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afghanistan drugdi Nicola Tranfaglia
Il nuovo primato raggiunto quest'anno dalla produzione di oppio in Afghanistan spinge gli osservatori a ridisegnare il traffico degli stupefacenti che percorre il mondo intero e moltiplica per dieci i guadagni da quando si muovono dai produttori e arrivano ai gruppi che gestiscono quello che è il più grande commercio mondiale in questo momento.
Qui proprio a Roma gira la regina delle droghe, quella "polvere bianca" che per la più forte delle associazioni mafiose che dominano oggi, la ‘Ndrangheta, resta la preferita. E' molto cambiato il traffico mondiale dagli anni Ottanta quando c'era la "pizza connection" e c'erano personaggi come il procuratore americano Rudolf Giuliani e un giudice palermitano che si chiamava Giovanni Falcone.
Oggi domina nel narco traffico un personaggio come Gregory di Corona, al secolo  lo ‘Ndranghetista feroce e spietato Gregorio Gigliotti. Quando i magistrati di Reggio Calabria della Dda lo hanno individuato insieme con i colleghi di New York come l'organizzatore dei traffici di Cocaina dagli Stati Uniti all'Europa hanno coniato l'espressione "new bridge", il nuovo ponte che ha sostituito il vecchio legame che funzionava negli anni Ottanta.
Allora l'eroina viaggiava dalla Sicilia agli Stati Uniti: l'oppio semilavorato partiva dalla Turchia, entrava nelle raffinerie di eroina dei corleonesi, finiva tra i tavoli delle pizzerie gestite dalle famiglie storiche di Cosa Nostra emigrate un secolo fa negli Stati Uniti. Gigliotti faceva il percorso inverso, la cocaina la comprava in Costa Rica la faceva passare per i porti statunitensi del Delaware e poi la spediva in Calabria o nel porto di Rotterdam dove sono stati sequestrati 3 mila chili di cocaina collegati-secondo la Direzione nazionale antimafia al suo gruppo.
Ma Gigliotti non è un generale della ‘Ndrangheta ma soltanto uno dei tanti broker in giro per il mondo, se uno cade, viene immediatamente sostituito.
A sua volta l'Africa è diventata, negli ultimi dieci anni, il vero crocevia dei trafficanti con il primo-drammatico-risultato dell'esplosione dei numeri dei consumatori.
Già all'inizio del nuovo millennio era diventata la destinazione dei narcos soprattutto brasiliani. Avere una piattaforma più vicina al mercato europeo, protetta da governi spesso compiacenti è diventata la chiave utilizzata dai cartelli ad Occidente come ad Oriente.
Le tracce delle rotte si perdono e si confondono, i grandi carichi si parcellizzano e l'incrocio con altri traffici convenienti come quelli delle armi, dei diamanti e delle commodities può moltiplicare gli affari.
E' l'eroina la vera regina dei traffici africani e lì cala il flusso della cocaina che solca i mercati americani ed europei con un sicuro primato. I viaggi per il mercato europeo si dividono in tanti rivoli. C'è la via di terra che segue il meridiano 10. Le vie tradizionali sboccano nel Mahgreb punto di partenza per l'ultimo viaggio verso i mercati europei. I traffici si affidano al mare e da Santos a Gioia Tauro in Calabria c'è un traffico record (in un recente sequestro è stato trovato un carico dall'America all'Italia di quasi 4 tonnellate di cocaina.
Ora quel che preoccupa i governi e la politica internazionale è l'alleanza che si sta creando sul campo tra le reti dello jihadismo e i cartelli dei narco trafficanti.
La rotta africana dell'eroina è senza dubbio il fronte più delicato con le milizie legate allo Stato islamico o IS o ancora Daesh, come lo chiamano in lingua araba, e i primi a lanciare l'allarme sono stati i russi che nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite stimavano in quasi un miliardo di dollari annui il fatturato dell'IS derivante dai suoi traffici. Fino al 2001 l'oppio era considerato dai leader Talebani come haram contrario all'Islam ma poi le cose in tre o quattro anni sono cambiate. Secondo il rapporto Unodoc del 2009 ai Talebani finivano in tasca 22 milioni di dollari all'anno dai raccolti e 70 milioni di dollari per la protezione dei trasporti. Secondo una recente inchiesta del New York Times, l'attuale leader dei Talebani, Mullah Akstar Muhamad, è oggi all'apice della piramide tribale Ishaqzai, ovvero i tradizionali signori dell'oppio afgano. 
Mansour sarebbe riuscito a mettere a tacere gli oppositori interni conquistando la leadership.
Il traffico di cocaina è sempre in aumento. Sono 224 mila gli ettari di campi destinati all'oppio che è un aumento secco rispetto al 2013. La produzione ha raggiunto nel 2014 le 6400 tonnellate, il 13% in più rispetto all'anno precedente. Cambiano anche le rotte.
E domina la via del Sud che utilizza un corridoio sul confine tra Pakistan e Iran, attraversa senza problemi il Golfo Persico, punta all'Oceano indiano, sfiora le coste somale, sbarcando tra il  Kenia e la Tanzania.
Da una simile ricerca emergono due elementi importanti e di cui vale la pena discutere ancora. Il primo è che i consumi di cocaina crescono a mano a mano che si va nei Paesi più avanzati. Il secondo è che gli effetti negativi riguardano spesso proprio i ceti sociali che godono di maggior benessere nelle società più avanzate. E questo non può non preoccuparci per i prossimi anni.

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