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davigoINTERVISTA
di Maria Latella
«L'esempio di una legge inutile? Aumentare le pene, se non si sa a chi darle». Lo ha detto il presidente dell’Anm Piercamillo Davigo, ospite a “L’intervista” di Maria Latella in onda su Sky, parlando della lotta alla corruzione e della difficoltà di individuare gli autori, anche a causa della prescrizione. Secondo il presidente dell’Anm ci sono state in passato leggi che hanno reso più difficile il contrasto a questo fenomeno, come la soppressione del falso in bilancio, visto che «la corruzione si scopriva attraverso i fondi neri». E ci sono leggi recenti «inutili».
In ogni caso, ha ribadito, tornando a parlare dell'Autorità anticorruzione presieduta da Cantone, «pensare di scoprire la corruzione con le autorità amministrative è sbagliato», visto che è possibile farlo solo con gli strumenti a disposizione dell'autorità giudiziaria.

Le aule di giustizia italiane sono come suk arabi
Le aule di giustizia in Italia sono come “suk Arabi”, l’opposto di quel che accade negli altri Paesi europei e negli Stati Uniti dove le udienze vengono celebrate in «religioso silenzio», ha detto parlando del processo penale. Altrove, il processo è «una cosa seria, tant'è che il 90 per cento degli imputati si dichiara colpevole e sceglie i riti alternativi»;invece «in Italia c'è sempre la speranza di non
scontare la pena».

Non c’è alcun ritorno a Mani pulite
«Sono cose che non hanno alcun legame fra loro e non hanno alcun legame con il ritorno di Mani Pulite», ha detto Davigo commentando l’effetto che gli fa oggi sentire parlare di Mani pulite ora che è lui presidente dell`Anm e Francesco Greco a capo alla Procura di Milano. «Greco ha continuato la sua attività alla procura della Repubblica, ed è diventato Procuratore della Repubblica, io ho lasciato la procura 16 anni fa e sono stato nominato di recente presidente di sezione alla Corte di Cassazione, abbiamo seguito percorsi del tutto diversi ci occupiamo di cose diverse. L’elezione a presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati ha radici del tutto diverse ancora. Le attività fatte 25 anni fa hanno poco a che vedere con quello che accade oggi quindi non c’è nessun ritorno».

Disagio per il patteggiamento per fatti gravissimi
«Con questo sistema di prescrizione forse è meglio patteggiare, perché piuttosto che niente, meglio piuttosto. Il problema è che questo introduce ulteriori distorsioni. Chi fa il mio mestiere avverte un certo disagio confrontando le pene patteggiate da chi ha commesso fatti gravissimi rispetto alle pene usualmente inflitte a fatti di modesta entità», ha detto Davigo commentando l’esito del processo sul Mose. «Se lo scippatore prende un anno di reclusione -ha proseguito Davigo- e chi ha rubato centinaia di milioni se la cava con un patteggiamento a sei mesi qualcosa stride. Non solo. Di solito questi reati sono commessi da pubblici ufficiali, i quali hanno anche giurato fedeltà alla Repubblica, lo scippatore non ha giurato fedeltà alla Repubblica. La cura sarebbe -ha concluso- rendere efficiente la giustizia, oggi non lo è, non lo è da quaranta anni, in costante peggioramento, i miglioramenti sono poca cosa e vanno da un anno all'altro».

Da noi rubano pure i ricchi
Si è anche parlato di quegli istituti di credito che hanno gettato sul lastrico migliaia di risparmiatori. «È comprensibile la rabbia di queste famiglie», ha commentato Davigo secondo il quale «la criminalità dei colletti bianchi provoca un numero di vittime e di danni molto più elevato rispetto alla cosiddetta criminalità predatoria da strada. Nel processo per aggiotaggio Parmalat, ci sono 45mila parti civili: per provocare lo stesso numero di soggetti danneggiati, a uno scippatore servirebbero almeno diecimila giorni per colpire 45mila, come quelli di Parmalat. Il problema è che in Italia rubano anche i ricchi».
19 giugno 2016

Tratto da: ilsole24ore.com

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