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china debtdi Nicola Tranfaglia
In un'altra parte del mondo, molto lontano da noi (ma la globalizzazione impone ormai di tenerne conto), c'è un debito pubblico, quello della Cina. Un grande Paese retto da un capitalismo di Stato diverso dal capitalismo occidentale ma, nello stesso tempo, non paragonabile al comunismo sovietico e neppure al regime che aveva retto il Paese con il presidente Mao.
Il debito pubblico cinese è cresciuto al 237 per cento del PIL cioè con un livello paragonabile a quello degli Stati Uniti o della zona Euro(e dell'Italia, tanto per fare un esempio che ci interessa).
Inoltre il rapporto della Cina con il suo debito-come emerge da alcuni interessanti reportages pubblicati dall'Asia Times e ripresi anche dall'inglese Financial Times - è diventato più rapido nel senso che alla fine del 2007 è passato dal rapporto di 148 volte rispetto al PIL all'attuale situazione appena enunciata. E non è neppure un caso che il  noto finanziere George Soros ha sostenuto proprio in Cina che una velocizzazione così rapida potrebbe diventare foriera di un tracollo finanziario simile a quello che avvenne nel 2008. Per quanto tempo-si è chiesto Soros-la Cina potrà utilizzare gli stessi strumenti di stimolo e il credito in mongolfiera che viene fornito con loro, di rinviare la resa dei conti con gli effetti della sua crescita economica se rallenta? E cosa significherà se questi sforzi verso una strutturale riforma non riescono a raggiungere gli obbiettivi che i leader cinesi hanno fissato per la crescita annuale?
Eppure l'argomento che la Cina sta per cadere da un dirupo è sopravvalutato nel senso che la Cina non si adatta a quel modello. Possiede una forte bilancia dei pagamenti, deficit fiscali modesti e tassi di risparmio delle famiglie elevati. Inoltre le dinamiche di una crisi del debito sono diverse per i sistemi finanziari privati rispetto alla Cina,dove la maggior parte dei debitori sono direttamente o indirettamente finanziati da banche di proprietà statale. Anche se ci sono esempi aneddotici di stress finanziario ci sono poche prove di insolvenza diffusa tra le imprese cinesi e i governi locali che potrebbero minacciare l'economia.
Tuttavia, il peso del debito è aumentato oltre i livelli di prudenza e, se non viene stabilizzato entro i prossimi anni, potrebbe aggravare le pressioni finanziare e smorzare le prospettive di crescita a lungo termine. Così il fallimento per le autorità ad adottare le misure già decise finora è preoccupante anche se gli avvertimenti su una crisi imminente sono esagerati.
L'area più chiara di preoccupazione per la Cina è debito societario con il rapido aumento della dimensione del debito societario della Cina che lo distingue da altri Paesi. Ma gran parte di questo debito è concentrata su un sottoinsieme ristretto di imprese nella costruzione e nello sviluppo immobiliare e nei settori delle materie prime e nell'energia. I casi più eclatanti tendono ad essere grandi imprese statali, che in alcuni casi richiedono il consolidamento, fusioni e il successivo fallimento.
Ma i rischi di un crac bancario non sembrano così gravi come molti hanno sostenuto finora. Ancora più importante il governo ha la flessibilità sotto forma di risorse finanziarie e fiscali discrezionali per salvare le più importanti realtà in difficoltà e per ricapitalizzare le principali banche. Questo farà sì che le tensioni non si trasformino in una sorta di crisi finanziaria sistemica che potrebbero far deragliare l'economia. Questi problemi evidenziano il bisogno che la Cina ha riforme economiche per rallentare la crescita dei debiti inesigibili e incoraggiare la crescita della produttività.
Le sollecitazioni finanziarie sono sintomi di distorsioni sottostanti e le debolezze istituzionali devono essere ancora essere affrontate.  
O il governo cinese affronterà questi problemi o la crisi potrebbe esserci sul piano economico e finanziario.

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