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berlusconi-silvio-web0di Nicola Tranfaglia - 28 agosto 2013
Se si ha la pazienza di seguire la politica italiana sui quotidiani che amano e rispettano l’uomo di Arcore, tra cui non mancano testate importanti come, seppur solo in parte, il Corriere della Sera e, con maggior chiarezza, il Quotidiano nazionale e molti giornali regionali al Nord e al Sud a cui si aggiungono le maggiori testate dei canali televisivi berlusconiani e con qualche cautela anche quello Rai del primo canale, si ha l’impressione che ormai i problemi italiani siano quasi sul punto di risolversi. Non soltanto dal punto di vista economico (ma questo è vero soltanto parzialmente, se si pensa all’enorme debito pubblico e alla difficoltà di abbassare il carico fiscale per la grande  generalità degli italiani che lavorano o godono la pensione) ma dal punto di vista politico e istituzionale.
E su questo secondo aspetto che vale la pena fare un breve ragionamento che parte dai dati di fatto e mette da parte la tendenza di chi fa la politica per professione soprattutto nel centro-destra o di chi per altre ragioni non può scontentare i “santi in paradiso”.

Il ragionamento degli ottimisti sulla prosecuzione delle “larghe intese” anche nel 2014 e di un secondo governo Letta per alcuni anni (almeno fino al 2015, incomincio a sentire con sempre maggior decisione) si basa su alcuni presupposti dati per sicuri. Il primo è che il Capo dello Stato ,Giorgio Napolitano, al suo secondo mandato di presidente della repubblica, possa concedere la grazia senza una esplicita domanda degli avvocati onorevoli Longo, Ghedini e Coppi che seguono, con ruoli e pesi diversi, la difesa dell’ex presidente del Consiglio. Nessuno o quasi ricorda che proprio Napolitano, nella sua Nota del 13 agosto scorso, ha parlato soltanto delle pene principali. Ciò significa, in termini di valutazione precisa del testo che è da fare trattandosi di un documento ufficiale della prima carica dello Stato, che il Capo dello Stato non intende intervenire (come pure  potrebbe, dati  i suoi poteri). Il secondo aspetto da sottolineare è che, non presentando ricorso alla sentenza definitiva della Cassazione, gli avvocati della Corte di Appello decideranno sulle pene accessorie in novembre-dicembre 2013. Ma Napolitano ha detto con chiarezza che, senza domanda, non potrà intervenire,cancellando le pene accessorie. E dunque -anche da questo punto di vista- l’imprenditore di Arcore dovrebbe far domanda per quel che ha scritto il presidente della Repubblica. Ma così ammetterebbe le sue responsabilità nella frode fiscale e finora Berlusconi sta facendo di tutto perché la condanna sia semplicemente commutata in una pena pecuniaria (un corrispettivo in danaro calcolato per ogni giorno di detenzione) che egli è comodamente in grado di pagare.
Ma - ed è questa l’effettiva preoccupazione - per l’uomo di Arcore se la commissione parlamentare, sostituendo subito il relatore Augello, già in crisi, e il Senato votano la decadenza, la grazia del Colle, se non viene concessa prima del nove settembre, è inutile. Quanto alla Consulta, invocata non solo dall’on.prof. Violante ma anche dal prof. Manzella e da altri che si preoccupano sempre di più per le possibili reazioni politiche dell’imputato, potrebbe sempre giudicare inammissibile il ricorso e quindi allungare i tempi della decisione senatoriale. Già del resto è sempre più chiaro che il senatore Berlusconi, tenendo conto di un paese che, dal 2008 ad oggi, è precipitato nella classifica mondiale per il grado di corruzione pubblica al posto di 72mo paese, vicino a paesi africani che non dispongono di un sistema democratico e parlamentare,segue una doppia tattica: da una parte, si batte con i suoi avvocati per una commutazione della pena sia per quanto riguarda la pena principale che quelle accessorie, dall’altra, si dispone -se non ci sarà la grazia- a seguire quello che Grillo ha già attuato (con la differenza che non ha nessuna intenzione di restare come garante o capo ideologico) ma ritiene di potere, grazie ai mezzi economici e mediatici di cui continua a disporre,di continuare ad essere il leader effettivo della destra italiana. In questo senso, è vitale la divisione, nel centro-sinistra, che il nuovo segretario del maggior partito metta da parte le “larghe intese” che  poco hanno prodotto finora -è un dato oggettivo- sul piano politico e pensi piuttosto a costruire con il suo partito e tutte le forze  politiche e sociali disponibili, un’alternativa credibile nelle prossime elezioni del 2014. E’ difficile, almeno oggi, che si possa arrivare con l’attuale governo o una sua stanca riedizione all’anno delle elezioni europee.

In foto: Silvio Berlusconi