Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

gratteri-nicola-web4di Nicola Gratteri - 18 gennaio 2014
Non ci sarebbe molto da aggiungere alla lucidissima analisi del procuratore Ardita. E' un esperto di questo settore e mi sneto di condividere tutto ciò che ha scritto e detto sul decreto svuota-carceri. Questo provvedimento è molto più di un indulto. L'indulto, come ha giustamente spiegato Ardita, beneficia tutti i detenuti nella stessa misura. La liberazione anticipata, prevista dal decreto svuota-carceri, prevede che il beneficio sia proporzionale alla pena espiata.
Pertanto, a beneficiarne saranno anche i mafiosi che, contrariamente ai detenuti comuni, sono rinchiusi in celle singole, doppe, al massimo triple e non certo stipati sulle brandine a quattro piani.

Ritengo sia giusta la battaglia per la civiltà della pena che deve procedere nella legalità e nel rispetto della dignità del detenuto, ma non bisogna far entrare nella testa di chi commette un reato l'idea che tutto si possa aggiustare. La certezza della pena deve essere garantita, non mercanteggiata. Il sovraffollamento carcerario non si può risolvere rinunciando in parte all'esecuzione della pena. La cosa grave è prorpio questa: che si mette nella testa della gente l'idea che alla fine tutto si aggiusta. Un sistema con livelli inadeguati di certezza della pena e di risposta al crimine comporta come conseguenza inevitabile l'importazione di altri criminali sul nostro territorio, come succede già in altri paesi.

Il sovraffollamento carcerario si può risolvere in due modi. Uno: la realizzazione in tempi brevi di nuove strutture penitenziarie, o di nuovi 'bracci' in aggiunta a quelli esistenti. Due: con l'introduzione del modello americano che prevede una distribuzione più razionale degli spazi. Chiusi nelle celle dovrebbero restare solo i detenuti di alta sicurezza (41 bis e individui socialmente pericolosi), gli altri potrebbero usufruire degli spazi esterni, potrebbero lavorare in un progetto di reinserimento sociale. Bisogna ricorrere sempre di più alle misure alternative per tossicodipendenti e baby-criminali. Bisogna fare accordi bilaterali e far sconatre la pena di molti detentui nei paesi di provenienza.

Non penso che questa misura incida molto sul piano deflativo. Bisognerebbe procedere alla revisione del sistema dei delitti e delle pene. Sono contrario ai provvedimenti tampone. Bisogna porre mano a una riforma seria dell'intero settore. Sarebbe opportuno ascoltare gli esperti del settore e trovare le soluzioni adeguate. Indulti e misure come quella appena introdotta sono dei palliativi. Non si può mettere sullo stesso piano mafiosi e detenuti comuni. I mafiosi devono essere puniti, tenendo conto del danno sociale causato al Paese. Non è questo il modo per risolvere il sovraffollamento carcerario. Senza poi parlare del rischio paralisi negli uffici di sorveglianza. E'  stato varato il nuovo decreto senza aggiornare il sistema informativo per la trasmissione telematica delle ordinanze di scarcerazione alle varie Procure. Non si possono fare riforme che determinano aggravi di lavoro senza intervenire su mezzi e organici. Così non va.

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 18 gennaio 2014

Tratto da: 19luglio1992.com