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berlusconi-grassoLettera aperta di un ex senatore
di Gian Mario Albani - 19 agosto 2013

Signor Presidente, ho avuto la ventura di sedere sui banchi del Senato nel corso della quinta legislatura (1968-1972), accanto a Ferruccio Parri, Franco Antonicelli, Carlo Levi e altri. La Corte di Cassazione ha giudicato “irrevocabili” le motivazione della sentenza di condanna del senatore Silvio Berlusconi, per frode fiscale. Condanna per ciò diventata definitiva. Non occorre rammenti a lei queste motivazioni del Tribunale di Milano, in data 26.10.2012, confermate il 8.5.2013 anche in Corte d’Appello. Sta scritto del suo “ruolo di direzione e di ideatore fin dai primordi del gruppo (Fininvest), di un’attività delittuosa tesa ad una scientifica e sistematica evasione (fiscale) di portata eccezionale. Va poi considerata la (sua) particolare capacità a delinquere dimostrata nell’esecuzione del disegno, consistito nell’architettare un complesso meccanismo fraudolento ramificato in infiniti paradisi fiscali, con miriadi di società satelliti e conti correnti costituiti esclusivamente in funzione del disegno delittuoso”. Senza sottacere il fatto “che dalla suddetta attività (delittuosa) è conseguita per l’imputato (Silvio Berlusconi) un’immensa disponibilità economica all’estero, in danno non solo dello Stato, ma anche di Mediaset e, in termini di concorrenza sleale, delle società del settore”.

IL 10 GIUGNO 2013 è stato presentato al Senato il rapporto del garante sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che conteneva dati sconvolgenti: “in Italia vivono in situazione di povertà relativa 1 milione e 820 mila minorenni. Il 7% del minorenni, pari a 720 mila vive in condizione di povertà assoluta. La quota è del 10,9% nel sud, a fronte del 4,7% nel centro-nord. Il dato più allarmante è relativo al rischio di povertà ed esclusione sociale per i bambini e gli adolescenti che vivono in famiglie con tre o più minorenni, che è pari al 70% al sud a fronte del 46,5% a livello nazionale” (dati Istat). In quella occasione lei, signor Presidente, ha dichiarato che questa “è una questione sociale da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica”.

Già, ma noi siamo il Paese, insieme alla Grecia, alla Spagna, al Portogallo e a Cipro in cui la maggioranza delle persone e delle famiglie è costretta a stringere sempre di più la cinghia, e non vede via di uscita: ci hanno rubato la speranza, diceva una donna di Termini Imerese (Sicilia) davanti ai cancelli chiusi della Fiat, per dire ci hanno tolto il lavoro, ci hanno tolto la vita (3 giugno 2013). Noi siamo il Paese con la più alta evasione fiscale. Che non riguarda i redditi tassati alla fonte, quelli dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, pubblici e privati. I quali contribuiscono a pagare i servizi sociali anche per gli evasori fiscali, di quelli che costituiscono fondi neri all’estero, nei paradisi fiscali: un’ingiustizia che grida vendetta. Perciò, il nostro Governo dovrebbe essere impegnato a combattere, a contrastare l’evasione fiscale con tutta le sua forza.

ECCO, ADESSO lascio a lei, a tutti i senatori, trarre le doverose conseguenze della sentenza di condanna di Silvio Berlusconi, con quelle motivazioni, ritenute irrevocabili dal Corte di Cassazione. No, non stia ad ascoltare i suoi sostenitori dentro e fuori del Parlamento, tutti quelli che hanno osato affermare che la nostra magistratura avrebbe offeso la legalità democratica, la stessa democrazia. Tutto perché questo pregiudicato faccendiere è stato più volte eletto dal popolo sovrano, mentre i giudici non lo sono. Che dire? Beota e colpevole ignoranza delle istituzioni e del regime democratico, della legge uguale per tutti, eletti, non eletti ed elettori. È un mondo alla rovescia, d’aver vergogna di essere italiano. Grazie, con tutta la dovuta deferenza.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

In foto: Silvio Berlusconi saluta Pietro Grasso