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ingroia antonio c amedeo cadeddudi Claudio Reale
L'ex pm all'attacco del presidente del Senato: "Elogiò Berlusconi, fu l'anti-Caselli. Per lui troppe contiguità con la politica"

Lo chiama "il collega Grasso". Perché Antonio Ingroia e Pietro Grasso, in fondo, hanno incrociato le proprie carriere in tutto e per tutto: prima in magistratura, con il leader de "La mossa del Cavallo" a lungo in servizio nella Procura di Palermo guidata dall'attuale presidente del Senato, e poi in politica, con il primo a tentare la conquista di Palazzo Chigi da sinistra e il secondo a conquistare Palazzo Madama col Pd. Al "collega", che ieri ha lanciato "Liberi e uguali", però, Ingroia non riserva parole dolci:  "Non è tutt'oro quel che luccica - taglia corto - noi siamo molto critici nei confronti del progetto politico che è nato da questa fusione a freddo tra Mdp, Si e Possibile e che ha prodotto questa leadership costruita in laboratorio a tavolino".

La rivalità fra i due, del resto, non è certo un fenomeno nuovo. Ingroia, ai tempi della magistratura, era una delle punte di diamante della frangia "caselliana", quella che si contrapponeva, appunto, ai grassiani. Distanze rappresentate plasticamente dalla sfida per la Procura nazionale antimafia, poi ottenuta proprio dall'attuale presidente del Senato: "Grasso - ricorda Ingroia - è stato un magistrato di grande esperienza, coraggio, capacità professionali, ma bisogna ricordarsi che è diventato procuratore nazionale antimafia per una legge ad personam di Berlusconi per impedire a Giancarlo Caselli di ricoprire quel ruolo e lo stesso Grasso in un'intervista disse che il governo Berlusconi meritava una menzione speciale per la sua attività antimafia. Pietro Grasso non è di sinistra, non lo è stato nelle sue contiguità con la politica". Di più: "Anche quando Caselli fu nominato procuratore di Palermo - prosegue Ingroia - Grasso era il candidato dell'allora ministro della giustizia Martelli, quindi non aveva una posizione di sinistra sinistra. Poi è stato sostenuto dal governo Berlusconi contro Caselli. Non volle sottoscrivere l'appello della procura di Palermo contro l'assoluzione di Andreotti in primo grado. È stato molto cauto e prudente su trattativa Stato-mafia e l'inchiesta Dell'Utri, legittimamente, ma possiamo dire che è stato un magistrato cauto".

Tutte analisi che preludono a una bocciatura netta: "La nostra idea - dice Ingroia - è che è finito il tempo dei professionisti della politica che costruiscono i leader in laboratorio. È il momento in cui, di fronte all'astensionismo che è il primo partito del Paese, bisogna cambiare metodo, bisogna cambiare persone. Con tutto il rispetto del collega Grasso, lui non è una faccia nuova e ci vogliono facce nuove". Liberi e Uguali, invece, per Ingroia "è un movimento che vuole unire la sinistra e questo è già sbagliato e perdente in partenza. Gli italiani non vogliono più sentire parlare di sinistra e destra. La gente ne ha piene le tasche di sinistra che è sinistra solo apparente. L'assemblea è stata solo apparente, si è fatta solo per applaudire una scelta che era già stata presa a tavolino". Quanto alla candidabilità dei magistrati, "penso sia sbagliato precludere ai magistrati la possibilità di candidarsi, semmai dovrebbe essere vietato il loro ritorno in magistratura dopo aver fatto politica", conclude.

Tratto da: palermo.repubblica.it

Foto © Amedeo Cadeddu

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