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fava garofalo eccidio 610"Con gli arresti dei boss Rocco Santo Filippone e Giuseppe Graviavo, disposti dalla procura di Reggio Calabria come mandanti dell’attentato in cui nel gennaio 1994 furono uccisi i due carabinieri Antonino Fava e Giuseppe Garofalo, si va finalmente componendo un tassello alla volta, con fatica e a distanza di troppi anni, quel complesso e oscuro mosaico che fu la stagione delle stragi e degli omicidi di mafia dei primi anni Novanta. Un mosaico che per primi avevamo visto nel suo insieme, con l’indagine Sistemi Criminali condotta da me insieme ad altri colleghi di Palermo, e di cui purtroppo dovetti scrivere la richiesta d’archiviazione alla scadenza dei termini, indagine da un cui stralcio demmo vita all'indagine sulla Trattativa Stato-mafia. Oggi sono perciò doppiamente compiaciuto: perché un’altra procura ha raccolto il testimone di quella mia indagine e perché posso continuare a seguirne gli sviluppi in qualità di legale di parte civile dei familiari dei carabinieri Fava e Garofalo”. Così in una nota l’ex pm Antonio Ingroia, legale di parte civile dei familiari di Antonino Fava e Giuseppe Garofalo. “Finalmente - aggiunge - ha un seguito presso un'altra Procura il quadro che avevamo delineato, e cioè che dietro la strategia terrorista di destabilizzazione dello Stato non ci fu solo Cosa nostra ma ci furono anche le altre organizzazioni criminali meridionali, ‘Ndrangheta innanzitutto, coinvolte da Totò Riina in un ampio disegno per dare vita a un nuovo assetto globale dei rapporti con la politica dopo che, col finire della Prima Repubblica, i vecchi referenti nei partiti e nelle Istituzioni avevano dimostrato di non essere più in grado di tutelare gli interessi dell’organizzazione. Gli attentati, come il duplice omicidio Fava-Garofalo, ad altri carabinieri e a Maurizio Costanzo, il fallito attentato allo stadio Olimpico, ma anche le stragi di via Georgofili a Firenze, in via Palestro a Milano e in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, servivano proprio a creare un clima di terrore con finalità destabilizzanti, per azzerare l’intera vecchia classe politica e costruirne una nuova subalterna al potere mafioso e ancora più affidabile della precedente. Un disegno portato avanti in coordinamento anche con ambienti della massoneria legati alla P2 e a Licio Gelli e con esponenti della destra eversiva. Tutto accuratamente documentato nell’indagine Sistemi Criminali. Gli arresti di questa mattina confermano che avevamo visto giusto, ora - conclude Ingroia - si tratta di continuare sulla strada della verità su quella terribile stagione per fare finalmente giustizia. Con gravissimo ritardo, ma meglio tardi che mai”.

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