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di Michela A.G. Iaccarino
Le industrie belliche per aggirare il divieto di fare pubblicità regalano armi alle giovani molto seguite sui social: in bikini mostrano gli ultimi ritrovati per uccidere

Fucili e perizoma. Pallottole, reggiseni e sorrisi color ovatta. Acciaio e pelle, sempre nuda e patriottica delle tiratrici scelte. Belle, bellissime veterane di guerra o cacciatrici in bikini e mano armata. Con un dito sul grilletto e uno sullo smartphone, le influecer di armi americane invadono il web. Loro osannano il secondo emendamento in mutande, i follower le glorificano.
La loro fiera delle armi e delle vanità viene aggiornata a cadenza quotidiana sui social. Soprattutto su Instagram espongono nuovi modelli di automatiche, semiautomatiche abbinati a lingerie a stelle strisce, degli stessi colori della loro bandiera, quella dell’America First e di quel presidente ossigenato che quasi tutte loro amano.
Charissa Littlejohn, ritratto in divisa da veterana dell’esercito, lineamenti perfetti e 400mila followers.
Lei alterna foto di suo figlio neonato, mitragliatrici e ottiche millimetriche, e si chiede quale gli regalerà prima. Le passerelle delle influncer di armi sono di solito sull’uscio di casa, nelle loro linde cucine, in salotti impeccabili. Non c’è il fango della guerra nei giardini perfettamente curati delle loro villette a schiera. Semi-svestite guardano orgogliose l’acciaio letale, che ricambia lo sguardo.
Nell’impervio, polveroso e nazionalista Texas, con una tutina attillata e minacciosa a Houston, Liberte Austin, che ama le calibro 45, mostra la testa del cervo che ha ucciso e che tiene accanto al suo deposito di armi da 4mila dollari, regalatole dall’azienda produttrice in cambio di una serie di scatti per i 200mila follower. Queste perfette mogli o fidanzatine della provincia Usa non danno consigli su come truccarsi, ma su come mirare, sparare e annientare il bersaglio. Sono i fucili i loro diamanti che brillano. Hanno le loro ragioni, molto rosa, ma anche molto verdi: oltre le apparenze glitter ci sono migliaia di dollari dietro quei click.
Alle compagnie produttrici di armi americane è vietato fare pubblicità, ma non è vietato regalare fucili e pagare bellissime donne che li mostreranno nei selfie tra sorrisi finti e like veri. Queste ragazze ad alto calibro funzionano più dei colleghi maschi e raccolgono commenti a grappolo. La bionda Kimberly Matte, moglie di un ex militare, profilo da quasi 100 mila follower, alle 3.46, fuso orario del Michigan, nella notte di qualche giorno fa, aveva acconsentito a dare un’intervista, prima di sparire tra le filari del web. Delle ragazze in reggiseno e pistola lei è sicuramente l’ape regina: ha aperto la sua agenzia di modelle e avvia altre alla professione in un Paese dove una donna su cinque possiede un’arma. Lo dicono i dati del Pew Research Center del 2017, anno in cui il produttore Weatherby ha messo in commercio il primo fucile per donne, chiamandolo Camilla, in onore di sua moglie.
C’è sempre un’arma in cornice, anche a colazione tra le tazze del caffè, quando sono perfettamente truccate all’alba e raccontano la loro auto-difesa ad oltranza. Alle mazze ferrate glitterate e pizzi marziali, l’ex ufficiale di polizia Lauren Young preferisce i fucili di precisione Creedmoor da 2.600 dollari. A scattare foto che l’hanno fatta finire su molteplici copertine è il suo fidanzato, che a Natale le ha regalato uno dei suoi dieci automatici. Mentre regge con la mano destra una pistola e nella sinistra una pigna scrive che “è tutta questione di equilibrio” e “non oggi, Satana”. Forse le aziende usano loro come strumento di seduzione nella vetrina digitale, forse le ragazze usano le armi per sedurre a loro volta. Non è semplice ma per la Young è chiaro. “Hai bisogno di tutti quei bambini? Di tutti quei pasti al McDonald? Davvero hai bisogno di tutte quelle borse e pantaloni da yoga? Non giudico il tuo consumismo, non giudicare il mio” ha scritto pochi giorni fa a chi la criticava per l’armamentario. Al suo messaggio la risposta è stata celere: “I pantaloni da yoga non hanno mai ucciso nessuno”.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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