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teresi-c-giorgio-barbagallo-2013Intervista al procuratore Vittorio Teresi
di Luca De Carolis - 10 agosto 2013
Tira un forte vento di impunità. E certe proposte confermano che è un momento difficile per chi combatte la criminalità”. Vittorio Teresi (foto), procuratore aggiunto a Palermo, commenta così l’idea lanciata ieri dal neo presidente del Forum Giustizia del Pd, Danilo Leva, in un articolo su l'Unità: abolire l’ergastolo.
Leva definisce “improcrastinabile la modifica dell’istituto della custodia cautelare, eliminando quelle ipotesi normative che la dispongono obbligatoria, fatta eccezione per i reati più gravi”. Sullo sfondo, il colpo di mano infilato nel ddl di conversione del decreto svuota carceri, appena approvato. Con la modifica dell’articolo 280 del codice di procedura penale, è stata eliminata la possibilità di disporre la custodia cautelare in carcere per una serie di reati tipici delle inchieste di mafia: dal favoreggiamento personale al reato di false informazioni al pm, sino alla malversazione ai danni dello Stato.

Procuratore, dal Pd propongono l’abolizione dell’ergastolo. Che ne pensa?
Lo trovo un segnale pericoloso, tipico del momento che stiamo vivendo. Diciamo che ogni tanto ci provano, e così si torna a parlare di amnistia, depenalizzazione e via discorrendo.

Cancellare il carcere a vita sarebbe davvero così controproducente?
In linea generale, io non sono neanche contrario. Ma si potrebbe fare solo nell’ambito di una riforma complessiva, ed efficace, dell’intero sistema carcerario. Da sola, l’abolizione dell’ergastolo sarebbe solo un favore alla criminalità, e un segnale negativo, lo ripeto, dato ai cittadini. E poi c’è un elemento da precisare: la carcerazione a vita quasi non esiste più, o meglio non viene applicata. Dopo 28 anni di reclusione , scattano una serie di misure per il reinserimento sociale, previste dal nostro sistema.

Lei parlava di riforma. Cosa servirebbe per far funzionare meglio la macchina della giustizia?
Una priorità sarebbe cambiare l’esecutività della pena, ovvero renderla esecutiva dopo il secondo grado di giudizio. Due sentenze di merito sono sufficienti per attestare la colpevolezza o meno: aspettare il terzo grado, che si esprime sul rispetto o meno delle regole processuali e di diritto, comporta tempi lunghissimi.

Ma lei conserverebbe il terzo grado in Cassazione?
Sì. Ma dopo i primi due gradi dovrebbe scattare la reclusione. In caso di irregolarità riscontrate dalla Corte, si potrebbe aprire il processo di revisione.

Detto di questi tempi, in cui si pretende la grazia per condannati in Terzo grado, sembra quasi un paradosso...
La sensazione di un forte vento di impunità nell’aria è indubbia. E a darle corpo sono anche quanti si ostinano a chiedere salvacondotti per sentenze già passate in giudicato. O invocano, più o meno in forma esplicita, l’amnistia.

Il dl svuota carceri ha eliminato la custodia cautelare in carcere per una serie di reati. Che ne pensa?
Temo conseguenze gravi. Il reato di favoreggiamento è fondamentale per colpire quell’ampio mondo dei fiancheggiatori della criminalità organizzata: e per arrivare da loro, che sono la periferia, al cuore dell’associazione mafiosa. Per andare sul concreto: con l’abolizione della custodia cautelare in carcere, sarà molto più difficile far parlare coloro che ospitano in casa i boss o fanno loro da autisti, piuttosto che da vivandieri. Perché d’ora in poi avranno molta meno paura delle conseguenze.

Perché hanno introdotto una   norma simile, secondo lei?
Non lo so. Posso dire è che di fronte a cose come queste i tecnici del diritto sono impotenti. E non possono fare nulla rispetto alle logiche dei politici.

Procuratore, lei combatte le mafie da venticinque anni. Si sente più solo, rispetto a qualche anno fa?
Sicuramente sì. Soprattutto, noto il silenzio generale su norme come questa, e in generale sulla lotta alla criminalità organizzata. Dopo l’avvio del processo sulla trattativa tra Stato e mafia, la pausa estiva ha portato una pausa delle coscienze. Avviene ciclicamente: da una fase di favore verso chi combatte le mafie, si passa a un deciso contrasto. E questo è il momento del contrasto.

Preoccupato?
Siamo processualmente attrezzati, abbiamo tanta esperienza. Andremo avanti, come sempre.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano

In foto: il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi (© Giorgio Barbagallo)

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