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tranfaglia-nicola-web7di Nicola Tranfaglia - 27 gennaio 2013
Uno scrittore che in Italia non ha avuto la fortuna che avrebbe avuto altrove ma che é entrato, anche nel nostro paese - e a buon diritto - nel capitolo novecentesco della storia della letteratura italiana, scrisse ne La religione del mio tempo, che è del 196, una sorta di inno all'Italia di cui ricordo sempre i versi iniziali perché ritraggono, con un'indubbia verosimiglianza, le caratteristiche di un paese che io non smetto di amare da quando vi sono nato.

Ecco la frase centrale di quello scritto che non cesso da molti anni di rileggere per comprendere meglio in quale paese ho passato la maggior parte degli anni della mia vita: "Non popolo arabo,non popolo antico ma nazione vivente :e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti, impiegati di agrari, prefetti codini, avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, funzionari liberali, carogni come gli zii bigotti, una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!"
L'ultimo rapporto del GRECO (il gruppo dei Stati europei che analizza la corruzione in Europa) parla del nostro paese in questi termini: "La corruzione è profondamente radicata in diverse aree della pubblica amministrazione, nella società civile, così come nel settore privato.Il pagamento delle tangenti sembra pratica comune per ottenere licenze e permessi, contratti pubblici, finanziamenti, per superare gli esami universitari, esercitare la professione medica, stringere accordi nel mondo calcistico,etc....(...)La corruzione in Italia è un fenomeno pervasivo e sistemico che influenza la società nel suo complesso."
Se si guarda alla nostra storia, che nel 2010 ha superato i primi centocinquanta anni di unità nazionale, possiamo dire che il livello di coinvolgimento della classe dirigente in inchieste giudiziarie per questioni di tangenti e affini ha già conosciuto tra il 1880 e il 1890,oltre che nel primo dopoguerra, livelli di esposizione pubblica superiore a quelli riscontrati nei primi anni novanta del Novecento quando si parlò la prima volta di inchiesta "Mani pulite".
Addirittura durante gli anni del regime fascista, dal 1922 al 1943, i procedimenti penali per questi reati- includendo anche la casistica di illeciti in atti di ufficio, diversi dalla corruzione vera e propria, sono affiorati con una frequenza fino a quattro volte più elevati rispetto ai picchi toccati più di recente, nel 1995.
E, a livello regionale, le regioni in cui la corruzione tocca i livelli più elevati sono tre regioni che possiamo considerare meridionali,cioè la Calabria,la Campania e il Molise.
Se si fa poi un confronto tra i paesi europei emerge con altrettanta evidenza la situazione drammatica del nostro paese.
Secondo Eurobarometer, nel 2009, la percentuale di cittadini italiani che ha risposto affermativamente alla domanda: "Negli ultimi dodici mesi qualcuno vi ha chiesto o si aspettava che pagaste una tangente" è pari al 17 per cento, una tra le più alte in Europa dove la media è del 9 per cento.Un altro sondaggio- il Global corruption Barometer di Transparency International- nel 2010 conferma l'ordine di grandezza della prassi quotidiana di corruzione: nell'anno precedente il 13 per cento degli italiani ha pagato tangenti per ottenere almeno uno tra nove diversi servizi pubblici (in settori come sanità,giustizia, polizia, utilities, fisco, istruzione, etc.).Nell'ultima rilevazione del 2011 l'Italia mantiene una posizione di coda: il 12 per cento dei cittadini italiani si è visto chiedere una tangente contro una media europea dell'8 per cento.
Perché questo breve, ma di sicuro aggiornato, panorama della corruzione che fa dell'Italia uno degli ultimi paesi dell'OCSE sul piano della trasparenza della vita pubblica e della pulizia della politica che assume le decisioni fondamentali sul destino di tutti? Per un attacco di pessimismo o di disperazione?
Sicuramente no ma perché in questi prossimi tempi ricchi di scadenze elettorali non ci sfugga la grandezza dell'impresa che spetta alla classe dirigente,vecchia e nuova,che uscirà dalle urne il prossimo venticinque febbraio.

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