Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

di matteo nino c paolo bassanidi Nicola Aiello
La nomina alla Direzione nazionale antimafia, il criticatissimo processo sulla trattativa, un uomo spesso isolato e vittima di invidie e maldicenze. Che io invece difendo. Perché so bene chi è. E so come lavora.

Sono particolarmente contento del fatto che Nino Di Matteo sia stato scelto dal Csm quale componente della Direzione nazionale antimafia. Provo a spiegare le ragioni per le quali sono contento di questa notizia: Nino Di Matteo è uno dei magistrati che ha alle sue spalle un’esperienza pluriennale in materia di indagini di mafia. Alcuni suoi detrattori associano il suo nome all’ormai celebre processo trattativa, ma evidentemente hanno la memoria corta. Nino e altri colleghi in gamba come lui facevano parte della Procura di Caltanissetta e si sono occupati di delicate indagini di mafia relative agli omicidi di magistrati del distretto di Palermo.

Ho conosciuto Nino Di Matteo tanti anni fa e credo che chi in questi anni ha parlato male di lui non lo conosca affatto. Sul piano professionale ne posso parlare soltanto bene: ho avuto il piacere di averlo in udienza nel ruolo di pubblico ministero e ho potuto apprezzarne le qualità di equilibrio e di dedizione al lavoro. Non si è mai sentito più degli altri.

Quando gli è stato detto di andare in udienza come un magistrato di prima nomina lo ha fatto con la dedizione e il senso del dovere e dello Stato di un magistrato di prima nomina. Quando si è occupato del processo del secolo lo ha fatto mettendoci la sua faccia e accettando in silenzio le critiche che gli piovevano addosso.

Di quel processo non voglio parlare, perché è un processo in corso di trattazione e il mio ruolo di magistrato non mi consente di parlare di processi in corso di trattazione. Di certo è un processo epocale. Un processo nel quale la verità processuale sarà affidata a una Corte d’Assise autorevolmente presieduta e composta. La verità storica, che non sempre coincide con quella processuale, forse la scriveranno i nostri figli o forse i nostri nipoti tra molti anni.

Io ho visto Nino Di Matteo lavorare con una laboriosità e una dedizione uniche. Ho visto Nino Di Matteo sacrificare gran parte della propria libertà e della propria vita privata per dedicarsi al suo lavoro. Ho visto Nino Di Matteo, un uomo e un magistrato al quale ogni palermitano dovrebbe dire grazie, vivere scortato, spesso isolato anche all’interno della magistratura e questo è ciò che mi ha fatto più paura.

Venticinque anni fa io affidai i miei temi di giovane aspirante magistrato a Francesca Morvillo che faceva parte della commissione di concorso che mi avrebbe dovuto giudicare. Tornai da Roma poco prima di lei e di Giovanni Falcone e miracolosamente passai incolume da quella maledetta autostrada che dopo qualche ora sarebbe diventata la loro tomba. Beh, forse anche per quello sono contento di fare il giudice e anche per quello sono contento che Nino stia andando a lavorare altrove.

Perché le calunnie, le cattiverie, l’isolamento che ha pagato Nino mi hanno fatto pensare a quello che ha subito Giovanni Falcone. Anche Nino Di Matteo, come Giovanni Falcone, è stato attaccato dall’esterno e isolato all’interno della magistratura. E sì, perché se sei un magistrato bravo, se diventi famoso, se hai la scorta, spesso capita che diventi l’obiettivo delle invidie di qualche collega che magari non è famoso perché non fa niente di particolarmente famoso.

Di Falcone dissero che si era messo da solo il tritolo nella sua casa all’Addaura. Di Nino Di Matteo qualcuno ha detto che è desideroso di protagonismo. Non è così. Credo che Nino Di Matteo avrebbe fatto volentieri a meno di dovere spiegare ai suoi figli il senso delle parole di un boss mafioso intercettato che dava l’ordine di ucciderlo.

Palermo è una città strana: una città il cui sindaco si schiera a fianco di Nino Di Matteo e contemporaneamente molti magistrati tributano un minuto di applausi a una giornalista che attacca Nino Di Matteo.

Ecco, per tutti questi motivi non ho paura di cadere nei luoghi comuni se dico che oggi sono contento, se mi sento tra quelli che stanno con Nino e se auguro a chi rimane qui in trincea di mantenere la calma, l’indifferenza alle invidie e ai silenzi che sono indispensabili per fare un lavoro così delicato.

E si, perché se a Palermo arresti rapinatori e stupratori, avrai sempre il consenso di tutti, ma se ti occupi anche di altro non tutti ti daranno consenso. E intendiamoci: non mi riferisco né al processo trattativa (del quale non parlo, come non parlo di altri processi in corso), né ad altri processi trattati da Nino Di Matteo. Mi riferisco all’impegno di quel magistrato che questa nomina l’ha meritata col suo lavoro.

Tratto da: dipalermo.it

Foto © Paolo Bassani

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos