sulla cultura prevalente nelle popolazioni.
Il primo è che il 67 per cento delle donne non ha mai sporto denuncia. Morten Kjaerum, direttore dell'agenzia che ha compiuto l'indagine, afferma al riguardo: "Ciò che emerge è una situazione di abusi molto estesa che danneggia la vita di molte donne ma è sistematicamente molto estesa."
L'altro dato che, almeno a prima vista, può sembrare perfino incredibile è che, se si leggono le statistiche sulle violenze contro le donne nei vari paesi dell'Unione europea, si scopre che una donna su tre ha subito abusi fisici o psichici dall'età di 15 anni, una percentuale che tradotta in numeri corrisponde a circa 62 milioni di cittadine europee. Del resto la ricerca è stata imponente perchè sono state intervistate 42mila donne di età compresa tra i diciotto e i settanquattro anni,1550 per ciascuno dei 28 paesi membri. I dati, in maniera decrescente, partono inapettatamemente dai paesi dove le donne hanno raggiunto da tempo un alto livello di occupazione, cioè dalla Danimarca (52 per cento di abusi subiti) alla Finlandia (47 per cento) e alla Svezia (46 per cento).
La quarta è l'Olanda (45 per cento), seguita da Francia e Gran Bretagna entrambe al 44 per cento. L'Italia, dove lavora un numero di donne di gran lunga minore che nei paesi già citati, si colloca con il 27 per cento nel settore medio-basso della classifica. Peccato che i dati già ricordati sulle uccisioni danno il senso della effettiva situazione nel nostro paese.
femminicidio-scarpe-rosseMa la Svizzera si ferma al 9,95 per cento ed è in assoluto il paese, da questo punto di vista "migliore" dell'Unione. La responsabile della rete di assistenza alle donne in Svezia ha detto che, in quel paese, le donne sono molto più attente ai loro diritti e sanno farsi aiutare dalle istituzioni create per i cittadini. Ma, nel complesso, anche lì le donne vittime di abusi vivono in case isolate e questo produce una loro impotenza a difendersi. Il diciannove per cento delle intervistate sostiene che non saprebbe dove cercare aiuto in caso di aggressione sessuale o fisica. D'altra parte, gli effetti della violenza fisica e sessuale possono essere duraturi e sedimentarsi in maniera pesante.
Dalla ricerca emerge che "oltre un quinto delle vittime di violenza sessuale ha avuto attacchi di panico, più di un terzo si è depressa e ha avuto difficoltà nelle successive relazioni. "Occorre, a questo punto, che la politica europea introduca al più presto la ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio di Europa che definisce quel genere di violenze come espressione di una violazione dei diritti umani e stabilisce l'obbligo legale per gli Stati di agire contro il problema e perseguire gli aggressori.
Mentre anche oggi in Italia (il caso di Lecco) la cronaca riserva storie piene di orrore su donne e bambini, va ricordato che pronto da quasi tre anni la convenzione europea di Istambul è stato ratificata soltanto da Austria, Portogallo e Italia.

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