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borsellino accorintidi Salvatore Borsellino
L’ultimo film di Salvo Ficarra e Valentino Picone è un film, non solo divertente ma anche coraggioso. Coraggioso perché il finale che hanno scelto è un finale che non fa ridere, ma fa riflettere e questo in un film comico non è usuale.
Quello della lancetta dell’orologio che viene riportata indietro, dopo la parentesi di legalità portata nel paese dall’elezione a sindaco del professore Pierpaolo Natoli, sostenuto soltanto da una lista civica e da un piccolo gruppo di giovani attivisti, è un finale amaro e non è fatto di certo per incrementare gli incassi.
Si chiama Pietrammare il paese immaginario della Sicilia dove è ambientata questa rivoluzione seguita purtroppo dalla puntuale restaurazione e le riprese sono state girate a Termini Imerese ma si sarebbe potuto chiamare Messina perché a Messina sta in realtà avvenendo quanto è stato immaginato per Pietrammare.
Dopo la parentesi di un sindaco sognatore e per questo estremamente concreto, capace di scelte rivoluzionarie per una città che sembrava non avere una futuro, i nostalgici della politica sporca e clientelare, del “rito peloritano”, delle cene tra magistrati e boss mafiosi, del trasformismo, della collusione, stanno tentando di portare indietro le lancette dell’orologio e di mettere fine, in quella città, ad una parentesi di legalità durata, incredibilmente più di tre anni.
Se avessi venti anni e abitassi a Messina sarei disposto a salire sulle barricate per impedire che questo fresco profumo di libertà venga ancora una volta sommerso dal puzzo del compromesso morale, perchè il Comune possa continuare ad essere la casa di tutti, per difendere il mio sindaco, perché quella sua UMILTA’ e quella sua FIEREZZA che a testa alta rivendica in questa sua lettera aperta, possano fare si che, a Messina, l’ORA LEGALE possa non finire mai.

Salvatore Borsellino


Renato Accorniti: UMILTA’ E FIEREZZA. LETTERA APERTA DI RENATO ACCORINTI, SINDACO DI MESSINA

Ogni volta che perdi, o intravedi il rischio di perdere, qualcuno o qualcosa ti accorgi all’improvviso del suo valore. E ti svegli, prendi coscienza e riscopri la preziosa ed imperfetta bellezza della sua interezza, senza più concentrarti sui particolari, sui difetti che non sei mai riuscito ad accettare. Oggi ci troviamo di fronte alla possibilità che il Consiglio Comunale voti la sfiducia all’azione amministrativa della giunta Accorinti. Per questo molti cittadini, anche quelli con posizioni critiche, si stringono forte a questa esperienza collettiva e la difendono da un atto di forza che vorrebbe porre fine ad essa in modo anticipato. La mozione di sfiducia mette a nudo quella “politica” che politica non è. Fa gola tornare adesso, nel tempo del raccolto, dopo la durissima ed instancabile semina di questi tre anni e mezzo, fatta passo dopo passo, risalendo con fatica e a mani nude quell’abisso dentro il quale la città è stata sprofondata per decenni da sporchi affari e clientelismo. Questo gesto mette a nudo quella politica che è solita agire non avendo scrupolo di compiere azioni nefaste per la città di Messina, senza pensare un solo attimo alle conseguenze di un possibile ennesimo commissariamento, paralizzando così gli atti di rinnovamento e tutti i delicati processi in corso che hanno bisogno di continuità e cura. C’è chi vive dentro confini ristretti, avendo cura solo del proprio tornaconto di bottega, bramando le prossime elezioni, studiando a tavolino i propri posizionamenti, passando da uno schieramento all’altro in base agli accordi più vantaggiosi, senza nessuna idea o ideale. Io, “scusate, non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera”. C’è poi chi prova a vivere il proprio ruolo in politica come un servizio, una missione, pensando a valori alti di comunità. De Gasperi diceva: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alle prossime generazioni”. Certamente non sono uno statista. Nel mio piccolo, cerco di agire col cuore nel cielo ed i piedi ben piantati per terra, col desiderio di dare intensità e profondità ad un cammino di comunità. Cerco di compiere lo sforzo emozionante di darci, tutti insieme, la possibilità di umanizzare la politica. Stiamo amministrando impegnandoci a togliere le montagne di macerie, a rimediare all’immane disastro della macchina amministrativa, delle partecipate e dei bilanci. Ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ricostruito le fondamenta, abbiamo creato la possibilità di fare le opere più importanti che cambieranno per sempre il futuro della città. Siamo stati “concreti come dei sognatori”. Per questo sono sereno pensando che, sfiducia o non sfiducia, sono comunque arrivati troppo tardi. E per questo hanno paura di noi: perché loro sanno che noi non abbiamo paura di loro. Noi abbiamo già vinto. Abbiamo già cambiato i connotati della politica, restituendo valore alla parola “politica”, provando a mettere al centro l’uomo ed il cittadino nei suoi fondamentali diritti a partire dagli ultimi. L’avvio di una rivoluzione culturale. Lo abbiamo fatto noi, liberi cittadini messinesi, società civile che ha scelto di compattarsi, non con vuoti slogan ma con la pienezza e la forza degli ideali, fino a vincere un’elezione, sconfessando tutti i pronostici, irrompendo come un fiume in piena dentro il Palazzo, scardinando come arieti tutte le porte delle stanze del potere. Abbiamo fatto rinascere la fiducia nella politica, dimostrato che davvero nulla è ineluttabile, che tutto può essere ribaltato. Che anche oggi si possono fare le rivoluzioni. Che i sogni possono diventare realtà. Soprattutto se sognati da una intera collettività. E questo è il senso di Cambiamo Messina dal Basso. Abbiamo dato l’opportunità di riflettere a milioni di persone, in Italia e in Europa. A loro abbiamo detto e diciamo ancora: “Noi non sapevamo che era impossibile quindi lo abbiamo fatto. Ci ha guidato l’Utopia, ora provateci anche voi!”. Ormai niente sarà più come prima perché questa esperienza ha dato prova che si può realizzare l’irrealizzabile. Perché da una presa di coscienza collettiva indietro non si torna. Questa è la nostra vera vittoria. Nonostante i limiti, gli errori e le imperfezioni.

Messina, 23 Gennaio 2017
Renato Accorinti
Sindaco di Messina

“L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi, e si allontana di due passi. Cammino dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve l'utopia? A questo: serve per continuare a camminare.”
Galeano

Tratto da: facebook.com

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