di Nicola Tranfaglia
Ieri sera, dopo varie inattese incertezze, è giunta la delegazione di investigatori egiziani che dovranno confrontarsi con quelli italiani per ricostruire in maniera attendibile "tutto il materiale raccolto nelle indagini svolte fino a qui al Cairo" sul ricercatore italiano Giulio Regeni.
Si è già tenuto un primo incontro che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato poter essere "decisivo" per lo sviluppo dell'inchiesta. “Se così non fosse - ha aggiunto Gentiloni - l'Italia è pronta ad adottare misure ‘tempestive e proporzionate’ contro l'Egitto.
Da parte sua il presidente egiziano Al Sisi, pur confermando la piena collaborazione del suo paese, è tornato a impugnare il caso di Adel Moawad, cittadino egiziano scomparso in Italia nell'ottobre 2015.
Gentiloni è stato molto chiaro sulle ragioni che spingono l'Italia ad andare avanti fino ad ottenere dagli egiziani gli elementi necessari per raggiungere la verità. “La ragione di Stato - ha detto il ministro - ci impone di difendere fino in fondo e di fronte a chiunque la memoria di Giulio Regeni. E' per la ragione di Stato che non ci rassegneremo all'oblio di questa vicenda e non permetteremo che sia calpestata la dingità del nostro Paese”. “Canale di piena collaborazione - ha insistito Gentiloni - vuol dire acquisire documenti mancanti, non accreditare verità distorte e di comodo, accertare chi sono i responsabili, accettare che chi sono i responsabili, accettare l'idea che l'attività investigativa possa vedere un ruolo più attivo degli investigatori italiani".
Dopo le prime settimane di "generica e insufficiente collaborazione da parte degli egiziani, “Ulteriori difficoltà sono arrivate dall'accavallarsi di notizie che in questi ultimi due mesi sono circolate con troppa frequenza, quasi sempre fuori dai canali ufficiali".
Secondo il ministro degli Esteri è stato il lavoro del procuratore della repubblica a Roma, Pignatone, a rimettere il rapporto "sui binari giusto". E sarà la Procura della Repubblica a capire se "questo cambio di linea da parte dell'Egitto si delinea veramente”.
Caso Regeni, punto di svolta?
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