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ingroia-antonio-web14Intervista a Antonio Ingroia
di Accursio Sabella - 22 novembre 2013
"Stavolta pare proprio che potrò insediarmi. Nelle scorse settimane ho notato nei miei confronti una strana e fortissima ostilità. Un ex pm, del resto, è sinonimo di legalità. Ma non sarò un giustiziere solitario".
Alla fine potrà insediarsi. Antonio Ingroia sarà il commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi. Una scelta, quella del presidente Crocetta di chiamare l'ex pm per dare una mano alla Regione, che sembrava somigliare a una maledizione. Prima il no del Csm per l'incarico al vertice di Riscossione Sicilia. Poi, i problemi “tecnici” che hanno messo in discussione anche l'approdo alla società dell'informatica. È servito persino un parere dell'Avvocatura dello Stato.

Ma adesso, dottor Ingroia, può tirare un sospiro di sollievo. Può insediarsi.
“Pare. Sì, pare di sì”

Ha ancora qualche dubbio in merito?
“No, ormai penso non ci siano più dubbi, però...”.

Però?
“Non posso negare di aver assistito in questi mesi a cose molto strane”.

Vale a dire?
“Ho notato una certa resistenza di fronte all'idea che io potessi guidare una società regionale”.

Secondo lei questa resistenza a cosa è dovuta?
“Nel momento in cui mi insedierò e potrò finalmente mettere il naso nei conti di Sicilia e-Servizi, credo che potrò svelare il mistero”.

Lei crede che qualcuno abbia qualcosa da nascondere?
“Lo verificherò una volta arrivato in sede. Oltre, ovviamente, a portare avanti i ruoli istituzionali che mi competono”.

E di nodi da sciogliere ce ne sono parecchi. Ad esempio, nelle stesse ore in cui l'Avvocatura dava il via libera alla sua nomina, i soci privati di Sicilia e-Servizi hanno messo alla porta 76 lavoratori.
“Anche questo fatto è curioso. I privati hanno avuto uno strano tempismo. All'improvviso, insomma, è sorta questa urgente necessità”.

Anche questo fatto, secondo lei, è legato al suo arrivo?
“Diciamo che quella della Sisev è una decisione che mi sorprende. Ancora non siamo giunti alla conclusione del rapporto tra privato e Regione. Se avevano questa intenzione, avrebbero potuto farlo prima. O quantomeno attendere che la convenzione scadesse”.

E magari, attendere di fare quattro chiacchiere col nuovo commissario...
“Appunto”.

Invece, sono andati via prima del suo arrivo.
“Noto una ostilità palpabile. E non credo c'entri la politica”.

E a cosa è dovuta secondo lei?
“Non so, riesco a darmi una sola spiegazione: la figura di un ex pm è sinonimo di legalità. E magari questo fatto potrebbe fare un po' impressione”.

È un timore fondato secondo lei? Crede che si troverà di fronte a scandali, sprechi? Crede che si farà qualche nemico?
“Io spero che si possano ripristinare rapporti sereni con tutte le parti in causa. Io non arrivo lì come se fossi un giustiziere solitario. Sono un uomo delle istituzioni chiamato a rimettere un po' di ordine e ridare tasparenza in una società nella quale entrambe le cose in passato sono mancate. Lavorerò quindi nell'interesse della Regione e dei siciliani e offrirò il mio contributo fino a quando il governo me lo chiederà”.

Quali saranno allora i primi atti?
“Intanto va assicurata la continuità dei servizi. La Regione non può trovarsi per terra, dal punto di vista informatico”.

Ma questo non può non passare dalla risoluzione delle controversie col personale.
“Credo che la questione dei licenziamenti non vada vista come una faccenda individuale, che riguarda questo o quel lavoratore. Questo è un problema di cui la comunità deve farsi carico. È un problema, insomma, che ha anche una valenza pubblica, perché le persone che stanno per perdere il posto rappresentano un patrimonio di professionalità e competenze che non va disperso”.

Eppure, il governo, attraverso le parole dell'assessore all'Economia Bianchi è stato chiaro: i lavoratori sono dipendenti delle società private. E la Regione non ha alcun obbligo nei loro confronti.
“E' vero, dal punto di vista contrattuale la Regione non può avere responisabilità alcuna nei confronti di quei dipendenti. Dal punto di vista politico-istituzionale, invece, l'amministrazione non può lavarsene le mani. Dobbiamo trovare una soluzione, un equilibrio. Certamente, non intendiamo coprire le spalle al socio privato che finora ha pensato solo agli affari propri”.

La sua nomina, da parte del presidente Crocetta, è stata giustificata dalla necessità di combattere il malaffare. Da osservatore privilegiato, quale è stato lei fino a oggi, dei fatti che riguardano la pubblica amministrazione, e basandosi sulla sua esperienza di pubblico ministero, davvero pensa che la Regione siciliana sia così corrotta, collusa?
“Su questo punto dobbiamo essere chiari. Lei deve immaginare la Regione come un bastimento. Le incrostazioni e le zavorre del malaffare e dello sperpero, dalle malversazioni, del peculato, dei rapporti con la criminalità organizzata e mafiosa, rischia di portare a picco il bastimento, nonostante l'abilità di chi lo governa. La cosa da fare preliminarmente, quindi, è quella di impiegare l'equipaggio per eliminare queste incrostrazioni. Ma poi, bisogna andare oltre”.

Cioè?
“Per rimanere nella metafora, il bastimento deve anche puntare a un porto, deve studiare una rotta e indirizzare l'imbarcazione verso un approdo. Ed è questa l'idea che porterò avanti anche nel mio ruolo di guida di Sicilia e Servizi. Bisogna fare pulizia ma anche lavorare a un progetto che salvi quanto di buono è stato fatto”.

Sempre se riuscirà davvero a insediarsi.
“Ormai, pare proprio che mi insedierò”.

Tratto da: livesicilia.it

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