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tranfaglia-nicola-web4di Nicola Tranfaglia - 6 maggio 2013
Non è piccola la contraddizione che caratterizza l'Italia dei nostri tempi, quella che da fine febbraio ha cercato, con scarsa fortuna, di archiviare le elezioni del 24-25 febbraio 2013 e di far eleggere dalle due Camere, appena formate e già divise in tre gruppi di grandezza molto simile, un governo capace in modo rapido ed efficace di affrontare i problemi  strutturali nella penisola.
Se dovessimo individuare il problema per molti aspetti più urgente,dovremmo incominciare di sicuro con il grave divario economico e civile che divide il Nord dal Sud del nostro paese.
Basta leggere tutti gli ultimi dati forniti dalla Banca d'Italia per ricordare che l'Italia è nettamente divisa in due e non accenna a cambiare, anzi in questo ultimo trentennio "populista", ha visto crescere le distanze tra chi partecipa alla ricchezza e chi è lontano mille miglia da ogni risorsa.

La ricchezza dell'Italia ammonta -come è noto- a quasi novemila miliardi di euro ma la metà fortunata della penisola ne possiede il novanta per cento e l'altra che vive  nell'Italia meridionale, conta più di due terzi del totale degli abitanti, ma ne ha soltanto il dieci per cento.
Concludendo un saggio di notevole chiarezza su La questione italiana. Il Nord e il Sud dal 1860 ad oggi (Laterza 2013), Francesco Barbagallo ha messo in luce la contraddizione di fondo a cui mi sono  appena riferito e di cui i giornali parlano poco e male: "L'Italia, protagonista nell'avvio della costruzione europea che indicava già nello statuto l'obiettivo dello sviluppo del mezzogiorno d'Italia, oggi naviga a vista. In una Unione europea composta da 27 Stati membri, molti dei quali usciti di recente da condizioni economico-politiche molto difficili, l'Italia appare bloccata e in caduta libera in tutte le classifiche che indicano i livelli di sviluppo e di civiltà." Nell'ultima classifica dell'OCSE -dobbiamo aggiungere- la classifica sui livelli di istruzione media ci collocano al ventinovesimo posto su 31, uno degli ultimi paesi per istruzione media di questa "grande" ma sempre divisa Europa.    
Se questo è un paese che partecipa a tutti i vertici europei riservati ai paesi più sviluppati del continente, non c'è come italiani da essere in nessun modo contenti del nostro paese nè della sua storia nel periodo repubblicano nè per quella che ci aspetta.
Il secondo problema urgente da affrontare è quello della legalità che in questo paese è ancora piuttosto latitante. Abbiamo sentito nelle ultime ore che nel governo Letta formato dopo più di due mesi dopo le ultime elezioni una sottosegretaria che aveva la delega per le pari opportunità è stata trasferita a un altro Ministero per le dichiarazioni contro gli omosessuali che aveva ritenuto di poter rendere, come se non avesse capito che quelle dichiarazioni erano contrarie a principi fondamentali della Costituzione repubblicana che non può rimettere in discussione la parità tra i sessi e che un altro sottosegretario ha dovuto rinunciare alle sue deleghe per gli intensi rapporti coltivati con persone condannate di recente in processi di mafia.
Ora se si vuole tener conto dei gravi problemi aperti in parlamento,nelle commissioni regionali e in quelle comunali in molte grandi e piccole città al Nord come nel Centro e nel  Sud sul fenomeno mafioso e, di conseguenza, sul binomio democrazia-legalità che dovrebbe costituire un aspetto fondamentale del governo in carica presieduta da Enrico Letta, non c'è da stare molto  allegri e non c'è dubbio sul fatto che  la prossima commissione Antimafia che occorrerà insediare al più presto dovrà avere una presidenza degna di questo nome.
Ho letto che si pensa a Rosy Bindi per la Commissione Antimafia e vorrei dire che gli studiosi di storia della mafia ancora presenti nel nostro paese sarebbero contenti se si arrivasse a una soluzione come questa.
Certo c'è da essere preoccupati a sentire che il capo della coalizione di centro-destra aspira ancora a presiedere la Convenzione parlamentare sulle riforme ma mi sembra di capire dalle reazioni avvenute in una larga parte della società politica, oltre che da quella civile del paese, che le probabilità che Silvio Berlusconi possa occupare quella poltrona siano ancora scarse e sono sicuro che nè Cuperlo nè Epifani, candidati a diventare segretari del maggior partito del centro-sinistra possano accettare una soluzione così assurda come quella a cui aspira ancora l'uomo di Arcore.
Meglio le elezioni politiche a distanza ravvicinata che un presidente che conosce troppo bene Cosa Nostra ma che  dovrebbe pensare prima a difendersi dalle numerose imputazioni penali che lo attendono e a partecipare soltanto, dopo esser stato definitivamente  assolto a partecipare alla vita parlamentare.
E' il dovere questo di tutti gli italiani, siano o no già partecipi della nostra vita pubblica.