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tranfaglia nicola web10di Nicola Tranfaglia
Le associazioni mafiose italiane, quelle che hanno come quartier generale una delle regioni meridionale di origine, come la Calabria o la Puglia che ha generato la Sacra Corona Unita o ancora la Sicilia o la Campania o anche la Basilicata. Ebbene a stare alle cronache giornalistiche, ma anche a qualche esperienza personale (ho vissuto ed ho insegnato per 35 anni a Torino prima del matrimonio e del trasferimento a Roma) le associazioni mafiose non si accontentano ormai di controllare grandi villaggi turistici o supermercati in quelle stesse regioni meridionali ma anche grandi alberghi e ristoranti a Roma o sulle coste romagnole e in Toscana. Quindi imprese commerciali in Piemonte, Veneto e Lombardia. 
Oggi le mafie sparano meno rispetto agli anni Novanta ma sono sempre vitali e fanno più affari di prima. La penetrazione negli appalti al Centro e al Nord non solo nell'edilizia e nel ciclo dei rifiuti ma anche nella sanità e nell'assistenza pubblica. Ma anche nelle Aziende Sanitarie locali, nei Comuni e negli Ospedali.
Il presidente del Senato Pietro Grasso parlando a Reggio Calabria ha detto:"Per poter vincere abbiamo bisogno di alcune cose: un'imprenditoria onesta, una politica pulita, un'informazione libera, cittadini consapevoli”. Ed ha aggiunto, che è quello che preoccupa di più non solo l'ex giudice Grasso ma anche chi scrive: "L'aspetto evolutivo più preoccupante, messo in luce da diverse indagini in tutta Italia, deriva dal consolidamento di un'area che coinvolge insieme a mafiosi e a criminali, politici, imprenditori, professionisti e amministratori pubblici: complesse reti di relazioni pubbliche inizialmente inquinate da intimidazione e da violenza che poi lasciano il posto alla convenienza, alla collusione, alla corruzione,al favoritismo e più in generale alla coincidenza e alla fusione di interessi”. L'Emilia-Romagna presenta i "territori tipici infestati dalla cultura mafiosa".Non è un caso spiegano i pubblici ministeri della Procura Nazionale Antimafia che "all'elevato numero delle attività criminali riconducibili alla 'ndrangheta così come ricostruito dalle indagini non corrisponde uno altrettanto apprezzabile di denunce da parte delle vittime. Anche in Emilia-Romagna infatti il silenzio e l'omertà hanno caratterizzato l'atteggiamento della società civile rallentando il formarsi di una piena consapevolezza della reale dimensione del fenomeno e compromettendo e rendendo più complessa una tempestiva ed efficace azione di contrasto. Sono presenti clan che fanno riferimento ai casalesi (come il Grandi Aracri e altri ai calabresi della ndrangheta).
Quest'ultima ha rapporti privilegiati con la politica e con i media ma anche personale di polizia per aiuto e consigli).
InToscana ci sono clan campani di camorra in provincia di Pisa, in Versilia, nel Valdarno aretino e nella provincia di Prato. Nell'area pisana ci sono interessi dei boss napoletani e anche di personaggi vicini a Cosa nostra. In Liguria ci sono liguri e calabresi collegati ai clan.Il porto di Genova "è il luogo in cui gli appetiti non solo dei referenti della ndrangheta ma anche delle altre strutture criminali locali si sviluppano e si moltiplicano creando uno straordinario business su cui ruota l'economia illegale del territorio ligure destinato a crescere giorno dopo giorno contemporaneamente all'aggravarsi della crisi di liquidità e di occupazione  che non manifesta segni di miglioramento, soprattutto nei tempi brevi."
In Lombardia ci sono locali dell'associazione calabrese a Bollate, Cormano, Milano, Pavia, Corsico, Mariano Comense, Seregno-Giussano, Desio, Rho, Pioltello ,Legnano,cErba,Bresso,Limbiate,Canzo e Solaro.Alla logica degli affari è stata affiancata la logica dell'appartenenza;al modello di azione tendente al profitto si è unita una modalità operativa finalizzata all'esercizio del potere.
La Lombardia ha rapporti costanti con la Calabria. Tutto ciò determina una condizione di assoggettamento e omertà diffusa.
In Umbria ci sono soprattutto calabresi e campani che hanno interessi nelle imprese edili che si infiltrano negli appalti pubblici, in particolare nel settore edilizio,nella gestione servizi sanitari e nel ciclo dei rifiuti.
A Perugia è emersa la famiglia Farao di Cirò Marina accusata di estorsioni e intimidazioni a commercianti, usura e traffico di stupefacenti. Sul traffico di droga, l'Umbria e prima di tutto Perugia detengono il triste primato di essere una delle regioni in ci è più alta la domanda e l'offerta di sostanze stupefacenti. Il mercato è gestito da organizzazioni di extracomunitari che utilizzano canali di aprovigionamenti internazionali.
In Piemonte la ndrangheta è attiva e potente con ramificazioni imprenditoriali nella provincia dell'ex capitale  e ha tentato senza riuscirci a inserirsi nella filiera della TAV Torino-Lione.
Potremmo continuare ma già con queste notizie arrivate con una lunga inchiesta di un settimanale si delinea la forte presenza al Nord delle nostre associazioni mafiose partite anni fa dalle antiche capitali del Sud.

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