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morosini-audioParla il giudice di Palermo che ha appena firmato i rinvii a giudizio.
da A ciascuno il suo - 16 marzo 2013
"Quando ho saputo che ero stato designato e sapevo la quantità di atti, l' unica sensazione che ho provato subito è stata l'inadeguatezza. Poi, un minuto dopo, ho cercato di mettermi a guardare le carte, per capirci qualcosa". Piergiorgio Morosini, il giudice di Palermo che ha appena firmato il rinvio a giudizio insieme di ex ministri e ex boss di Cosa Nostra nell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, affida anche questo sfogo ad A Ciascuno Il Suo di Radio 24.

Il processo che comincerà a maggio sulla trattativa "è probabilmente una delle ultime occasioni per fare chiarezza a livello giudiziario sulla stagione delle stragi, 92-93", riflette Morosini, che appoggia l'idea dell'istituzione di una Commissione d'inchiesta insieme anti-mafia e anti-terrorismo su quella stagione: "Sarebbe la formula giusta per affrontare le questioni di quegli anni. Potrebbe studiare - dice a Radio 24 - quali sono le convergenze tra organizzazioni di stampo mafioso ed eversivo".

A Palermo è stata aperta nel frattempo anche un'inchiesta bis sulla cosidetta Falange Armata, una sigla misteriosa che in quegli anni ha rivendicato attentati e minacce. "Dietro la Falange Armata - dice il giudice Morosini - credo ci siano questioni che potrebbero aiutare a far luce su quell'epoca". Morosini lancia anche un avvertimento, in quest'intervista a Raffaella Calandra: "Credo che l'attuale periodo italiano, di transizione presenti preoccupanti analogie - dice- con quella stagione delle stragi. Nei momenti di transizione- ricorda il giudice - ci sono state entità riconducibili al crimine organizzato o alla massoneria, che hanno cercato di ridisisegnare uno scenario diverso con azioni molto spesso violente".

Infine, si tocca nella puntata di A Ciascuno Il Suo anche il capitolo delle polemiche per le intercettazioni Mancino-Napolitano e poi la discesa in campo dell'ex procuratore aggiunto, che ha coordinato l'inchiesta sulla trattativa, Antonio Ingroia: "Se non ci fossero state queste polemiche, ci sarebbe stata una concentrazione maggiore su aspetti storici di quella stagione". Quanto alle intercettazioni del Colle, il giudice ricorda come la scorsa sia stata "un'estate difficile per il circuito istituzionale. E nell'udienza preliminare, si percepiva la tensione esterna rispetto a quello che si stava facendo". Quanto ad Ingroia, se preferisce non commentare scelte di colleghi, nota come "le polemiche fossero prevedibili, nel momento in cui certi magistrati hanno deciso certe scelte".

Tratto da: radio24.ilsole24ore.com